Capitolo 17

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Non riuscivo a credere a ciò che le mie orecchie avevano udito la sera della Vigilia: c'era il dubbio che Julia, la prima figlia di Marta ed Eugenio, fosse stata concepita non nel caldo pomeriggio di luglio che stravolse le nostre vite, ma nella permanenza alla rimessa delle barche.
Ora tornava tutto: i sorrisi di circostanza, i saluti a mezza bocca, i silenzi imbarazzati, l'infelicità dissimulata dietro i tailleur e poi l'annuncio della seconda gravidanza con quel tono funereo... Non rivelando mai la verità, la mia migliore amica si era condannata da sola ad una vita piena di rimpianti e terrore generato dal rischio che suo marito, negli anni, si accorgesse che quella bambina somigliava al cugino Valentin e facesse due più due, rendendole la vita un inferno più di quanto non lo fosse già.
Marta aveva fatto un passo indietro perché sapeva che il giovane Martinez piaceva ad Aurora, e sapeva anche che la Navarro aveva già fatto fuoco e fiamme in passato per l'intesa che c'era sempre stata tra lui e la Montenegro: l'aveva fatto per amicizia, per evitare un'altra inutile guerra tra "sorelle" a cui piaceva lo stesso uomo.
A cosa era servito? A lasciare con un pugno di mosche in mano un povero ragazzo non solo privato delle sue spasimanti, ma anche di sua figlia.

                                      ***

Contrariamente ai miei timori, non tornarono più sull'argomento fino all'ultimo dell'anno; speravo che quell'imminente 1964 acquietasse sia le persone che amavo sia gli equilibri del mondo, così pesantemente minati nei due anni precedenti.
Sebbene io non sia mai stata un'egoista - e forse è stato proprio questo il mio sbaglio, pensare solo agli altri e facendo mie le loro paturnie - mi auguravo, anzi pregavo che quello fosse il mio anno, quello della svolta che era capitata ormai a tutte le mie amiche.
Rico mi veniva a prendere al lavoro e nessuno dei miei familiari sembrava avere niente in contrario; mia madre era sempre stata la meno ambiziosa di tutte, non aveva proiettato in Octavio e in me tutti i desideri di rivalsa sociale che le erano stati negati.
Quel 31 dicembre smisi di lavorare prima: la signora Ursula partiva dal presupposto che tutti i dipendenti, la notte di San Silvestro, avessero un veglione a cui partecipare, e che necessitassero di alcune ore per prepararsi.
Come al solito mi fece molto piacere trovare Rico all'uscita, ma quel pomeriggio se ne uscì con una proposta che mi spiazzò.
<< Che ne dici di andare insieme al Veglione di Capodanno alla villa? >> domandò.
Ci misi un po' per realizzare il fatto che il ragazzo che amavo, che avevo sempre amato e aspettato, mi avesse appena invitata ad una delle più importanti ricorrenze celebrate a villa Martinez, il primo Capodanno dalla scomparsa del signor Eduardo.
Mi sentivo come se mi avessero chiesto di partecipare al Ballo della Rosa, che si svolgeva ogni 21 marzo nel Principato di Monaco.
<< Sì, con molto piacere! >> esclamai al culmine della felicità.

                                     ***

Condivisi immediatamente la bella notizia con Emilia, Marta e Aurora, che decisero di prepararmi personalmente, prima di pensare a loro stesse; ci sembrò di tornare indietro di qualche anno, quando il 23 dicembre del 1961 ci facevamo belle per l'invito alla festa dell'antivigilia di Natale: la Fernandez mi truccò, la Montenegro scelse il vestito che avrei dovuto indossare e la Navarro - con i quasi-inseparabili occhiali da vicino - mi arricciò i capelli.
<< Sei davvero incantevole! >> batté le mani Emilia.
<< Una principessa d'Europa! >> aggiunse Aurora.
<< Se mio fratello questa sera non cade ai tuoi piedi, allora vuol dire che è un cretino! >> decretò Marta.
<< Ragazze, io non so che dire... Vi ringrazio immensamente, non so quanto sarei andata lontano con questi preparativi senza di voi... >> commentai commossa.
<< Intanto vedi di non piangere, altrimenti si scioglie il trucco faticosamente elaborato dalla nostra signora Martinez! >> scherzò la Montenegro.
<< Guarda che anche tu sei una Martinez >> le ricordò seccamente la Fernandez.
<< Siamo tutte Martinez! >> intervenne la Navarro.
Avrei dovuto dirle che non era vero, che mancavo io all'appello, ma per quella sera ero già abbastanza al centro dell'attenzione per pretenderne altra ancora.

                                       ***

Mai nella vita avrei immaginato che sentirsi una principessa - come era già successo ad Emilia, Marta e Aurora - fosse così bello; avevo passato gli ultimi ricevimenti in un angolo, a fare da tappezzeria e a studiare i vizi e le virtù di quel belmondo che ci aveva aperto le porte da due anni a quella parte; ma aveva ragione Emilia, quando incontri l'uomo giusto si rovescia ogni prospettiva, e una spessa patina rosa trasforma in lusso e glamour le disuguaglianze più stridenti, le ingiustizie più nere.
Gli Anni Sessanta, almeno nella prima parte - l'unica che abbia fatto in tempo a vivere - sono stati sospesi in una perenne atmosfera da cocktail party, gli uomini e le donne del jet set mondiale rispettivamente in smoking e in abiti da sera, tutti talmente belli e realizzati da spostare l'asse terrestre sotto il peso di tutta quella felicità, nonostante fossero pochi eletti.
Nessuno di noi avrebbe previsto che l'altra metà del decennio avrebbe dato alla nostra società - purtroppo o per fortuna - una scossa.
Rico e io ballammo insieme per tutto il tempo, fino al conto alla rovescia per l'arrivo dell'anno nuovo e anche dopo; lui portava smoking e farfallino, io un abito frusciante color verde smeraldo.
Tutto intorno a me turbinava di una gioia nuova e sconosciuta: Emilia e Mauricio sempre impeccabili, come usciti da un libro delle favole; Marta ed Eugenio, sempre meno somiglianti a John e Jackie Kennedy; Aurora e Sergio, lei inaspettatamente intellettuale; Valentin e Gloria, anche loro accompagnati ma con i cuori altrove; i Martinez della generazione precedente, che si buttavano alle spalle le preoccupazioni e le incombenze dell'anno in corso per entrare a testa alta in quello venturo.
A dieci secondi dalla mezzanotte un coro di persone a cui tutti ci aggregammo cominciò a contare: << Dieci, nove, otto, sette... >>.
Uscimmo fuori in giardino, dove dei maestri pirotecnici stavano preparando i fuochi d'artificio.
<< ... sei, cinque, quattro... >> continuammo allegramente, con i bicchieri di champagne in mano.
<< ... tre, due, uno... >> le nostre urla di eccitazione squarciavano la notte dominicana.
<< Buon anno! >> esclamammo tutti in coro allo scoccare della mezzanotte, mentre nel cielo notturno i fuochi d'artificio davano vita a un meraviglioso spettacolo pirotecnico che sfoggiò i suoi colori più belli e si concluse con la scritta "1964" tra le stelle e i fumi dei botti precedenti.
Ci auguravamo tutti che quel 1964 fosse davvero un anno nuovo.

                                      ***

I Martinez del ramo europeo rimasero fino al 6 gennaio, poi tornarono tutti a Madrid; lo fecero con una consapevolezza nuova, di chi, dopo aver visto l'inferno esattamente un anno prima, adesso credeva che le cose sarebbero potute andare solo meglio.
Sebbene dicessi a me stessa che dovevo avere coraggio, non chiesi mai a Marta la verità sui natali di Julia, né mi azzardai a riferirle che l'avevo sentita rivelare la verità a Valentin; era incinta del suo secondogenito e non volevo turbarla troppo, e poi il viaggio sarebbe durato diverse ore.
Presto le occupazioni tornarono quelle di sempre, e gli eventi di quei primi mesi del 1964 cominciarono a fare notizia: in Africa avveniva la rivoluzione di Zanzibar, a Innsbruck cominciavano i Giochi Olimpici Invernali e poi la guerra in Vietnam che generava ogni giorno terribili bollettini dove sfilavano i morti. Ci eravamo lasciati alle spalle un 1963 tesissimo sperando in un 1964 migliore. E invece altro che migliore!
Mi feci dell'idea che non sarebbe stato così quell'anno, né quello dopo ancora, né tutti gli anni che sarebbero appartenuti a quel decennio.
Forse i problemi sarebbero smessi nel futuro, che immaginai in quel 1970 ancora molto lontano, dove nella mia testa già volteggiavano le astronavi e fluttuavano i dischi volanti.
Rico e io diventammo sempre più vicini: ormai ero sicura che potesse chiedere la mia mano da un momento all'altro; il segreto di Marta e Valentin non ebbe più molta importanza.

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