43 • Morte e Salvezza

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Adria e Josh si trovavano nell'oscurità più opprimente, nel buio più spaventoso, nelle paure più profonde di ogni essere vivente. Tutto attorno a loro era buio. Si tennero per mano, senza muoversi mentre nelle loro orecchie rimbombavano urla, suoni inquietanti e grida di dolore. Poi sentirono qualcuno parlare davanti a loro, in una lingua a loro sconosciuta; il tono era supplichevole e spaventato: era Loki, ne erano sicuri. 

Poi i due sentirono i sussurri nelle loro menti farsi più fitti, più insistenti ed insopportabili. Le voci si moltiplicarono sempre di più e fu allora che arrivò anche il dolore fisico, inaspettato e perciò ancora più doloroso. Qualcuno o qualcosa li gettò a terra; non videro cosa, si concentrarono solo a non mollare l'una la mano dell'altro. Non urlarono quando la creatura accanto a loro emise un suono acuto, rapido e inquietante, un incrocio tra il verso di un pipistrello e quello di un gufo. Capirono cosa aveva detto: «Gli intrusi non sono i benvenuti nell'Oscurità.» 

Non ci fu tempo per riflettere sulle parole, perché subito dopo la creatura, graffiò e sferzò con gli artigli il petto di entrambi. E fu allora che i due morirono, le mani ancora unite e gli occhi sgranati. Poi si librarono su, in alto, nel cielo, stranamente comodi mentre una persona li teneva per mano. La Morte, probabilmente. O la Salvezza. O entrambe. 

• • •

Lucas era abbattuto tanto quanto era determinato a vendicarsi dei suoi amici. Nessun semidio era più nei paraggi quando si decise ad entrare in casa e a prendere parte alla forse già iniziata battaglia. Perché era sicuro che ce ne sarebbe stata una alla quale partecipare. Un po' come al palazzo di Eolo, solo che in quel caso lui non avrebbe chiuso nessuno in un vaso. Non era ancora sicuro di cosa avrebbe fatto esattamente, ma sentiva le punte delle dita delle mani formicolare in maniera sempre più frequente: aveva la sensazione il fuoco viola premesse per palesarsi e collaborare con lui, per dirgli che l'avrebbe aiutato in qualsiasi cosa avesse deciso di fare. 

La cosa diffuse in Lucas una bella sensazione nel petto e fu quello che lo spinse ad addentrarsi in casa di Kimberly, discostano il pensiero di Josh e Adria dalla mente. Esplorò ogni stanza, tenendo la sua spada sguainata. Giunse al piano più alto, dove ad accoglierlo c'era una scala di legno che scompariva su per il soffitto, in una botola. 

Lucas rinfoderò la spada e salì i gradini il più silenziosamente possibile. Poi arrivò in cima e tirò fuori la sua arma con un movimento rapido. Iniziò a spostarsi per quel luogo buio in silenzio, senza osare evocare alcuna fiamma per illuminare la zona. Non riusciva ad udire in nessuno di quei punti bui i rumori tipici di una battaglia. 

Dopo aver vagato per dieci minuti nel buio, arrivò a considerare l'opzione di chiedere: «C'è nessuno?» 

Poi gli venne da ridere per aver pensato di fare una domanda così, perché “Nessuno” era anche Ulisse in quel mondo e non era sicuro che chi vivesse in quel luogo avesse del senso dell'umorismo, perciò avrebbe preso la domanda sul serio. Mentre girovagava vide una torcia in stile Prometeo, col fuoco viola che crepitava dal punto più in alto. 

La torcia, che di certo non poteva muoversi da sola, era tenuta in mano da… 

«Daniel!» esclamò Lucas, rinfoderando la spada e avvicinandosi. 

«Lucas.» disse lui senza entusiasmo. Non capì come, ma Lucas comprese che quel tono era dovuto al fatto che anche lui aveva ricevuto la tragica notizia della morte dei loro amici. «Ti cercavo.» disse.

Poi senza preavviso lo abbracciò, tenendo la torcia bella distanza per non fare danni come incendiare accidentalmente Lucas. «Stai bene?» 

Lucas annuì al di sopra della sua spalla. «Sì. Hai saputo…?» 

«Me lo ha detto Reyna.» tagliò corto Daniel. «Ancora non riesco a crederci.» Scosse la testa, poi sciolse il loro abbraccio e riavvicinò la torcia. 

Lucas individuò la spilla da Centurione che gli luccicava sul petto: Reyna e Frank lo avevano riammesso. La indicò. «Ti hanno…» 

«Sì. E anche Kimberly. Ho detto la verità e Reyna e Frank hanno deciso di riassegnarmi l'incarico.» Indicò con la mano alla destra, verso una parete. «Sono tutti di là. Andiamo?» 

Lucas annuì. «Certo.» 

Raggiunsero l'uscita e Daniel appese la torcia a delle sbarre di metallo che spuntavano dalla parete, prima di fare cenno a Lucas di seguirlo oltre una porta di legno leggermente socchiusa. 

Oltre la porta c'era un corridoio illuminato da sontuosi lampadari in ottone, pareti dipinte con vernice dorata ed ornate con quadri che rappresentavano dei e creature mitologiche. 

Lucas si guardò attorno più che poteva mentre attraversavano quella zona, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati dallo stupore per tutto quello sfarzo. 

«Questo è l'Olimpo?» chiese, nonostante conoscesse già la risposta, perché sapeva che l'Olimpo si trovava sull'Empire State Building. 

«Parla a bassa voce.» mormorò Daniel. «Possono sentirci. Comunque no, non è l'Olimpo. È una villa che hanno aggiunto sopra la casa di Kimberly.» 

Lucas si grattò dietro la testa. «E come hanno fatto?»

«Non lo so.» Daniel si avvicinò ad una delle porte del corridoio; era di legno, ma con un sacco di dettagli incisi e un'elegante maniglia di ottone della forma della testa di un leone.

Daniel bussò e poi girò la maniglia e fece cenno a Lucas di entrare per primo. Nella stanza c'erano almeno due dozzine di semidei, sia del Campo Giove e che del Campo Mezzosangue, entrambi riconoscibili grazie alle magliette dalle diverse colorazioni. 

Tra tutti loro c'era anche Reyna, che Lucas non abbracciò perché stava parlando con due legionari in modo piuttosto serio e non si era accorta che lui era entrato, perciò penso che fosse meglio non rovinare un momento tanto importante. 

Daniel era ancora accanto a lui, perciò continuò a parlare con lui «E Kimberly non c'è?» 

Lui scosse la testa. «È con i suoi fratelli, alcuni figli di Atena, Frank, Chirone e Alabaster. Stanno definendo alcuni particolari del piano.»

«Oh. E qual è?»

«Ci siamo già occupati dei figli di Ermes nelle prigioni e sono già fuori da qui. Volevano combattere con noi, ma sono tutti troppo scossi. Sono con i loro amici, adesso. Ce ne sono degli altri ancora sotto incantesimo, ce ne occuperemo tra poco. E nel mentre fermeremo gli dèi. Non appena avremo deciso per bene tutti i dettagli, Alabaster avviserà gli dèi che ha catturato degli intrusi. Noi nel frattempo saremo tutti nella sala da pranzo e sparpagliati nei dintorni, così non appena Alabaster li porterà da noi, li attaccheremo. Resisteremo fin quando Apeliote si deciderà a tirare gli assi nella manica.» 

Lucas aveva almeno un'altra dozzina di domande da fargli, ma qualsiasi discorso venne interrotto da qualcuno che spalancò la porta della stanza con talmente tanto entusiasmo da farla sbattere contro la parete accanto. Il fracasso fu talmente forte che tutti tirarono fuori le armi, pensando si trattasse di un attacco. Poi tutti si accorsero che era solo Alabaster e abbassarono la guardia. 

«Cambio di programma.» annunciò con voce ansante. «Gli dèi sono tutti in sala da pranzo. Abbiamo deciso che faremo saltare in aria la casa con il fuoco greco, quindi la maggior parte di noi dovrà stare fuori al sicuro.» 

«Bene.» disse Reyna con voce ferma. 

«Pochissimi di noi resteranno fuori dalla sala per un po' nel caso in cui serva il nostro aiuto. Ma solo per poco tempo, perché poi dovremo muoverci per uscire, prima che salti tutto in aria. Io darò il segnale per lanciare il fuoco. Ho già avvisato Frank e tutti gli altri.» aggiunse Alabaster. 

Reyna annuì e ordinò a tutti i presenti nella stanza di dirigersi fuori dalla casa. 

Daniel e Lucas si misero dietro di lei e ad Alabaster; avevano silenziosamente deciso di dare una mano. 

Non appena Reyna vide Lucas, rilassò leggermente le spalle. «Andiamo, allora.» 

Olympus [2] • Who is gonna make it out alive Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora