Capitolo 23

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La mia frequentazione con Simon continuò: passavamo la pausa pranzo insieme, e durante quei momenti mi raccontava dei suoi viaggi, delle persone salvate, di quelle che gli erano invece morte tra le braccia, dei progetti per il futuro; io sognavo ascoltando le sue parole, percorrendo con la mente strade che mi conducevano in luoghi esotici, dove viveva un'umanità veramente povera e sfortunata, di quelle che a confronto noi, che ci lamentavamo sempre di tutto - delle ristrettezze, della dittatura, della troppa vicinanza con Cuba e con Haiti - apparivamo viziati e ridicoli.
L'associazione presso cui prestava servizio stava pianificando un viaggio, dopo le vacanze di Pasqua, nella foresta amazzonica, in Brasile, dove le popolazioni autoctone sopravvivevano a stento tra malattie tropicali e l'avanzare del mondo capitalista che stava portando al disboscamento del polmone verde più grande del mondo.
<< Sai che cercano di fermare le ruspe? >> mi informò.
<< E come fanno? Non rischiano di essere messi sotto? >> domandai, stupita dal coraggio di quei selvaggi genuini e coraggiosi.
<< Con le loro armi rudimentali. Stanno opponendo una strenua resistenza, ma fanno bene: è il loro mondo e l'uomo bianco non può distruggerlo... >> commentò amareggiato.
<< Beh, allora vuol dire che lì andrai a fare giustizia, anche se mi mancherai... >> feci un po' malinconica al pensiero di non vederlo più per mesi.
<< Allora perché non vieni con me? >> mi propose, prendendomi in contropiede.
<< V...venire con te? >> risposi con un filo di voce.
<< Sì, Luna... Sarei felicissimo di condividere questa esperienza con la donna della mia vita! >> esclamò.
<< A... a me piacerebbe tantissimo venire con te, ma... Come farei con il lavoro? Dovrei lasciare tutto... >> cercai di mettere le mani avanti.
Non che non fossi lusingata di quell'invito, ma si trattava di un bel salto nell'ignoto: non solo sarei andata con un uomo che conoscevo da poco in uno dei luoghi più incontaminati della Terra, dove circolavano malattie che nel mondo civilizzato erano state debellate, ma se l'avessi detto i miei probabilmente mi avrebbero disconosciuta all'istante.
<< Parlerò io con i proprietari dell'hotel. Vedrai, andrà tutto bene... >> mi promise.
Gli diedi retta: accanto a lui mi sentivo forte come non ero stata mai.

                                    ***

Come previsto, mia madre perse le staffe.
<< Tu sei pazza! Ti sei bevuta il cervello, Luna! >> mi recriminò.
<< Mamma, lo faccio per amore! >> tentai di giustificarmi.
<< Per amore! Hai vent'anni, che ne sai tu dell'amore? Per un uomo che conosci appena, poi! >> mi rinfacciò.
<< Sicuramente ne so più di te. Più di Emilia, Marta e Aurora. Nella mia relazione c'è stato molto più amore in pochi giorni piuttosto che nelle vostre in tanti anni! >> le ricordai.
<< E allora tutto questo amore perché non l'hai impiegato per tornare sui tuoi passi e perdonare Rico? >> mi fece allora.
<< Perché Rico mi ha tradita, mamma! >> gridai, esasperata dai continui paragoni tra il mio ex fidanzato e quello attuale.
<< E invece Simon ti manda a morte. A morte, hai capito? In Amazzonia ci sono le malattie tropicali, e i selvaggi con chissà quali abitudini! Tu non sei come lui: hai un lavoro, degli affetti, una vita stabile che stai buttando alle ortiche! >> ribatté lei.
<< Appunto per questo lo amo. Perché guarda al di là di queste ambizioni borghesi, perché ha capito che il mondo non ha confini, che sono gli uomini ad averceli messi! Ma cosa ne puoi sapere tu...? >> replicai allora.
<< Non avresti mai alzato la voce con me prima di conoscerlo. Ti sta facendo diventare sovversiva... >> dichiarò, le parole che le uscivano a fatica dalla bocca, dure come la pietra.
<< È tutto quello che sai dire? >> chiesi perciò, ferita da quella sua frase.
Mia madre non rispose.
<< Bene. Benissimo... >> dedussi, dirigendomi verso la porta di servizio.
<< Spero che tu riesca a tornare sui tuoi passi... >> mormorò mia madre, prima che richiudessi la porta dietro di me.

                                     ***

Cercai un po' di comprensione in Marta, scrivendole una lettera:

Santo Domingo, 7 aprile 1966

Carissima Marta,
ho deciso di scriverti questa lettera per comunicarti una decisione importante: Simon mi ha chiesto di partire con lui per l'Amazzonia, dove si dirigerà dopo le vacanze di Pasqua con i Medici senza frontiere per occuparsi delle povere genti che abitano laggiù, schiacciate dalle malattie tropicali e dal progresso che sta distruggendo il loro mondo.
L'ho detto ai miei genitori: mia madre per poco non mi ha uccisa, non con i fatti, bensì con le sue parole; ha detto che da quando ho conosciuto Simon sono diventata ribelle, sovversiva, che ho i grilli per la testa. Sembra che non capisca che quel ragazzo non solo mi è entrato nel cuore quando pensavo di non poter più credere nell'amore, ma mi ha anche dato nuova linfa vitale, un obiettivo per cui alzarmi la mattina: occuparmi degli altri, esattamente come Beth nelle "Piccole donne".
Non pretendo che anche tu mi capisca, e che abbracci la mia causa senza controbattere: mi basta sapere che tu sia felice per me, per la mia relazione e per quelle certezze che non ho mai avuto e che stanno cominciando a concretizzarsi dentro di me.
Spero presto di avere tue notizie, e adesso che l'hai rincontrato, salutami Julian. Con affetto, tua

                                             Luna.

Quando la mia amica di sempre lesse quelle righe, rimase impensierita per tutto il tempo a seguire, fino a prima della mia partenza.
<< Che hai? >> domandò Eugenio, vedendola così turbata.
<< Luna parte con Simon per l'Amazzonia... >> confessò lei.
<< Fin laggiù? Certo che deve amarlo tantissimo... >> commentò lui.
La Montenegro non rispose subito.
<< Certo, tantissimo... >> replicò Marta, pensando ancora alle mie parole. Non si fidava di quella mia partenza, nel suo cuore immaginava che non ne sarebbe derivato nulla di buono.
Non immaginavo quanto avesse ragione.

                                      ***

La sera prima della partenza volli passarla con lei, Emilia e Aurora: erano più che amiche per me, erano sorelle e io volevo imprimere nella retina i loro volti, nel caso in cui quel viaggio mi fosse stato fatale.
Fu una serata allegra e spensierata, in cui ognuna ebbe qualcosa da raccontare: Marta, da quando aveva rincontrato Julian, si era riavvicinata alle bachatas, riprendendosi quell'adolescenza che le era stata strappata di mano troppo presto; Aurora era perennemente impegnata, ma dietro quell'aria da imprenditrice inarrivabile notai una luce che illuminava il suo sguardo, che sembrava spenta da tempo; Emilia non sentì, almeno per una sera, tutti gli impegni che l'affliggevano da quando era entrata a far parte dell'alta società dominicana.
Ci raccontammo aneddoti del passato, di quando le nostre preoccupazioni principali erano seguire i consigli di Mujer Hoy e trovare un marito ricco.
Concludemmo scattandoci una foto davanti allo specchio, cosicché potessi portarmi appresso un ricordo di loro prima di andarmene; le abbracciai una ad una, donando ad ognuna di loro un'equa dose del mio affetto.

                                     ***

Marta aspettò che anche Aurora si fosse messa a dormire per parlare con Emilia della mia partenza.
<< Ne parlo con te perché sei la più saggia di tutte noi, lo sei sempre stata >> esordì.
<< Non lo so più, sai? >> ribatté la Fernandez.
<< E invece sì, perché hai fatto le scelte più assennate: sognavi Mauricio alla finestra e te lo sei sposato, e sebbene non fosse l'uomo perfetto gli sei rimasta accanto, svolgendo egregiamente il lavoro di moglie e madre delle vostre figlie. Avremmo dovuto essere tutte come te, e invece guardarci: Aurora non ha percepito minimamente i malesseri di Sergio, Luna sta per andarsene in Amazzonia con un semisconosciuto e io, beh... Da quando ho ritrovato Julian non riesco a non pensare al fatto che avrei dovuto scegliere lui, da sempre! >> confessò la Montenegro, come liberandosi di un peso.
<< Lo ami? Cioè, almeno quanto Valentin? >> le chiese l'una.
<< Non lo so. Ma lui forse ama per entrambi. Mi ha detto che la sua casa è aperta a me e ai bambini, qualora il matrimonio con Eugenio dovesse farsi insopportabile >> rispose l'altra.
<< Siete arrivati a questo punto? >> domandò la prima.
<< Forse dal primo giorno, Emilia >> decretò la seconda, come se pronunciasse una sentenza.

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