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Cara Aria,
Sai che non sono bravo con le parole, quantomeno a scriverle, ma giuro che ci proverò.
Come stai?
Sono sicuro che adesso starai pensando: ''Tommaso, fai proprio delle domande del cazzo'' e mi viene da ridere mentre scrivo  perché  mi immagino te mentre lo dici, cercando inutilmente di restare seria. Sono anche sicuro che stai leggendo questo foglio in aereo o in autobus, comunque di certo nonnella nuova casa.
Già, Aria, è inutile che trattieni il sorriso. Tuo malgrado ti conosco troppo bene, sorridi pure che sei bellissima.
Amore mio, se hai questo biglietto tra le mani è perché ci siamo già visti e abbracciati in aeroporto, e credo di poter già immaginare quel momento, magico e nostalgico allo stesso tempo. Ogni volta che sono con te, sono una persona migliore. Tu forse non te ne rendi conto, ma mi migliori, eccome se lo fai. Se non ti avessi incontrata, sarei ancora quel ragazzino che a scuola ha paura a dire  la sua opinione per non essere deriso, tu invece mi hai insegnato cosa vuol dire credere in qualcosa, mi hai insegnato a non rassegnarmi mai, mi hai insegnato ad amare.
Nonostante tu sia più piccola di un anno, per quello che hai vissuto e per come ti comporti sembri molto più adulta di certi adulti.
Ari, so che per te allontanarti da Verona è difficile, ma sarà difficile per tutti stare senza di te. Sarà difficile per le tue amiche, per i tuoi amici, perfino per gli stronzi dei prof. E soprattutto sarà difficile per me. Questo perché tu porti gioia quando arrivi, anche quando ho una brutta giornata, mi basta stare con te cinque minuti per rinascere di nuovo.  Aria, questo non è un addio, ci vedremo presto. Scenderò io a Brindisi e ogni tanto salirai tu. Non devi preoccuparti di questo, porteremo avanti la nostra relazione. A ogni costo. Sarò sempre a tre passi da te. Ti amo da impazzire.
Sempre tuo,
Tommy.

Piango come una fontana. In questo momento come non mai non riesco a controllare le mie lacrime e odio ciò, visto che solitamente non mi piace dare spettacolo in giro e specialmente non mi piace apparire debole.
Che poi, me lo ripeto sempre. Chi piange non è debole, anzi, è fortissimo. Però purtroppo, in questo mondo, se una persona piange, viene vista come una che non se la sa cavare, che si fa schiacciare dal mondo e dalle difficoltà della vita.

No, non è certo il mio caso.

Sento gli occhi della gente addosso, ed è una cosa che detesto. Avverto la ragazza seduta dietro di me parlare, mi abbasso le cuffie e lei subito mi chiede se sto bene. Mi limito ad annuire e farle un sorriso per poi rimettermi le cuffie, mandare una foto del biglietto aperto e bagnato di lacrime e scrivere a Tommaso: ti amo.

Dopo circa un'ora di viaggio, finalmente, arriviamo  a destinazione. Appena metto il naso fuori dalla portiera dell'autobus, un fantastico profumo riempe le mie narici. È l'odore della pioggia, lo capisco in un secondo momento appena vedo goccioline di pioggia cadere sul mio viso e macchiare i miei occhiali.
Adoro la pioggia. Un po' meno i temporali estivi che arrivano proprio la settimana in cui dovresti  partire per il mare, ma d'inverno, mentre sei a casa, con una bevanda e coperte calde e la pioggia che batte sui vetri, mi rilassa moltissimo.

Presa la valigia, mi incammino insieme agli adulti verso piazza Duomo, che dista pochi chilometri dalla nostra nuova casa.
Dopo non molto, e non con poche difficoltà causate dalla pioggia, visto che siamo senza ombrello perché mio padre non ha ritenuto opportuno portarlo in quanto credeva che le piogge al sud fossero eventi molto rari, arriviamo al cospetto della sontuosa cattedrale di Brindisi.
La pioggia fortunatamente sta diminuendo, ma prima di proseguire per casa nostra, Luciana propone di fermarsi in un bar per asciugare un attimo e prendere un the caldo.
Nonostante sia ancora Settembre, e nonostante stamattina a Verona splendeva un sole bellissimo e contro tutte le previsioni, il tempo a Brindisi è un vero schifo e l'idea di un the caldo non mi sembra assolutamente malvagia. Papà, invece, è meno convinto. Gli preme andare a posare le valigie e soprattutto prendere le chiavi della casa dal proprietario prima dell'ora di cena. Decidiamo allora di rimandare il nostro the a più tardi e di andare prima a posare i bagagli. Dopo pochi minuti, arriviamo in una strada dove si snodano diversi complessi di case molto stile inglese, devo dire molto carine.

Mentre papà sbriga tutte le varie faccende burocratiche col proprietario della casa, riprendo il telefono che era quasi scarico, di nuovo, e rispondo velocemente ai messaggi nel gruppo con le mie amiche per tranquillizzarle sul fatto che fossi ancora viva. Mentre sto per rispondere alla foto che mi ha mandato Tommaso in cui si vede il suo gatto siamese completamente sdraiato sui suoi libri e sotto il messaggio: ora mi credi quando ti dico che forze di causa maggiore mi impediscono di studiare? ,  il telefono si spegne improvvisamente. Lo ributto nello zaino e mi incammino verso l'uscio di casa, dove mio padre mi aspetta col proprietario, faccio un grande respiro cercando di trattenere il desiderio irrefrenabile di mollare tutto in quel momento e correre alla stazione dei treni, e attraverso il cancelletto nero che introduce in questa maledetta casa.

L'interno mi sorprende notevolmente. A guardarla da fuori sembra quasi una casa di campagna, in cui ti aspetti di trovare i mobili antichi di una volta. Invece la casa è arredata con toni moderni. Le pareti sono di un grigio molto chiaro, alcuni mobili richiamano il colore delle pareti, mentre altri sono bianchi. La casa è piccola, ma ha tutto quello di cui si ha bisogno. Un grande soggiorno, che è anche la stanza più importante della casa che fa da cucina e sala da pranzo.
Vicino all'ingresso, c'è un  bagno piccolino e in cima alle scale a chiocciola, due camere da letto e un secondo bagno.
'' Ari, che dici di andare a vedere la tua camera? Se qualcosa non ti piace, il proprietario è stato così gentile da offrirsi per cambiare o aggiungere qualsiasi cosa.''
'' Luca, non c'è la macchina del cappuccino e mi serve per forza, sai che non posso fare colazione senza'' dice urlando Luciana dalla cucina.

Mi viene un risolino spontaneo che cerco invano di trattenere e di cui mio padre si accorge subito, accennando un sorriso pure lui.
''Non preoccuparti papà, ora vado a vedere, se mi dovesse servire qualcosa, te lo faccio sapere.''

Entro nella mia nuova camera e rimango subito colpita in positivo da una grandissima finestra con le tapparelle in legno proprio di fronte al letto, coperta delle bellissime tende rosa chiaro. Un semplicissimo lettino singolo posto al centro della stanza con accanto un piccolo comodino bianco.
Disposta ad angolo c'è una scrivania e nella parete accanto un grande armadio che ricopre gran parte della stanza. Una cosa che mi ha colpito molto è una grande cornice di sughero in cui è possibile appendere foto e biglietti vari posizionata sopra il letto. Desidero una cosa del genere da tantissimo tempo.

Cerco una presa per il telefono pregando che ce ne sia una vicino al letto ( e ovviamente non c'è ), lo attacco nella presa vicino la scrivania e aspetto che si riaccenda. Mentre attendo, prendo lo zaino e lo svuoto, andando subito ad appendere il biglietto di Tommaso sopra la testiera del letto. Rispondo ai suoi messaggi, giro un po' tra i vari social per poi cominciare a togliere i vestiti dalla valigia. E con essa, comincio a svuotarmi sempre di più anche io.

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