2° Capitolo:

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Mamma mi lascia davanti al cancello della nuova scuola prima di precipitarsi a lavoro. Respiro profondamente poi entro nell’edificio, stringo tra le mie dita sottili la piantina. Sono a disagio a dovermi muovere con delle indicazioni ma è la mia prima volta qui e questo edificio sarà 4 volte più grande di quello che avevo a Milano. Devo andare in segreteria. Seguo la piantina senza prestare attenzione alle persone attorno a me, la trovo quasi subito. Menomale. Entro. C’è una signora anziana dai capelli bianchi e raccolti. Mi regala un tenero sorriso, accogliendomi positivamente. 

<< buongiorno >> le dico. 

<< buongiorno >> risponde lei continuando a sorridere. 

<< scusi se la disturbo. Mi chiamo Alessia Coker. Oggi è il mio primo giorno >>

<< non mi disturbi affatto. Benvenuta, ok. Controllo subito >>

<< grazie >> 

Mette mano al pc e recupera tutto. Mi stampa una serie di fogli con preziose informazioni. I corsi da frequentare, gli orari, le aule in cui si svolgeranno. Mi consegna il tutto accompagnandolo ad una tessera plastificata, sono ufficialmente una studentessa di questo liceo. Afferro tutto e dopo averla ringraziata  e salutata lascio la segreteria. Mi fermo qualche secondo nel corridoio. Ci sono delle sedie, ci poggio la borsa e do un’occhiata ai fogli che mi ha consegnato. 

La prima materia della giornata è letteratura, bene. Cominciamo con la mia materia preferita. Sarà nell’aula B-12 al terzo piano in questo stesso edificio. Sistemo tutti i fogli che ho tra le mani in borsa e mi precipito verso le scale. Sono le 9.05, non voglio far tardi il primo giorno. 

Di corsa salgo le scale poi mi fermo a guardare le frecce sul muro, l’aula che cerco è sulla destra. Comincio a camminare in questo lungo corridoio. Le porte sono tutte chiuse e non ci sono altre persone in giro, allungo il passo. Le indicazioni proseguono. Devo svoltare a destra. Ok, B-8, B-9 e così via. L’aula che cerco è infondo al corridoio. 

Ha ancora la porta spalancata, strano. A giudicare dal gran vociare non c’è nessun docente. Infatti ci sono un paio di ragazzi nel corridoio. Estremamente diversi ma a giudicare dall’atteggiamento e dalla postura sono molto sicuri del proprio essere. 

Parlottano tra loro mentre cammino, ho rallentato l’andatura. Non c’è più fretta. Uno ha i capelli neri, il fisico asciutto e pelle olivastra. L’altro porta il ciuffo, ha gli occhi azzurro mare e noto immediatamente le sue caviglie scoperte messe in risalto dai jeans col risvolto e dalle vans. 

Fingo di ignorarli ma con la coda dell’occhio noto il tipo col ciuffo castano mettere mano sulla mandibola dell’amico per ruotargli la testa. Hanno entrambi gli occhi su di me, so di essere una ragazza carina ma tutto questo entusiasmo è giustificato solo perché sono appena arrivata. Tra qualche ora mi ignoreranno. 

Noto il ragazzo dai capelli neri sorridere con lo sguardo mentre si lecca le labbra. Sostengo i suoi occhi poi lancio uno sguardo sul tipo col ciuffo che mi fissa attentamente senza mollare la mandibola del suo compare. 

Non aggiungo né sorrisi né parole e continuo per la mia strada. Entro in aula. È gigantesca. È piena di libri e alla cattedra c’è un bel mac. Si trattano bene in Inghilterra l’ho sempre detto. Faccio qualche passo timido e mi guardo intorno, sono in cerca di un posto. 

Mentre osservo qualcuno si scontra con le mie spalle. Ruoto la testa, di nuovo quei 2. Il tipo col ciuffo tiene una mano sul mio fianco. Lo guardo ironicamente mentre lui si appresta a sfilarla per rimetterla in tasca. 

<< ciao >> sussurra. 

<< ciao >> rispondo mentre continuo a sostenere i suoi occhi blu. 

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