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La domenica la trascorriamo per lo più in casa a sistemare i bagagli e a fare delle piccole modifiche nelle camere. Mio padre, nella prima parte della mattinata, si occupa di spostare mobili nella camera da letto e nel bagno, per poi fare mente locale degli apparecchi che ancora ci servono, ordinandoli online e  spendendo un patrimonio.
Luciana, invece, cerca in qualsiasi sito internet di ogni negozio offerte di lavoro che le permettano di guadagnare qualcosa, per avere la sua autonomia economica, come a Verona quando faceva la commessa in un bellissimo negozio di alta moda in Piazza delle Erbe.

Io passo quasi tutta la giornata al telefono, tra videochiamate con Tommaso e le mie amiche. Il senso di nostalgia insediato dentro di me questa domenica è sempre più forte, visto anche che domani sarà il primo giorno di scuola, in un liceo che nemmeno conosco, o meglio, dove conosco solo una persona che non è nemmeno il massimo della compagnia.
Ad aggravare il mio malumore, c'è anche il costante pensiero che  tutti i miei amici sarebbero andati, come sempre, nella mia scuola a Verona, fermandosi prima rigorosamente al bar per fare colazione, come era nostro solito fare.

Tutto questo senza di me.

Dopo aver staccato la chiamata con Bea, dopo un'interminabile chiacchierata da  un'ora e mezza solo per aiutarla a decidere l'outfit per l'indomani, scendo in soggiorno per prendere qualcosa da bere, e trovo mio padre e Luciana abbracciati sul divano, lei con una copertina sulle gambe, appoggiata al suo petto e lui che le cinge le spalle.
Per un attimo, la mia mente pensò come sarebbe stato se la donna accovacciata accanto a mio padre fosse stata mia mamma, ma  scacciai subito via il pensiero, ripetendomi che Luciana non poteva essere mia madre, che la mia vera madre ci aveva abbandonato e non si poteva nemmeno chiamare 'Madre' una donna che fa una cosa del genere.

Mio padre, da  quel famoso giorno, ha sempre dimostrato la sua nobiltà d'animo e i suoi grandi valori non facendosi scappare mai, nemmeno per sbaglio, nemmeno con sua sorella quando nei primi tempi veniva a casa per aiutarlo, una parola brutta contro di lei.
Mi aveva sempre detto che nella vita mi capiterà di incontrare persone che avranno opinioni diverse dalla mie e che prenderanno decisioni che io potrò ritenere sbagliate. In ogni caso, dovevo sempre rispettare i pensieri e le azioni degli altri, senza mai giudicarli, perché non avrei mai potuto sapere cosa avesse davvero spinto quella persona a fare quello che aveva fatto.
Ricordando quelle parole (e pensando comunque che quello non fosse il caso di mia madre perché lei sapeva benissimo che appena avrebbe messo piede fuori dalla porta, avrebbe distrutto per sempre non solo la vita di un uomo, ma anche quella di una bambina minuta e fragile.), presa dalla rabbia, dalla nostalgia, dalla tristezza e da un insieme di tutti i sentimenti, corro in camera e mi butto nel letto, facendo uscire via tutte quelle lacrime che dovevo versare da molto tempo.

Dopo essermi fatta una lunga doccia per calmarmi un po', sistemo lo zaino e preparo l'outfit per l'indomani, come facevo ogni sera prima di andare a scuola, in modo da non perdere tempo la mattina e poter fare tutto con calma.
La voglia di andare in quell'istituto l'indomani, è paragonabile all'insieme vuoto, specialmente a pensare che vivrò  il mio primo ultimo giorno di scuola in un luogo con ragazzi e professori che nemmeno conoscevo.

Verso le undici, dopo aver aiutato mio padre a sistemare la cucina, visto che Luciana sta poco bene ed è andata a letto presto, mi preparo una tazza di the, immancabile nelle mie serate autunnali-invernali. Senza di esso, non riuscivo proprio ad addormentarmi. Mentre aspetto che l'acqua si scaldi, prendo il telefono e mi trovo la richiesta di iniziare da parte di Carlotta su instagram. 

Accetto la richiesta e mi metto a scorrere le foto nel suo profilo e il cuore mi si chiude in una morsa. Ci sono solo due post. Uno risalente a Gennaio 2019, dove c'erano lei e il suo ragazzo che si baciavano, nello sfondo, un tramonto in una spiaggia spettacolare. Nella descrizione, una scritta in portoghese dice: até ao fim, che tradotta significa: Fino alla fine.

Il secondo post è un bellissimo primo piano del ragazzo, sempre nello stesso posto della prima foto, molto probabilmente scattate lo stesso giorno. Lui sorride, guardando il mare, con una mano cerca di coprire la fotocamera. Ha i capelli scompigliati dal vento e il corpo ricoperto dalla felpa enorme.
La foto risale al diciannove Agosto, qualche giorno dopo l'incidente.
Come descrizione, c'è una frase in italiano.  ... E anche oltre la fine
Appena la leggo, come se mi fosse entrato un pugnale in un occhio, inizio a piangere ininterrottamente, per la seconda volta in questa giornata nel giro di poche ore.

Passo minuti interminabili  a fissare il profilo di Carlotta, scorrendo a ripetizione i due post e piangendo sempre di più, tanto da svegliare mio padre.

''Ari, tesoro che succede? È tardi, domani hai scuola. Ma c'è il gas accesso, Ari guarda che disastro, che ti prende!'' Ero così impegnata a guardare il profilo di Carlotta, che mi sono completamente dimenticata del the, tanto che  ne feci volentieri a meno, visto anche che mi si era completamente attorcigliato lo stomaco.
Non riesco nemmeno a rispondere a mio padre, mi limito a guardarlo solamente, per poi correre tra le due braccia, continuando a singhiozzare. Lui, colto impreparato visto che non lo abbraccio mai, in un primo momento tentenna, poi però, visto i miei singhiozzi e le mie lacrime incontrollabili, comincia a stringermi forte, facendomi sentire la sua presenza vicino, e in questo momento, è la cosa di cui ho più bisogno.
'' Papà, voglio tornare a casa, rivoglio la mia Verona" gli dico con la testa conficcata nel suo petto tra i singhiozzi. Lui non risponde, continua semplicemente ad abbracciarmi. Non voglio pesare su mio padre, è per questo che odio esprimere i miei sentimenti con lui, ma adesso sono disperata, non saprei a chi rivolgermi. 

Nel profondo del cuore, so perché mio papà ha deciso di trasferirsi, lo so benissimo.
Ha preso questa decisione sperando di potersi distaccare totalmente dal passato e da quello che aveva fatto mia madre.

 In un primo tempo, la cosa era gestibile, molti conoscenti l'avevano preso come un classico caso di divorzio tra due persone, nessuno sapeva il vero motivo.

Poi però si scoprì, ancora non sappiamo come, che mia madre, la maestra della scuola più rinomata della città, era scappata di notte in notte, senza nemmeno salutare la propria famiglia, lasciando solo un biglietto con su scritto di non cercarla e che sarebbe andata  a vivere in un posto lontano sulle montagne.

Da allora la vita era diventata difficile.
La gente si divideva in chi guardava mio padre con compassione, e in chi pensava  fosse un mostro, che trattasse male mia mamma per spingerla a fare un gesto così estremo.

La verità è che mia mamma è mentalmente instabile, in quel corpo da quarantenne si nasconde una sedicenne che sembra non voler crescere. È vero che la vita con lei non è stata buona, ma a quarant'anni non sei più una bambina e dovresti capire e riconoscere che a ogni azione corrisponde una reazione, e che la famiglia, viene prima di ogni cosa.

''Aria, so che è tutto difficile, ma vedrai che ti piacerà e ti abituerai a stare qui, non dico subito e non pretendo che tu sia subito felice, ti chiedo però di avere pazienza, abbiamo tutto il tempo per ricostruirci una nuova vita, e poi, te lo prometto, nelle vacanze da scuola potrai tornare a Verona ogni volta e per quanto tempo vorrai, ora va a dormire, domani è il primo giorno e vedrai che andrà tutto bene.''

''Grazie papi, e scusa per la sporcizia sui fornelli, domani mattina pulisco tutto. Buonanotte, ti voglio bene'' dico per poi scomparire in camera mia.

Inutile dire la fatica fatta nel prendere sonno, ho nello stomaco un mix tra adrenalina, curiosità e allo stesso tempo paura e nostalgia.
Riesco a dormire si e no tre ore e al mio risveglio, mi trovo un messaggio su Instagram da parte di Carlotta, risalente alla sera prima: ciao Aria, scusa se l'altra sera non sono stata di grande compagnia, sicuramente ti sarò sembrata maleducata. Comunque se vuoi possiamo vederci domattina, prima di entrare in un bar vicino la scuola, dove solitamente andiamo con diversi amici a fare colazione, così ti faccio conoscere anche qualche tuo futuro compagno di classe, che dici ti aspetto?'
Piacevolmente sorpresa nel ricevere il messaggio, non esito a rispondere che ci sarei andata volentieri.

Una volta che sono sveglia, mi alzo e vado subito in bagno, anche se sono ancora le sei e mancavo due ore all'appuntamento al bar. Decido quindi di fare le cose con calma e di rilassarmi il più possibile.
Faccio partire a basso volume la musica, mi tolgo il pigiama ed entro in doccia, lasciando le gocce d'acqua cadere dolcemente sul mio corpo.

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