Capitolo 31

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Il primo dei tre con cui si confrontò fu Julian, il quale rimase sbigottito da quella rivelazione.
<< Fammi capire... Tu ti sei immolata per un uomo che era già sposato? >> esordì sconcertato.
<< Cosa ne potevo sapere? Nessuno poteva immaginarlo, se non dopo un'indagine approfondita... >> ribatté Marta.
<< Fatta da Valentin >> osservò Julian.
<< Sì, fatta da Valentin. E allora? Julia è sua figlia, era lecito che approfondisse questa vicenda! >> replicò lei.
<< L'ha approfondita per Julia o per te? >> la sfidò lui.
<< Che c'entra questo adesso? Io non stavo mica con te all'epoca, non hai alcun diritto di essere geloso! >> puntualizzò l'una.
<< C'entra invece per il fatto che non solo siamo fratellastri, ma abitiamo tutti sotto lo stesso tetto! E avete una figlia in comune, Marta! Che cazzo dovrei fare, stare tranquillo e non avere dubbi? >> le rinfacciò l'altro.
<< Sì, dovresti! Te lo devo ricordare che Valentin è sposato con Aurora? >> gli fece notare la prima.
<< E io ti devo ricordare che Aurora ti vede ancora come una rivale in amore? >> disse giustamente il secondo.
La Montenegro pensò che fosse troppo.
<< Sei un Pinto-Martinez da qualche settimana, e già ti comporti come l'uomo che non deve chiedere mai! Vedi di rilassarti un po'... >> sbottò.
<< Ho capito. Me ne vado, ti rode ed è meglio che smaltisci l'incazzatura da te... >> sbuffò il giovane Delgado, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.
Marta si mise un pugno in bocca e soffocò un urlo: Julian era l'uomo con cui aveva scelto di passare il resto della sua vita, sarebbe dovuto essere il primo a offrirle il suo sostegno e invece faceva la sceneggiata. Questo non poteva proprio sopportarlo.

                                    ***

Il secondo fu il "marito", Eugenio: gli disse senza mezzi termini che doveva assolutamente raggiungerla a Santo Domingo poiché necessitava di parlargli.
Ma quando gli sbatté in faccia la verità, cercò di farla passare per pazza.
<< Tu ti inventi le cose... Come cazzo facevamo a sposarci se c'era in mezzo un'altra donna, secondo te? >> ribatté infatti.
<< Per favore, sei un uomo di mondo. Dovresti saperlo tu per primo: vai a fare casino come tutti i rampolli di buona famiglia, sposi la prima che capita, magari la metti incinta, ma che problema c'è? Ci sarà sempre qualcuno a pararvi il culo, a giustificarvi dicendo che "sono ragazzi, si divertono...". Invece una donna che rimane inguaiata a causa di uno di voi, è condannata ad un matrimonio riparatore e ad una vita infelice! >> rinfacciò la Montenegro.
<< Sei tu che mi hai incastrato, con una figlia che non era nemmeno mia, tra l'altro... Avrei dovuto essere io a chiedere l'annullamento... >> ricordò il giovane Martinez.
<< Tu ti sei sposato nel 1959, hai fatto chiudere la tua prima moglie in manicomio uscendo da questa storia come se non fosse mai accaduta, e ancora mi recrimini il fatto che Julia non sia tua figlia? Ma vaffanculo, Eugenio... >> rimbeccò lei.
<< Ero giovane e non conoscevo le conseguenze delle mie azioni. E poi, per tua norma e regola, i Johnson mi hanno ingannato, omettendo il fatto che Shirley fosse pazza... >> commentò lui.
<< Ma non ti vergogni, Eugenio? Sei solo un ragazzino viziato che pensa di avere tutto ciò che chiede! Non riesci ad ammettere la verità neanche davanti all'evidenza... Ma sai che ti dico? Mi fai un favore con questa storia del matrimonio nullo, così almeno Julia, Enrique e Cristina prenderanno il cognome di Julian, qualsiasi esso sia! >> esclamò l'una.
<< Bene, così farai il gioco di Valentin! Quello non vedeva l'ora di trovare una falla nella nostra unione, per allargare l'intercapedine e mettersi in mezzo! >> decretò l'altro.
A quelle parole, Marta non seppe come controbattere, perché in fondo il marito, o qualsiasi cosa fosse stato Eugenio per lei, aveva ragione: da quella storia Valentin avrebbe solo potuto guadagnarci.

                                      ***

Voleva concludere parlando proprio con lui, ma non lo trovò alla villa: era martedì, e come ogni martedì il giovane Martinez prendeva la sua barca e andava a pescare; perciò decise di raggiungerlo sulla spiaggia, nei pressi della rimessa delle barche, e un'ondata di nostalgia la travolse al ricordo che in quel luogo ci avevano fatto l'amore per la prima ed unica volta.
<< Oh, eccoti! >> gridò, non appena lo vide sulla riva del mare con l'imbarcazione e tutto l'occorrente per pescare.
<< Che ci fai qui? >> domandò Valentin.
<< Ho litigato con due uomini al prezzo di uno: Julian ed Eugenio >> spiegò Marta.
<< Gloria ti ha dato la lettera? >> chiese Martinez.
<< Ovvio, e adesso come adesso mi rendo conto di essere stata una cretina >> ammise la Montenegro.
<< Non sei stata una cretina. È stato Eugenio a fare lo stronzo. Lui e la sua famiglia. Hanno trovato l'esca perfetta, tanto per rimanere in tema >> commentò lui, mostrandole la canna da pesca e i vermicelli dentro un secchio sulla barca.
<< Ah grazie, mi hai dato del vermicello >> roteò gli occhi lei.
<< Perché non vieni con me? >> le propose l'uno.
<< Non so pescare >> rispose l'altra.
<< C'è sempre una prima volta. Dai, monta... >> la invitò il primo, aiutandola a salire.
<< Non mi sembra una buona idea. E se poi peschiamo un pesce troppo grande che ci fa cappottare? Se invece becchiamo un barracuda o un piranha? Se viene un maremoto? >> ipotizzò agitata la seconda.
<< Non fare la disfattista e prendi questa canna da pesca. Ti aiuto io... >> imperò il giovane, mentre posizionava il vermicello sull'amo.
<< Non sono convinta... >> fece la ragazza, mentre Valentin si metteva dietro di lei e le dava una mano a reggere la canna da pesca.
Aspettarono alcuni minuti, dopodiché Marta sentì l'attrezzatura spingere verso il basso.
<< Oddio, mi sa che ha abboccato... >> osservò lei.
<< E mi sa che è anche grosso... >> aggiunse lui. Ma mentre tentavano insieme di cercare di tirare su il pesce preso all'amo, come previsto dalla Montenegro la barca si cappottò e i due giovani caddero in mare, sparendo sotto l'acqua.
Ne riemersero in contemporanea, baciandosi. Era come se quella rovinosa caduta nel mare dei Caraibi avesse dato loro quell'input che aspettavano da sempre.
Fu lei a staccarsi per prima, spezzando quel magico incantesimo.
<< Scusa. Non doveva succedere >> si sbrigò a dire, imbarazzata.
<< Hai ragione, adesso ricomponiamoci e cerchiamo di rimediare al pescato. Almeno quello va salvato... >> dichiarò lui, dandosi da fare per raccattare tutto l'occorrente.

                                      ***

Quella sera prima di cena Gloria venne a bussare alla sua porta.
<< Questa sera mangeremo pesce arrosto! Valentin ha pescato, tra le varie cose, un luccio grande così... >> annunciò la Martinez, spalancando le braccia per spiegarsi meglio.
<< Lo so anche troppo bene >> replicò Marta, suscitando la curiosità della cognata.
<< In che senso? >> domandò, sedendosi sul letto vicino a lei.
<< Ero con lui in barca. A un certo punto si è cappottata, siamo caduti in mare e... Ci siamo baciati! >> confessò la Montenegro.
<< Mio Dio! La lettera vi ha portati a questo punto? >> fece l'una, sbigottita.
<< Non so nemmeno io che punto sia, questo. Ho fatto un casino, è dal 1962 che me ne rendo conto... Ma ormai ho Julian, e lui ha Aurora. Non possiamo rinunciare alle nostre vite... >> sospirò l'altra.
<< Beh, sappi che la vita può ancora sorprenderti. Io non so se amerò mai un altro uomo con la stessa intensità con cui ho amato Rico, ma non voglio chiudere le porte in faccia all'amore. Anche perché lui trova sempre il modo di scavalcare i peggiori muri. Forse anche quello di Berlino! >> la consigliò Gloria. Marta pensò che quella ragazzina immatura, hippie e un po' svalvolata fosse diventata improvvisamente saggia, da dopo la morte di Rico. Forse più di quanto non fosse mai stata lei.

                                    ***

La mattina dopo Marta e Julian scesero a colazione sorridenti, mano nella mano: si erano riconciliati dalla discussione del giorno prima, e sul volto di lei non c'era più traccia dei turbamenti dati da quel bacio con Valentin in mezzo all'acqua.
Delgado le propose di andare a cavallo: tra le altre cose i Martinez possedevano una scuderia, e ogni componente della famiglia possedeva un equino.
Anche Julian aveva scelto il suo: era nero e l'aveva chiamato Tempesta; quello di Marta invece era bianco e si chiamava Neve.
Pensavano di essere da soli, e invece si ritrovarono faccia a faccia con Aurora e Valentin; la Montenegro e il giovane Martinez si sentirono entrambi maledettamente fuori posto accanto ai rispettivi partner.
<< Anche voi qui? >> fece Aurora.
<< Volevamo andare a cavallo >> disse Julian.
<< Anche noi, sapete? Sembra che ci siamo letti nel pensiero... >> dichiarò Valentin.
<< Eh già... >> commentò Marta con una punta di sarcasmo.
<< Perché non vi unite a noi? >> propose Delgado.
La Montenegro e Martinez si scambiarono una lunga occhiata carica di significato.
<< Perché no? >> accettò la Navarro. Lei e Julian erano perfettamente ignari della situazione delle persone della loro vita: Marta e Valentin fecero buon viso a cattivo gioco, sperando che quello strazio finisse presto.

                                     ***

Dopo quel giorno decisero di non vedersi per tutto il weekend; Marta passò la maggior parte del tempo con Julian, Valentin con Aurora. Ma si leggeva dai loro occhi che c'era una febbre ad accenderli, una febbre che non avrebbe lasciato i loro corpi se non avessero dato libero sfogo alle loro emozioni. Anche se questo avesse voluto dire ferire le persone che li avevano rispettivamente accompagnati nell'ultimo periodo delle loro esistenze.
Marta voleva bene a Julian, gli voleva un mondo di bene: ma era stato Valentin a cercarla quando lei si era data alla macchia dopo essere stata beccata a giacere con Eugenio in giardino, ormai quasi sei anni prima; era stato Valentin a farla sentire completamente donna, nell'intimità della rimessa delle barche; e sempre Valentin era stato al suo fianco nel suo disperato tentativo di salvare Rico dall'eroina che però se l'era portato via.
In ogni momento importante della vita di Marta c'era lui, e anche se avesse provato a resistere, a combattere contro sé stessa e quello che provava, a dimenticarlo se fosse stato necessario, ci sarebbe sempre stata Julia a ricordarle che era impossibile, i tratti del padre naturale così maledettamente impressi nei suoi.
Valentin, che fino all'ultimo aveva tentato di dimostrarle il suo amore, anche andando ad indagare sulla fantomatica moglie americana di Eugenio. Valentin, che adesso era così maledettamente sposato, e lei maledettamente impegnata.
Aveva bisogno d'aria, e perciò quel lunedì mattina, con la scusa di andare a fare una passeggiata, andò fino alla rimessa delle barche, e come se le avesse letto nel pensiero, vi trovò Valentin; magari pronto a baciarla in acqua, anche stavolta cadendo da una barca, o magari pronto anche ad andare più in là.
Non si dissero niente, mentre si correvano incontro: lui la mise con le spalle al muro esterno della rimessa delle barche, lei non oppose resistenza mentre le sue labbra lo accoglievano, e la sua lingua si faceva strada tra i denti della bocca della Montenegro; non lo fermò nemmeno mentre la toccava sul seno, sul ventre, sotto la veste, anche perché non ci mise molto a fare la stessa cosa con lui.
Valentin la sollevò di peso ed entrò nella costruzione, mentre atterravano su di una barca; Marta chiuse gli occhi, assaporando quel momento tanto atteso dal 1962: non sapevano se ciò che stavano facendo fosse giusto o sbagliato, ma quando i loro corpi furono una cosa sola questo non fu più troppo importante.

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