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Arrivata a casa, pranzo velocemente con una piadina al prosciutto e mi butto sul divano, sfinita per la prima giornata di scuola e per la lunga camminata dalla fermata a casa mia, fortunatamente in parte alleggerita dalla compagnia di David, che scopro essere anche simpaticissimo.

Mentre sfoglio il catalogo di Netflix per decidere quale serie TV iniziare, sento il campanello suonare. Sbuffando mi alzo controvoglia e vado ad aprire e sulla porta trovo Carlotta, con una grossa busta in una mano e lo zaino in spalla. Sorpresa per questa sua visita inaspettata, non tardo a farla entrare ed accomodare in cucina.
''Ciao Aria, scusami se sono venuta senza preavviso, ma volevo portarti questi, sono dei miei vecchi quaderni e libri di varie materie, puoi utilizzarli per rimetterti al passo col programma.''
Sorpresa per questo suo gesto gentile e inaspettato la ringrazio calorosamente con un timido abbraccio e le offro un caffè, invitandola a fermarsi qualche ora per chiacchierare un po' e conoscerci meglio. Dopo dei tentennamenti dovuti sicuramente alla sua timidezza, accetta e chiama sua madre per avvisarla, quindi nel frattempo metto su la caffettiera visto che ancora non è arrivata la macchina del caffè, e dobbiamo farlo in maniera tradizionale.

Beviamo il nostro caffè, mangiando anche dei biscotti che mio padre ha cucinato ieri, mentre stiamo sedute nel divano bianco in soggiorno, facendo molta attenzione a non fare troppe briciole.

L'aria è tesa, lei non ha parlato quasi per niente, se non per ringraziarmi dell'ospitalità. Le vorrei fare mille domande sul suo passato, vorrei conoscere bene la sua storia per aiutarla veramente. Nonostante questo, mi rendo conto che è ancora troppo presto e che sarà lei, se mai vorrà, a raccontarmi tutto, un giorno.

''Allora, che impressione ti ha fatto la scuola? Come ti sono sembrati i professori e i compagni?'' mi chiede mentre si scioglie i capelli precedentemente legati in una coda, lasciandoli ricadere dolcemente sulle spalle.
Effettivamente, ad eccezione della mattina al bar, per il resto non avevamo più parlato e non c'eravamo più viste, poiché lei, da come ho potuto capire da ciò che aveva detto Alessia, quest'anno ha cambiato sezione a causa di alcuni contrasti con una compagna di classe.

'' Mi sono sembrati tutti molto simpatici e disponibili, tranne Edoardo. '' Ammetto onestamente, omettendo volontariamente i miei pensieri su Alessia e lo scontro con la ragazza bionda all'uscita, della quale non ricordo il nome, per non sembrare una paranoica che si lamenta per tutto.

Lei sorride alla mia affermazione mostrando i suoi bellissimi denti perfettamente bianchi e curati, per poi aggiungere guardandomi in volto con i suoi profondi occhi nocciola: ''Hai ragione, Edo a primo impatto può sembrare un po' superbo e stronzo, ma ti assicuro che in realtà è un ragazzo dolcissimo. Gli voglio molto bene''.

Il pomeriggio con Carlotta trascorre benissimo. Passiamo tutto il tempo a chiacchierare del più e del meno, le parlo della mia vecchia vita a Verona, raccontandole alcuni tra i momenti più belli che ho vissuto lì con tutti i miei amici, e lei ride di gusto quando le parlo delle varie brutte figure che ho fatto e altri divertenti aneddoti sulla mia vita. Lei, di suo, mi racconta dell'anno appena trascorso e di tutte le avventure vissute con Edoardo, David, Alessia e molti altri suoi amici. Non accenna invece a Ivan, ma in fondo, la capisco e non faccio domande.

Verso le diciannove, in concomitanza con il rientro di mio padre a casa, Carlotta va via, salutandomi con un abbraccio e dandomi appuntamento per l'indomani allo stesso bar. Una volta riuchiusa la porta di casa, saluto mio padre e salgo in camera per posare i libri e riposarmi un po' prima dell'ora di cena.

In questo frattempo, infatti, chiamo Tommaso e gli racconto della giornata appena trascorsa, gli parlo anche di Edoardo e David, proprio perché non voglio nasconderli nulla, anche se in fondo non c'è nulla da nascondere. Sentire la sua voce mi fa sempre bene al cuore, la sua flebile risata è il mio suono preferito, passerei ore e ore solo a sentirlo ridere.

Mi manca da impazzire.

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La mattina dopo alle sette e mezza sono già in macchina con mio padre che mi dà uno strappo fino a scuola. Scendo dalla macchina ed entro subito nel bar per cercare Carlotta, che mi ha scritto di essere già arrivata con i suoi amici e di essersi già seduti.
Il bar è davvero molto confortante, i tavolinetti rotondi in legno ospitano tantissimi studenti, le grandi pareti a finestra permettono di vedere l'esterno e le persone che passeggiano. Il tutto è abbellito dal fantastico bancone pieno di dolci, della tradizione e no, che fanno venire l'acquolina in bocca solo a guardarli.

Dopo non poche difficoltà a causa della massa di studenti che affolla il locale, intravedo la chioma di capelli di Alessia in fondo al bar, e con lei vedo tutti gli altri. Mi avvicino con calma e non appena arrivo, Carlotta si alza velocemente e mi da un tenero abbraccio: ''Buongiorno! ''Mi dice con tono dolcissimo non appena si stacca da me.
'' Buongiorno'' dice allo stesso modo Edoardo alzandosi e abbracciandomi, scimmiottando in modo divertente Carlotta, meritandosi anche una pacca sulla nuca da lei.

Finita la colazione, come il giorno precedente, io, Alessia, Edoardo e David ci dirigiamo verso la nostra classe, mentre Carlotta si separa da noi per raggiungere la sua. Oggi la vedo particolarmente di buonumore e la cosa può solo farmi piacere. Nel profondo del mio cuore spero vivamente che il pomeriggio del giorno prima l'abbia aiutata e che prima o poi cominci a fidarsi di me, perché credo che potremmo diventare buone amiche.
'' Terra chiama Arianna, tutto bene? '' Sento la voce di David rompere i miei pensieri e la sua mano passarmi velocemente davanti agli occhi, come si fa quando una persona si blocca a contemplare qualcosa, quindi mi limito a sorridergli per rassicurarlo ed entriamo in classe.

La giornata trascorre velocemente e non potrei essere più felice, non vedo l'ora di tornare a casa a riposare perché mi aspetta un lungo pomeriggio di studio e mancano ancora diversi giorni al fine settimana, essendo soltanto Martedì.

'' Devi prendere l'autobus di nuovo?'' Mi domanda David mentre sistemo i libri nello zaino. Sento i suoi occhi smeraldo che mi squadrano dalla testa ai piedi e la cosa mi mette fortemente a disagio. Il giorno prima, quando mi ha accompagnato a casa abbiamo parlato molto. Mi ha detto di essere originario di Miami e di essere venuto in Italia tre anni fa, perché sua madre si era innamorata e sposata con un avvocato di Brindisi. Ero rimasta sorpresa da questa sua affermazione, in primis perché parla italiano alla perfezione, anche se dopo che me l'ha fatto notare, dalla sua parlantina è evidente un leggero accento straniero.
Lui mi fa molta simpatia, al contrario di Edoardo che per tutta la mattina e durante le lezioni continuava ad importunarmi con battutine idiote sul mio nome e con il lancio di bigliettini che sembra essere il suo sport preferito.

Ciò che però mi spinge a mantenere una certa distanza da lui, è che stare con David mi crea un forte stato di tensione, forse perché lo conosco ancora da poco, altrimenti non riuscirei proprio a spiegarmi questa sensazione che sento quando gli sono vicina.
Decido quindi di inventare la scusa che mi sarebbe venuto a prendere mio padre e lo congedo uscendo dalla classe.
Comincio a incamminarmi verso casa, cercando di ricordare a grandi linee la strada fatta il giorno prima, e contrariamente alle mie aspettative riesco ad arrivare a casa in orario e senza essermi persa.

A tre passi da teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora