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Tornata a casa raggiungo immediatamente la mia stanza per distendermi e riposarmi un po'. Decido di leggere un libro, uno dei miei passatempi preferiti al quale però a causa della vita frenetica, posso dedicare poco tempo. Prendo il volume di 'Piccole Donne', già letto mille volte ma che continuo ad amare.

Ricordo che questo libro  mi fu assegnato per la prima volta dalla mia professoressa delle medie, che lo diede ovviamente anche al resto della classe come compito per le vacanze estive.
Ricordo le lamentele dei miei compagni  nel gruppo whatsapp, che a detta loro avrebbero preferito mille espressioni alla lettura di un libro.
Fortunatamente in classe avevo anche persone sane di mente appassionate alla lettura, come Bea, mia fedelissima compagna e migliore amica dai tempi della scuola materna.

Ricordo che passavo i pomeriggi d'estate a casa del nonno di Bea, che abitava in una villa bellissima sul Lago di Sirmione. Un edificio enorme, ricoperto interamente dal verde. I poeti antichi latini credo che avrebbero concordato con me nel considerare quel posto il 'Locus amenous' per eccellenza. Una villa dove si respirava pace e libertà, circondati dal verde degli alberi e dal cinguettio degli uccelli. Un luogo perfetto per dedicarsi alla lettura o a qualsiasi altra attività che allieti l'animo.

Io e Bea trascorrevamo i pomeriggi stese sul prato verde, all'ombra di due grandi salici. Stavamo lì per ore, assorte nella nostra lettura e gustando di tanto in tanto le squisitezze che suo nonno, ex chef di successo in pensione, ci preparava.

Piccole donne è senza dubbio il libro che più mi ha lasciato un segno. Ne ho letti di libri belli nella mia vita, ma questo è quello che leggerei e rileggerei mille altre volte, senza mai stancarmi.
Bea mi dice sempre che assomiglio sia a  Joe, per la mia determinazione e il coraggio, che a Meg per la mia generosità.
E in effetti, sono le mie preferite.
Bea invece è senza dubbio Amy. Curiosa, testarda, rompiscatole a volte. Ma tanto intelligente, caparbia e creativa.

Dopo aver letto un po' di pagine lasciandomi trasportare dalla magia come solo Louisa May Alcott sa fare, videochiamo Tommaso, con cui ultimamente ho parlato poco a causa degli impegni di entrambi. Non pensavo che mandare avanti una relazione a distanza sarebbe stato così difficile. Non è per una questione di fiducia, mi fido ciecamente di lui e  sono anche dell'opinione che se qualcuno vuole tradirti, lo fa anche sotto il tuo naso. Quello che più mi pesa è l'assenza di contatto. Sono una persona che ha un continuo bisogno di certezze e anche se ormai stiamo insieme da tanto tempo, ho sempre il costante bisogno di averlo vicino.
Di poterlo toccare;
Abbracciare;
Baciare.

Dopo nemmeno tre squilli Tommaso risponde alla chiamata, quindi poggio il telefono sulla scrivania e mi sistemo sulla sedia.
''Ciao amore, come sei bella'' mi dice immediatamente con un sorriso a trentadue denti, facendomi sorridere a mia volta.
''Tom, che bello vederti anche se solo da uno schermo. Mi manchi tantissimo'' dico cercando  di trattenere le lacrime. Non pensavo che vederlo mi avrebbe fatto stare così male. È la consapevolezza di non poterlo stringere ad uccidermi.
''Aria, amore mi manchi anche tu tantissimo, non puoi nemmeno immaginare quanto. Ma siamo forti va bene? Tra circa un mese ci sarà Halloween e con molta probabilità le scuole verranno chiuse per un paio di giorni e noi due ci vedremo. Non importa dove o come, ma lo faremo. Ok? Ora però parliamo di cose belle, come ti stai trovando nella nuova scuola?''

Forzo un sorriso e inizio a raccontargli le ultime novità.

''Cavolo, quella ragazza, come si chiama, Luce è davvero strana. Ari sta attenta, non si sa mai. Tu sicura di non esserti fatta male?''
Come era prevedibile, non appena gli ho raccontato dell'incidente di questa mattina si è subito preoccupato, invitandomi anche a mostrargli il braccio dolorante. Dopo varie torsioni che farebbero rosicare un atleta di un circo, avvicino il gomito allo schermo. Lui lo scruta, per poi baciarsi la punta del dito e poggiarla sullo schermo, come se potesse guarirlo a distanza con un bacio.
''Così non ti farà più male'' mi dice strizzandomi l'occhio e sorridendo, facendomi sciogliere come sempre.

Dannazione a quel sorriso.

Mentre continuiamo a parlare del più e del meno, Luciana bussa delicatamente alla porta di camera mia.
''Ari, posso?'' dice aprendo leggermente la porta.
''Luciana sono in videochiamata con Tommaso, se devo fare qualcosa ora non posso.'' dico per poi pentirmi quasi subito della troppa freddezza, quindi aggiungo: ''Scusa, dimmi. Devo fare qualcosa?''
Lei mi sorride e sempre ferma sul ciglio della porta mi dice: ''No, Aria tranquilla. Sono venuta per dirti che ha suonato al campanello un ragazzo che ti cerca, dice di chiamarsi Edoardo e che dovete andare a studiare insieme. Ho pensato di farlo entrare, ora è in soggiorno.''

Cosa?

Ringrazio Luciana velocemente, chiedendole di tornare da lui e aspettarmi.
Non appena la porta si chiude Tommaso, che nel frattempo ha sentito e visto tutto mi chiede subito nervosamente: ''Perché mi hai chiamato se dovevi studiare e soprattutto, non mi hai appena detto di aver legato solo con la ragazza muta e che questo Edoardo ti stava sulle palle?''
''Sì, infatti è così. Non devo studiare con Edoardo né oggi né mai. Non so cosa gli sia venuto in mente. Ma te lo giuro, è il ragazzo più insopportabile del mondo non devi preoccuparti. E comunque, la ragazza muta, si chiama Carlotta.'' gli rispondo seccata. Odio quando fa il geloso senza motivo giungendo subito a conclusioni affrettate, fraintendendo tutto.
''Va bene Aria. Vai a vedere cosa vuole, ci sentiamo dopo.''
Prima che possa aggiungere qualcosa, Tommaso stacca la videochiamata.

Sbuffo e mi dirigo in soggiorno, pronta a capire cosa voglia la zecca di Edoardo.
Lo trovo seduto sulla poltroncina nera di fronte alla televisione, intento a guardare a distanza le foto di me da piccola  poste   sopra il tavolinetto in vetro al centro della stanza. Ha lo stesso outfit da bad boy della mattina e noto il suo zaino coricato sul piccolo tappeto bianco, sotto i suoi piedi.
''Edoardo si può sapere che ci fai qui e soprattutto, come fai a sapere dove abito?'' gli dico immediatamente con acidità.
''Avevi promesso di aiutarmi in matematica. E David mi ha detto la via in cui abitavi, così mi sono messo a controllare tutti i campanelli fino a quando non ho trovato il tuo cognome'' risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo andare a casa di una ragazza conosciuta pochi  giorni prima, mettendosi addirittura a cercare il suo cognome sui vari citofoni. E per di più, con una giustificazione ridicola e infondata, visto che non gli ho mai dato la disponibilità per aiutarlo.
''Senti, io non so i sogni che ti fai la notte, però io non ti ho mai offerto il mio aiuto. E poi ti sembra normale venire qui in casa mia senza preavviso, tra l'altro in modalità stalker? Potevi chiamarmi e ti avrei tranquillamente detto di no, risparmiandoti il viaggio'' gli dico con rabbia, restando ferma nel punto in cui ero prima.
Lui senza scomporsi, rimanendo sempre seduto aggiunge: ''Sta calma. Ora vado via. Ma scusa, hai di meglio da fare che stare con me?''

Non ci posso credere.

È davvero arrogante, impertinente, maleducato. Lo odio. Deve uscire ora da casa mia.

''Sì, Edoardo. Stavo parlando con il mio ragazzo, ci hai interrotti e quasi fatto discutere, quindi è il momento che te ne vada a casa.'' gli dico avvicinandomi alla porta di ingresso, per fargli capire che deve andare via e svanire dalla mia vista
Dopo alcuni tentennamenti si alza e si avvicina dove sono posizionata io. Non è molto alto rispetto a me, sarà circa un metro e settantacinque e come si avvicina, avvertisco subito il suo profumo, indiscutibilmente L'Eau Sauvage di Christian Dior al muschio bianco.

Mi affretto ad aprire la porta e lui, senza farsi pregare, esce. Mentre sto per richiudere, mi blocca e aggiunge: ''Comunque anche da piccola eri bellissima.'' per poi allontanarsi, lasciandomi senza parole.

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