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La prima settimana di scuola finisce velocemente e arrivata al sabato, sono esausta. Anche se la scuola è iniziata solo da una settimana, i professori hanno già cominciato a bomba col programma e io dovendo recuperarne una buona parte, ho dovuto fare il doppio rispetto agli altri

Nonostante questo, mi sto trovando abbastanza bene con la classe eccetto, come è prevedibile, per Edoardo. Non so come, ma da quando è riuscito ad avere il mio numero, continua a tartassarmi di messaggi inutili, facendomi venire più volte la tentazione di bloccare il suo contatto.

Con Carlotta, invece, stiamo cominciando a trascorrere molto tempo insieme, tanto che domenica l'accompagneró in giro per negozi per cercare un vestito in occasione dell'anniversario di matrimonio dei suoi genitori.
David, è stato un po' restio in questi giorni e non ne capisco il motivo, spero solo che non abbia notato il mio disagio nello stargli vicino, perché mi dispiacerebbe tanto. In fondo mi sta simpatico e credo che potremmo diventare buoni amici.

L'unica con cui non sono ancora riuscita a legare per bene è Alessia, che nonostante sia nella mia stessa classe nel banco davanti al mio, non mi rivolge mai la parola spontaneamente e quando si gira per parlare con Edoardo, fa come se non ci fossi. Spero vivamente che prima o poi potremmo costruire un rapporto, o quantomeno non ignorarci come due estranee.

Dopo aver finito di studiare, verso le sei e un quarto, decido di andare a fare una corsetta intorno casa, una routine che avevo a Verona e che da quando mi sono trasferita ho accantonato. Io amo correre o fare attività fisica e non lo vedo assolutamente come uno sforzo o un sacrificio, al contrario di come molti pensano.
Per me muovermi è simbolo di libertà, un momento per staccare dalla realtà, mettermi le cuffie e prestare ascolto e attenzione a me stessa e al mio corpo. Da questo punto di vista sono stata fortunata ad incontrare una persona come Tommaso, pure lui amante del fitness e dello stile di vita sano, in questo modo non mi sono mai trovata costretta o in imbarazzo nell'andare a giustificare determinate mie scelte salutari, sia da un punto di vista alimentare che sportivo.

Prendo una giacchetta sportiva e una bottiglietta d'acqua ed esco di casa.  Vengo subito travolta da una folata di vento che mi fa rabbrividire, così comincio subito a correre per scaldarmi.

Il vento che mi smuove leggermente i capelli lasciati sciolti perché  troppo corti per essere legati, i miei piedi che avanzano veloci uno dietro l'altro sul marciapiede e i miei occhi concentrati sulla strada che sto percorrendo, per un attimo mi riportano con la mente a Verona.

Mi ricordo di una sera di Febbraio, una delle sere più importanti e belle della mia vita probabilmente. Io e Tommaso stavamo insieme da circa quattro mesi ed eravamo appena tornati a casa da una lunga e romanica passeggiata sul lago di Garda. Quella sera mio padre e Luciana erano fuori città per una mini vacanza e dopo grandi preghiere e tanta insistenza, avevo ottenuto da mio padre il permesso per far dormire Tommaso a casa con me fino a quando non sarebbero tornati. Per me questa concessione rappresentava davvero tanto, non avevo mai dormito con un ragazzo e anzi, non avevo mai condiviso nulla di intimo con nessuno. Io non sono assolutamente una ragazza da: 'una botta e via'.

No, decisamente no.

Io ho bisogno di essere amata da una persona e di fidarmi ciecamente di lei prima di condividere qualsiasi cosa.
Tommaso posso considerarlo il mio primo ragazzo, prima di lui avevo avuto qualche altra storiella, ma non avevo mai provato amore. Attrazione, simpatia, quello si. Ma ho capito cos'è l'amore e il turbine di emozioni che ti porta solo dopo aver conosciuto Tommaso.

Quella notte feci l'amore per la prima volta, e non potevo essere più felice che stesse accadendo con il ragazzo che amavo; ricordo la sua pelle nuda a contatto con la mia, le sue mani che si muovevano dolcemente per tutto il mio corpo nudo, le sue labbra che cercavano insistentemente le mie, i nostri respiri affannati all'unisono, i nostri occhi socchiusi, i nostri sospiri, i nostri corpi che si muovevano sincronizzati...

Dio, mi manca così tanto.

Mi blocco d'improvviso senza nemmeno accorgermi di essere ferma sulle strisce pedonali in una parte di città molto lontana da casa mia, che non ho mai visto. Mi tolgo dalla strada prima che qualche automobilista mi investa e mi siedo su una panchina per riprendere fiato, riprendere lucidità e capire come fare per tornare a casa.
Comincio a guardarmi attorno alla ricerca di qualche insegna di qualche bar o di qualche negozio per avere un punto di riferimento e farmi venire a prendere, ma nulla da fare. Il buio, la stanchezza e il fatto di essere in una strada completamente deserta in una città per me ancora sconosciuta, non facilità assolutamente le cose.

Decido di ritornare indietro e ripercorrere la strada al contrario, sperando di incontrare prima o poi qualcuno a cui chiedere informazioni per tornare in centro. Dopo pochi minuti, intravedo la sagoma di una ragazza, non riesco a distinguere quasi nessun dettaglio fisico, ad eccezione della sua altezza, decisamente notevole, e del suo fisico curvy. Decido di accelerare il passo per raggiungerla e non appena mi trovo a pochi metri da lei, che sentendomi camminare si è voltata verso di me, riconosco subito i suoi occhi chiari. Questa ragazza è nella mia stessa classe, anche se non ci siamo mai rivolte la parola, sono a conoscenza solo del suo nome, Giulia, e della sua grande grande loquacità, visto che sta tutto il tempo delle lezioni a parlare con le sue amiche in ultima fila, meritandosi sempre il rimprovero da parte di ogni insegnante.

Rassicurata dal fatto che ci sia una ragazza che conosco quantomeno di vista, accelero il passo per raggiungerla, visto che dopo essersi girata e avermi guardato, è tornata a camminare normalmente. Le tocco leggermente una spalla per richiamare la sua attenzione e non appena si ferma e si gira le chiedo: '' '' Ciao, scusami se ti stavo rincorrendo, sono Arianna, la nuova arrivata in classe. Praticamente non so come, ma mi sono persa e devo tornare a casa ma non so minimamente dove andare, potresti darmi le indicazioni per il Duomo per favore?''
Lei mi guarda di sbiego, per poi squadrarmi dalle testa ai piedi mettendomi in enorme disagio. Dopo pochi secondi che mi sembrarono secoli infiniti, finalmente parla dicendomi solo:'' Seguimi''.

Durante il tragitto, che fortunatamente dura poco, non mi rivolge minimamente la parola, cammina innanzi a me  e non appena arriviamo nei pressi del Duomo dove ci sono molti bar pieni di studenti e ragazzi, accelera ulteriormente il passo per poi scomparire dentro un bar senza nemmeno salutare, lasciandomi come una stupida in mezzo alla piazza.

Poco importava, adesso mi interessava solamente tornare a casa e sentire Tommaso.

Dopo aver cenato e aver fatto una lunga videochiamata con Tommaso, parlando del più e del meno, decido di mettermi tranquilla sul divano per guardare un film. Essendo un sabato sera, mio padre e Luciana erano usciti, e devo dire che restare un po' da sola a casa mi fa molto piacere, è proprio vero che la solitudine non è sempre qualcosa di negativo ma che talvolta, isolarsi da tutti e prendersi del tempo per riflettere, fa veramente bene.

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