𝓊𝓃 𝓅𝒶𝓉𝓉ℴ 𝒸ℴ𝓃 𝒾𝓁 𝒹𝒾𝒶𝓋ℴ𝓁ℴ;

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sᴏɴɢ: ʜᴏᴜsᴇ ᴏғ ᴛʜᴇ ʀɪsɪɴɢ sᴜɴ, ᴛʜᴇ ᴀɴɪᴍᴀʟs

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sᴏɴɢ:
ʜᴏᴜsᴇ ᴏғ ᴛʜᴇ ʀɪsɪɴɢ sᴜɴ, ᴛʜᴇ ᴀɴɪᴍᴀʟs

Quando Jimin aveva immaginato che il corvino probabilmente sarebbe stato sotto quello che da tutti era conosciuto come 'il salice piangente del ragazzo delle poesie', non si aspettava sicuramente che l'avrebbe trovato lì nonostante la leggera pioggia.
Non era forte, era impercettibile, ma comunque c'era.
E Jimin si era leggermente spaventato appena aveva messo i piedi fuori, perché non avrebbe saputo dove altro cercare il corvino se non sotto quell'albero.
Non conosceva i suoi corsi, la sua classe, non sapeva nemmeno dove fosse la sua stanza.
Jungkook non aveva nessun amico quindi non avrebbe nemmeno potuto chiedere a qualcuno dove poterlo trovare per parlargli e proporgli il patto per superare la sua repulsione per il cazzo.

Ma il corvino, con una sigaretta in bocca ed una spiga di grano dietro l'orecchio tra le ciocche scure, era seduto dove tutti avrebbero potuto trovarlo, con il naso schiacciato in un quaderno, mentre con affanno scriveva qualcosa, chissà cosa, sporcandosi la camicia bianca di inchiostro scuro.

Il biondo si fermò ad un metro da lui, improvvisamente immobilizzato e privato di ogni energia, realizzando la fretta con cui stava facendo ogni azione.
Cosa diavolo pensava di fare?
Non sapeva nemmeno come si sarebbe dovuto avvicinare o cosa avrebbe potuto dire per approcciarsi.

'Ciao Jungkook, sono cazzofobico, quando vedo una cappella e qualche centimetro di scroto vado in iperventilazione ed il mio ragazzo non mi sopporta più.
Non è che potresti insegnarmi qualche trucco?'

Mh.
Non sembravano esattamente le parole giuste per spiegare tutta la situazione.
Avrebbe dovuto partire dall' inizio, dal giorno in cui aveva iniziato a programmare la sua vita, creando delle mappe concettuali per non perdersi nessun passaggio o punto fondamentale.
Avrebbe dovuto spiegare l'urgenza con il quale avrebbe voluto superare la sua inesperienza e totale incapacità di approccio ai genitali altrui, che di quella paura ne dipendeva il suo futuro, la sua stessa vita.
Non poteva di certo farsi scappare Wonho.
Il figlio del CEO più importante di tutta Seoul.
Suo padre, nonostante storcesse il naso sapendolo con un ragazzo, lo avrebbe ammazzato comunque se avesse saputo che stava per farsi scappare la gallina dalle uova d'oro.

Stava proprio rimurginando sui propri pensieri, pronto per formulare una frase che non sembrasse un tentativo di molestia sessuale espressa male, quando Jeon Jungkook, come un maledetto poeta dannato dalla bellezza mozzafiato, sbuffò un tiro di fumo, non distogliendo gli occhi dal quaderno sulle ginocchia, parlandogli per la prima volta in vita sua.

«Se continui a fissarmi così mi consumi. Non mi piace essere consumato, sono già abbastanza incorporeo di mio»

Jimin boccheggiò, preso alla sprovvista, immediatamente privato di ogni forza, non sapendo minimamente cosa dire o come reagire.
Non aveva mai sentito la voce di Jungkook.
Se la aspettava più rude, più severa, ed invece era incredibilmente dolce.
Come un cucchiaio di miele in una tisana calda.
Quasi sembrava una persona gentile.

THE POETRY BOY | JIKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora