Capitolo 33

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Quello che tutti temevamo era successo: Marta e Valentin avevano messo a repentaglio le rispettive esistenze per vivere quell'amore che a lungo avevano sognato di vivere e che era sempre stato loro negato.
I primi giorni tutti gli altri presenti nella villa stentavano a guardarli negli occhi, e a malapena rivolgevano loro la parola, come se quella loro scelta avesse creato il vuoto intorno ai due innamorati.
Solo Aurora aveva deciso di rompere il muro che li divideva ormai dagli altri: per rovesciare il suo disprezzo sulla rivale.
<< Ma non vi vergognate di stare ancora in questa casa? >> l'aveva attaccata, venendo fino a quella che era stata la stanza di Marta e Julian.
<< Questa è casa di Valentin, sei tu che dovresti andartene >> rispose Marta.
<< Ma come ti permetti anche solo di propormi una cosa simile? Valentin è ancora mio marito, e questa in parte è anche casa mia. Anzi, sai che ti dico? Dovreste andarvene perché siete voi che avete dato il via a tutta questa storia! >> sbottò la Navarro.
<< Noi non volevamo arrivare a questo punto. Magari se non fossimo tornati tutti qui nulla sarebbe successo. Ma tornare tra queste mura per noi è stato un segno... >> cercò di spiegare la Montenegro.
<< Il segno che sei una stronza, Marta. Di tutti i fratelli Martinez di cui potevi diventare l'amante, proprio Valentin! Te lo sei preso perché piaceva a me! Ti odio, Marta. Odio anche Valentin e spero che questa vostra passioncella si spenga con la stessa velocità con cui si è accesa! >> le aveva augurato la moglie tradita.
Non avrei potuto dirle niente, perché aveva ragione; ma Marta rimaneva la mia migliore amica, e anche dall'alto dei cieli mi veniva istintivo tirarmi dalla sua parte e capire le sue motivazioni.

                                      ***

Potevano stare in pace solo alla rimessa delle barche, come quando si incontravano clandestinamente.
Parlavano del loro futuro, dei progetti che formulavano giorno dopo giorno, di quello che sarebbe accaduto anche se consideravano incerto tutto, anche il fatto che sarebbero stati insieme l'indomani.
Più guardavano avanti, più Marta si covava dentro un senso di paura che non riusciva ad esprimere, sia perché era troppo grande per essere raccontato, sia perché non voleva tediarci Valentin, già abbastanza preoccupato per le pratiche dell'ovvia separazione da Aurora.
<< Ti amo così tanto... >> le diceva tra un bacio e un'effusione.
<< Ti amo anch'io, di un amore bello e spaventoso... >> rispose lei.
<< In che senso spaventoso? >> domandò lui.
<< Nel senso che siamo stati molto coraggiosi, ma temo le conseguenze del nostro gesto... >> riuscì a confessare l'una.
<< Anch'io temo il futuro, non ce ne dobbiamo vergognare. Sarà tutto difficile, ci giudicheranno impietosamente tutti, ricchi e poveri. Ma noi siamo più forti, giusto? >> fece l'altro.
<< Resteremo alla villa o andremo a vivere altrove? >> chiese la prima.
<< Non possiamo restare alla villa, dobbiamo cercare una casa tutta nostra. Ho un amico dell'università che fa l'agente immobiliare, ci darà una mano. Vedrai, andrà tutto bene >> la rassicurò il secondo, abbracciandola. Marta si lasciò avvolgere da quell'abbraccio, pensando che quel senso di inquietudine se ne fosse andato avendolo confessato a Valentin.

                                     ***

Ma la verità era che quella sensazione non l'abbandonava nemmeno dopo aver aperto il suo cuore all'amato: non riusciva a capire cosa le mancasse, dopotutto era riuscita ad ottenere la felicità con l'uomo che era sempre stato al centro dei suoi pensieri; certo, al prezzo della serenità della famiglia - a partire da sua madre, che le aveva dato addosso ancora prima di Aurora - ma in fondo tutti gli innamorati della storia avevano sollevato dei veri e propri polveroni: Giulietta e Romeo, Tristano e Isotta, Rossella O'Hara e Rhett Buttler.
L'amore non era qualcosa che, quando sopraggiungeva, lasciava ogni cosa al suo posto: arrivava, metteva sottosopra tutto ciò che incontrava sulla sua strada e poi lasciava dietro di sé solo macerie, come una tabula rasa. Marta sapeva tutto questo, eppure non la rendeva felice, anzi: una vocina dentro di lei le ricordava che quello non poteva essere amore, che questo sentimento non avrebbe dovuto portare tanto sconvolgimento, ma solide sicurezze da costruire piano, con pazienza, giorno dopo giorno. Come aveva fatto con Julian: non provava per lui ciò che provava per Valentin, forse non sarebbe riuscita mai a metterli sullo stesso piano, ma le aveva dato in un anno la stabilità che il giovane Martinez non le avrebbe mai garantito in tutta la vita.
Avrebbe voluto chiamare il ballerino, dirgli che le dispiaceva che le cose fossero andate in quel modo; non riusciva a pensare che presto sarebbe partito odiandola a morte.
Certo, adesso stava con l'uomo che amava, ma a quale prezzo?
Cercò di non porsi troppo questa domanda, e di concentrarsi sul suo presente e sul suo futuro con Valentin.

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