Capitolo 26

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Julian chiese a Marta di sposarlo in una maniera piuttosto singolare: le diede appuntamento al Teatro Real, dove si erano ritrovati qualche tempo prima.
Credendo fermamente che dovessero fare le prove per l'esibizione che l'avrebbe consacrata nell'Empireo dei ballerini di bachata più famosi al mondo, si diresse al luogo dell'appuntamento, noncurante del fatto che le avesse chiesto di provare anche quel giorno che era domenica.
Non appena entrò nel teatro, però, non vide nessuno: questa cosa la fece spazientire.
<< Julian, ma sei un cretino! Se mi hai fatta venire qui per prendermi per il culo, sappi che te la farò pagare! >> lo minacciò.
Fu così che il sipario, che la Montenegro aveva notato chiuso, si alzò e comparve Julian in smoking: era molto elegante, oltre che bellissimo; a confronto Marta si sentì sciatta.
Le venne incontro non dandole il tempo nemmeno di lanciare una delle sue risposte al vetriolo: era rimasta basita nel vedere che teneva in mano una scatolina di velluto rosso, chiusa ma il cui contenuto era inequivocabile.
<< Ma che cos'è questa sceneggiata? >> ebbe la forza di chiedergli.
<< Marta Montenegro... >> esordì Julian mettendosi in ginocchio. << So che ci vorrà del tempo per annullare le nozze con Eugenio, ma in un futuro prossimo vorrai diventare mia moglie? >> aggiunse poi, aprendo la scatolina. Dentro c'era un anello più sobrio rispetto a quello utilizzato dal primo marito, ma vi era racchiuso sicuramente molto più amore.
<< Sei un pazzo... Per questo ti dico di sì! >> esclamò Marta, chinandosi anche lei per baciarlo.

***

Dopo quella proposta partirono per una tournée che durò dalla fine del 1966 alla prima metà del 1967; fecero tappa in Europa Orientale, con delle date in Russia, in Jugoslavia e in Grecia: a dispetto delle malelingue che aveva messo in giro il mondo capitalista sui Paesi sovietici, questi ultimi apprezzavano tantissimo la danza, anche se veniva dai Caraibi, così vicini agli Stati Uniti ma anche contenenti l'altrettanto rossa Cuba. Finita l'Europa si diressero in Turchia, in Medio Oriente, fino ad arrivare alla Cina e infine all'India, da dove avevano cominciato a diffondersi nuove correnti di pensiero: da quando i Beatles avevano conosciuto il guru Maharishi Maesh Yogi, seguendolo con le rispettive mogli e con alcuni amici fino al suo villaggio natale, si erano avvicinati alla meditazione, trovando in quello stile di vita più rilassato, benché dai Fab Four coniugato all'uso di droghe come l'LSD e l'hashish.
L'asse del mondo si era decisamente spostata da occidente a oriente, non c'era alcun dubbio.

***

Gli echi di quelle nuove correnti di pensiero erano entrati a pieno titolo anche nelle vite delle mie amiche e dei Martinez: l'ultima volta che Marta aveva incontrato suo fratello e Gloria, per poco non li riconosceva. Lei indossava una sottile fascia dorata che le circondava i capelli - rigorosamente con la riga al centro - all'altezza della fronte; lui aveva i capelli lunghi raccolti in una coda; entrambi indossavano abiti a fiori e pantaloni a zampa d'elefante; fumavano come turchi, entrambi cartine arrotolate contenenti tabacco misto a chissà quale sostanza stupefacente: Marta aveva rimproverato suo fratello in privato, ma lui le aveva riso in faccia dandole della borghese e rispondendo che le canne ormai le fumavano tutti coloro che "avevano il buon senso di non uniformarsi a questo mondo violento". Testuali parole. La Montenegro pensò che Gloria Martinez gli stesse facendo il lavaggio del cervello.
Tuttavia al loro ritorno a Madrid non fu la consolidata coppia hippie ad accoglierli, bensì Aurora e Valentin: Marta notò che avevano delle facce scure, come se dovessero comunicare loro una notizia terribile.
<< Meno male che siete rientrati... Vi dobbiamo dare una notizia terribile >> esordì Aurora.
<< Chissà perché me lo immaginavo >> commentò la Montenegro.
<< Mia madre è morta. Se n'è andata ieri sera >> rispose lapidario Valentin.
Marta e Julian non seppero come controbattere.

***

La verità era che la signora Ines non se la stava passando molto bene negli ultimi tempi; le era stato diagnosticato un tumore al seno, ma invece di esternare il dolore aveva preferito tenerlo per sé, come se manifestare i propri sentimenti negativi fosse disdicevole, e che mostrarsi così debole nell'alta società dominicana l'avrebbe ulteriormente e definitivamente distrutta.
Marta, Julian, Aurora e Valentin presero il primo volo per Santo Domingo insieme ai bambini; ad accoglierli c'erano Emilia e Mauricio, ormai punti di riferimento della famiglia a tutti gli effetti.
Non appena la Fernandez vide le due amiche, le abbracciò immediatamente.
<< Mi odiava a morte, ma nessun essere umano merita di andarsene nel modo in cui se n'è andata lei... >> sussurrò la giovane alle loro orecchie, piangendo.
Mauricio abbracciò Valentin e strinse la mano a Julian; presto vennero raggiunti anche da Gloria e Rico, sgargianti nei loro abiti colorati e stridenti con il lutto indossato da tutti gli altri.
Il maggiore dei fratelli Martinez comunicò al resto della famiglia che il notaio Vizcaino avrebbe proceduto alla lettura del testamento della madre appena due giorni dopo il funerale.

***

Alla funzione partecipò la stessa gente che aveva presenziato, cinque anni prima, a quella del marito di Ines, il signor Eduardo; tutti strinsero la mano ai ragazzi Martinez, augurando buona fortuna a loro e alla parte della famiglia che era tornata da Madrid: fu in quell'occasione che Marta rivide Eugenio: la loro conversazione fu molto tranquilla, e il giovane fu contento di rivedere i figli; aveva superato anche il complesso che Julia fosse in realtà figlia di Valentin: dopotutto i figli sono di chi li crescono, ed era stato lui ad aver cresciuto la bambina.
Il giorno successivo al funerale Emilia, Marta e Aurora si incontrarono in quella che una volta era stata la stanza della Fernandez, il luogo in cui ci incontravamo spesso per confidarci i nostri segreti: non eravamo tutte, la vita ci aveva segnate e allontanate, ma la lettura del testamento di Ines Pinto in Martinez le riempiva di curiosità ed eccitazione.
<< Chissà cosa emergerà da tutta questa storia... >> commentò Emilia.
<< Cosa c'è, speri di ereditare qualcosa? >> la sfottè Marta.
<< Vaffanculo, Marta! Emilia parla di dimostrazione d'affetto, almeno un minimo... Nostra suocera è morta senza deporre l'ascia di guerra! >> la riprese Aurora. Il fatto che ormai la defunta fosse la suocera della Navarro, alla mia amica di sempre faceva ancora uno strano effetto: nonostante entrambe avessero ormai le loro vite, alla Montenegro sembrava ancora che Aurora volesse sottolineare il fatto che Valentin avesse scelto lei.
<< Se rimaniamo qui per la lettura del testamento è solo una formalità... Non vedo l'ora di ritornare in tournée, ho realizzato che stare ferma mi uccide... >> sbuffò la ex moglie di Eugenio.
Emilia e Aurora si guardarono consapevoli: la loro amica avrebbe sempre avuto l'ultima parola.

***

Il notaio Vizcaino si presentò l'indomani mattina nello studio che una volta era stato del signor Eduardo, e che adesso era gremito di gente curiosa di sapere il proprio destino patrimoniale: Mauricio ed Emilia, Valentin e Aurora, Marta e Julian, Gloria e Rico.
Il professionista si schiarì la voce e cominciò a leggere le ultime volontà di Ines:

Io, Ines Pinto in Martinez, nel pieno delle mie facoltà mentali e fisiche, ho deciso di ripartire i miei beni materiali e immateriali tra i miei quattro figli.
Riconosco ufficialmente il mio primogenito Julian, nato da una relazione precedente al matrimonio con mio marito Eduardo e dato in adozione ai coniugi Delgado quando era ancora in fasce; a lui e alla sua compagna Marta Montenegro assegno un quarto del mio patrimonio, mentre gli altri tre quarti saranno assegnati ai miei figli legittimi Mauricio, Valentin e Gloria e alle rispettive mogli e ai compagni di vita.

Seguì un silenzio assordante, subito seguito da un tonfo: Gloria era svenuta sulla sedia, la rivelazione della sua parentela con Julian era stata sconcertante e non aveva retto all'emozione. Gli altri non ebbero il coraggio di proferire parola.

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