'' Buongiorno Ari, non fai colazione?'' mi chiede Luciana non appena mi sente mettere un piede giù per le scale, e ancora una volta, il suo udito acuto mi sorprende.
'' No, grazie. Vado a fare colazione con Carlotta, che mi presenterà alcuni miei futuri compagni di scuola.'' Rispondo mentre riempo la bottiglia dell'acqua e prendo della frutta per la ricreazione. Afferro il cellulare e mi trovo due messaggi: sono entrambi due foto, una di Tommaso, l'altra dal mio gruppo di amiche. Quest'ultime mi hanno mandato un loro selfie, tutte in tiro e perfettamente truccate con sotto l'augurio per un buon giorno di scuola. Leggere il loro messaggio mi fa spuntare subito il sorriso, in primis per il fatto che mi hanno chiamata col classico soprannome che mi hanno dato in seguito a un evento per noi molto divertente.Ariad, è come mi ha ribattezzato Debora dopo la festa privata di un nostro compagno di classe. Praticamente eravamo in fila per entrare nella discoteca e c'era la musica a palla e dovevi urlare per farti sentire. Appena arrivammo all'entrata il buttafuori, come da prassi, ci chiese i nomi, ed essendo la musica troppo forte non si sentiva bene e quando io dissi il mio nome abbreviato 'Aria' lui capi appunto Ariad, e stava per non farmi entrare, visto che il nome non era presente nella lista degli invitati. Quell'evento ci fece molto ridere, sicuramente un po' meno ridette il ragazzo, visto che venne subito licenziato, a causa anche di altri errori commessi durante la serata.
Rispondo alle mie amiche e apro il messaggio di Tommaso. Una nostra foto, scattata al suo diciottesimo compleanno in estate mi compare sullo schermo. Gli mando una foto mia mentre faccio il mezzo cuore, augurandogli un buon 'secondo ultimo primo giorno di scuola'.
Tommaso, infatti, è stato bocciato in quinto ginnasio e al contrario di me, non ama per niente studiare. Con più precisione odia la scuola in cui va, il Liceo Classico. Lui è amante delle lingue e avrebbe voluto scegliere il Liceo Linguistico, solamente che i suoi genitori, noti docenti universitari che ai loro tempi hanno seguito entrambi il famigerato Liceo, non potevano non farlo seguire anche al loro primogenito. Questa pressione del 'figlio perfetto' a cui l'hanno sottoposto fin da bambino, l' ha solo portato a non sentirsi mai abbastanza, anche nelle cose in cui riesce bene.Per i suoi non esistono vie di mezzo. O sei il migliore, o quella non è la tua strada.
Nonostante questo e i suoi vani tentativi da parte sua di parlare ai suoi e spiegare che lui non vuole diventare una loro fotocopia, loro rimangono dell'idea che debba necessariamente seguire la loro strada se vuole in un futuro emergere.
Senza discussione.
Io dal mio canto ho sempre cercato di dargli quel sostegno e incoraggiamento che non ha mai avuto. Ho cercato di motivarlo, di spronarlo e soprattutto di ascoltarlo. Con molte difficoltà, so di averlo aiutato moltissimo. Studiavamo quasi ogni pomeriggio insieme, lo facevo ripetere nonostante avessimo due programmi diversi, mi arrabbiavo se prendeva un brutto voto e mi congratulavo se, di contro, faceva bene.È un ragazzo intelligente, e alla base della sua repulsione per la scuola, è brutto dirlo, ma attribuisco la responsabilità ai genitori. Se solo loro si fossero concentrati di più sulla felicità di Tommaso e su quello che voleva veramente, le cose probabilmente sarebbero diverse.
Salita in macchina controllo l'ora e penso che se non incontrerò traffico, arriverò in perfetto orario. Contrariamente alle mie aspettative, per strada non c'è quasi nessuno, dal finestrino mi piace osservare i bambini con gli zaini in spalla tutti contenti e saltellanti che si dirigono verso il loro primo giorno di scuola. Vedo le mamme con un sorriso smagliante che cercano di contenere la contentezza e l'emozione per la riapertura delle scuole, forse il momento più bello per tutte le mamme dopo i lunghi tre mesi estivi, ventiquattrore su ventiquattro passati con i propri bambini.
Dopo una decina di minuti arrivo al liceo classico, la mia futura scuola. La struttura da fuori non mi piace particolarmente, va sicuramente restaurato, ma deciso di aspettare di vedere l'interno prima di dare giudizi affrettati.
Scendo dalla macchina e cerco Carlotta che intravedo con la coda dell'occhio nella stradina di fronte alla scuola, con i capelli racconti in una coda, jeans chiari e una maglia a costine bianca, che le sta benissimo e le fa risaltare il corpo magro con le sue curve perfettamente armoniche.
Intorno a me vedo parecchi ragazzi tra cui quelli del primo e dell'ultimo anno, che si riconoscono subito. Entrambi negli occhi hanno lo stesso luccichio, solo per motivi diversi. I primini per l'emozione, visto che in età adolescenziale il liceo sembra essere un obiettivo da raggiungere, un tassello in più per diventare grandi. I ragazzi del quinto, invece, hanno il luccichio di chi sa che quella sarà la loro ultima campana del primo giorno di scuola e che da quel momento dovranno vivere ogni attimo al massimo dentro quella scuola, la stessa che molte volte, li aveva demoralizzati e fatti piangere, perché alla fine gli anni del liceo e i rapporti che costruisci li dentro, sono ciò che rimarrà nel cuore per tutta la vita.
Mi avvicino a Carlotta, che non appena mi vede mi viene incontro salutandomi con un timido bacio sembrandomi subito più serena dell'altra volta, che a malapena mi aveva detto il suo nome.
'' Vieni Arianna, i ragazzi sono dentro e ci stanno aspettando, ora te li presento''
Una volta entrate nel bar le mie narici si riempiono del profumo di crostate alle mandorle, bignè e varie torte e dolci.Ci sediamo in un tavolo insieme ad altre sei persone, due maschi e quattro femmine. Tutti mi salutano in coro e allo stesso modo fecero con Carlotta;
''Ciao a tutti, mi chiamo Arianna Girino e sono originaria di Verona. ''
Dico una volta seduta per rompere il ghiaccio.
''Ciao Arianna, piacere di conoscerti, io sono Alessia e saremo in classe insieme, nel corso C; ti avverto, i professori sono un po' stronzi, ma vedrai che ti troverai bene'' dice la ragazza affianco a me. Indossa dei jeans larghi e una maglietta lilla, proprio come me. Ha i capelli liscissimi biondi ma con una folta ricrescita scura alla radice, e un viso tondo e tenerissimo.A turno tutti i ragazzi si presentano, tra cui un certo Edoardo che mi dice subito con tono fiero che sarebbe stato pure lui in classe con me. Edoardo mi sembra il classico cattivo ragazzo che viene descritto nei libri. Ha una semplice maglia nera, jeans e giubbotto di pelle. Magro, slanciato, con capelli e occhi entrambi neri. Uno sguardo profondo e intenso, uno di quelli che riesce a mandare fuori di testa e a disinibire completamente una persona.
Prese le ordinazioni della colazione, io caffè latte e cornetto al pistacchio, più o meno come tutti gli altri ad eccezione di Alessia, che ha preso solo un caffè amaro perché a suo detto la mattina non ha mai fame, il silenzio ricala nuovamente nel tavolo e ciò mi mette sempre più a disagio, in quanto non riesco a capire il motivo di questo silenzio, durante il quale tutti sono impegnati col cellulare e non si guardano nemmeno in faccia, cosa che io detesto e che ho sempre rimproverato alle mie amiche, tanto che ormai mi odiavano.
Io sono la prima a cui piace stare col telefono sui vari Social, ma mi rendo conto che ci sono momenti e momenti, e quando si è a tavola in compagnia, anche se non si sta mangiando preferisco guardare la persona in viso e parlarci, piuttosto che messaggiare.'' C'è un bel posto per ballare da queste parti che non sia troppo lontano?'' Dico improvvisamente per accendere la conversazione. Edoardo si volta subito verso l'altro ragazzo, David, e comincia a ridere come un idiota. Lui lo trafigge con lo sguardo e allo stesso modo fa Alessia, che lo fulmina con gli occhi e scuote la testa in segno di disapprovazione. David, a questo punto si rivolge a me e dice dolcemente: ''Sì, c'è una discoteca ma è un po' penosa. Solitamente noi per trascorrere le serate andiamo nei comuni vicini, ma sono per lo più feste private in cui si entra solo se sei in lista o comunque sei in coppia con uno degli invitati''
Che cosa stupida, penso tra me e me.
''Se ci tieni possiamo fare coppia io e te qualche weekend'' mi dice a questo punto Edoardo facendomi l'occhiolino, infastidendomi particolarmente.
''Edo è fidanzata'' dice Carlotta parlando per la prima volta da quando ci siamo seduti, suscitando per la seconda volta la risata ridicola di Edoardo, il quale, non tarda a rispondere sempre rivolgendosi a me: ''Beh, non vedo fidanzati qui, o mi sbaglio?''
Lo odio.
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A tre passi da te
Roman d'amourGli aerei, l'odore dell'aeroporto, il rumore delle valigie colme di vestiti e sogni che scorrono sul pavimento, sono quei piccoli momenti felici della vita in cui ti senti intoccabile, pronto per scoprire il mondo. Ed è proprio lì, mentre sei in fil...