1° capitolo:

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Non ho mai dato troppa importanza al parere altrui, sono sempre andata per la mia strada portando avanti le mie idee e le mie ragioni. Caratterialmente non sono definibile ‘un buon elemento’, per natura sono ribelle, so essere aggressiva, sfacciata, presuntuosa e se serve anche cattiva.

Non sarò mai quel tipo di ragazza che dirà ‘signor sì, signore’ o che si lascerà dominare. L’essere ancora minorenne è un ostacolo enorme che per fortuna si risolverà nel giro di pochi mesi.

Vivo la mia vita senza farmi troppi problemi, vivo la mia vita senza pensare che le mie scelte potrebbero far pagare le conseguente agli altri, i miei genitori in primis. Vivo la mia vita e basta ma nessuno mi può contestare dato che a scuola sono un drago. La mia altissima media fa ingoiare parecchi bocconi amari ai miei familiari, per loro l’istruzione è la prima cosa ed io in quel campo sono imbattibile.
So che non accettano troppe cose di me e della mia vita. Volete qualche esempio?, bene. Sono qui per questo.

I capelli troppo lunghi, l’eyeliner nero intorno agli occhi troppo marcato, le unghie massacrate da una rabbia repressa che mi trascino nell’anima, le all stars sempre ai piedi che sia d’estate o d’inverno. La sigaretta sempre in bocca ed un fidanzato che non scatena l’ammirazione o la stima dei miei genitori. Sono italiana, precisamente di Milano. La Milano bene, quella importante quella dove i miliardi la fanno da padroni, quella dove non importa chi sei ma chi rappresenti.

Rientro a casa dopo un pomeriggio trascorso proprio con il mio fidanzato, Marco. Per natura rendo poco conto ai miei della mia vita, come se avessero bisogno di particolari. In casa non ci sono mai, mai e quando dico mai è veramente mai. Li vedo solo a cena ed a colazione, per abitudine hanno il vizio di intossicarmi quei 2 pasti con le loro occhiatacce. Non fiatano ma ormai sono brava a decifrare. Possono solo ed unicamente far quello, ‘squadrarmi’ ma nient’altro. Non hanno ragione di punirmi. I miei voti attutiscono l’urto delle ritirate a tardissima notte, della puzza di sigarette, dei capelli lunghi e di tutto il resto.

Oggi è un giorno particolare, sono le 18 e sono a casa entrambi. Strano, lascio scivolare i miei occhi sull’orologio da polso.

Confermato ore 18, spaccate.

<< che strano, voi che rientrate ad un orario decente >> dichiaro con un sottile velo d’ironia.

<< vogliamo parlare con te >> si limita ad incassare il colpo il mio giovane padre.

Avrebbe potuto rispondere, controbattere, rimproverarmi ed invece è lì sul divano mentre si sforza di mantenere quel sorriso sulle labbra. Mi conosce e sa già dove si andrebbe a finire se mi rispondesse a tono.

Prendo posto sulla poltrona alla loro destra mentre deposito la borsa sul tappeto.

<< parlare di cosa? >> domando sistemandomi i miei lunghissimi capelli color castano chiaro.

<< non è una cosa facile da dire >> cerca di prepararmi mamma.

<< state divorziando? >> domando adagiando la mia schiena alla parete del divano.

Continuo a masticare svogliatamente la mia gomma e li fisso, come se l’idea di una loro separazione non mi facesse né caldo né freddo, sinceramente sarebbe così. 

<< no Ale no. Stiamo insieme. In realtà la notizia che ti stiamo per dare riguarda anche te >> prosegue mamma.

<< non girarci intorno, che succede? >> domando.

<< abbiamo ricevuto un’importante offerta di lavoro, è troppo vantaggiosa. Non possiamo rifiutare >> m’informa papà.

<< e accettatela, non mi riguarda >> dico rapidamente mentre mi chino per afferrare la mia borsa con l’intenzione di andare a rifugiarmi nella mia camera.

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