19 - Cadere

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Layla

Mi dirigo verso il tendone, posando di tanto tanto i miei occhi su Ollie. Un quesito esistenziale brulica nel mio cervello: ha una macchia di caffè sul cavallo dei pantaloncini sportivi. È secca, frastagliata, e appare tut­te le mattine nello stesso identico punto. Perché tanta ripetitività? Non succede mai che si sporchi la parte su­periore del corpo, ovvero la maglietta, la camicia o la felpa. Sembra quasi che, ogni giorno, il caffè e il suo pene aspettino impazienti di incontrarsi per vivere chissà quale esperienza mistica insieme.

Ollie tronca il suo lungo discorso, forse intuendo che la mia mente è persa in chissà quale congettura. Mi schiocca le dita davanti agli occhi assenti, poi blatera: «Ehi, ci sei? Mi stai ascoltando? E smettila di fissarmi lì! Lo sai che il mio pisipisi non si emoziona così facilmente».


«Stai tranquillo. Non voglio fare del sesso con te» rispondo, alzando la vista sino al suo viso yankee, arricciato in una smorfia presuntuosa.
«Dicevi?»


«Dicevo che stamattina ho fatto una ricerca, Fragolina.»

«Quale ricerca?»

«Kenna Powell era la dea del fuoco.» Rallenta il passo, mi si piazza davanti e si gira, dando le spalle al ten­done che dovremmo raggiungere in fretta, visto che le prove mattutine stanno per iniziare. «È morta tredici anni fa, a Roma, durante una tappa del circo. Accadde all'improvviso: il giorno prima tutti l'avevano applaudita per la sua migliore performance, il giorno dopo la trovarono accasciata in strada.»


Oddio.


Sta parlando della madre di Bass?


Deglutisco, anche se la bocca è quasi asciutta. Di colpo, Ollie sembra perdersi nei suoi pensieri, come se non sapesse più come proseguire. «In strada o su una branda? Non ricordo... Ho finito il nero, e anche gli altri colori. Così ho stampato il vuoto.»


«Hai usato la stampante di Gérard per la tua ricerca?» chiedo. Lui annuisce. «Se ne accorgerà e darà la colpa a te, come sempre.»


«Non preoccuparti, lo ammalierò con qualche citazione dall'Orlando Furioso.» Si lecca il labbro con aria ma­liziosa. «Torniamo alle cose scottanti: Kenna aveva divorziato da Xavier Powell qualche anno prima. La ra­gione è "elementare, Watson!". Il Don Giovanni di Liverpool si era infatuato della cosiddetta sacerdotessa di Buddha e proselita del botox, adesso ormai quarantacinquenne.»


Melinda ha quarantacinque anni, quindi. Devo ammettere che li porta davvero bene, sembra quasi una ragaz­zina con quelle labbra a canotto.


«Quindi l'ha lasciata per lei» commento, riflettendoci su per un attimo. «Povera Kenna. Deve aver sofferto molto, soprattutto se lo amava davvero.»


Ollie mi rivolge un saluto militare. «Ecco la tua empatia: non le avevo ancora dato il buongiorno oggi.»

«Dopo la separazione, Kenna è comunque rimasta al Powell Circus» continuo, reprimendo un piccolo sospi­ro. «Hai idea di cosa questo significhi? Ha dovuto metabolizzare il danno di essere stata lasciata con un figlio adolescente e la beffa di dover assistere alla nuova vita di suo marito. Saranno stati anni infernali.»


«E pensa a Bass, poveretto: non solo ha dovuto affrontare il trauma del divorzio, ma anche la morte improv­visa di sua madre. E per di più, avere Annabelle come matrigna lo rende praticamente un martire» aggiunge, con acida enfasi. «Sembra che sua madre sia morta a causa delle complicazioni legate alle so­stanze infiammabili che assumeva per rendere i suoi numeri spettacolari. Era una perfezionista, non ne aveva mai abbastanza. Esattamente la fine che farai anche tu.»

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