Capitolo 21

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CHARLOTTE

Rimango in piedi davanti al ragazzo che fino a qualche mese amavo con tutta me stessa, ma che adesso innesca in me solo rabbia e delusione.

I nostri occhi si fissano e dal suo sguardo traspare tutta la sua felicità nel vedermi. Felicità che non è ricambiata.

<<Ti prego, siediti.>> mi invita lui alzandosi dalla propria sedia per spostare la mia e farmi accomodare, come faceva sempre quando mangiavamo insieme. Sia in casa che al ristorante Noah si comportava da cavaliere e i suoi piccoli gesti mi facevano sorridere, sopratutto visto che ormai di ragazzi così cavallereschi non se ne vedono tutti i giorni.

In silenzio mi accomodo nonostante la mia riluttanza. Una vocina dentro la mia testa mi urla di scappare da li, di darsela a gambe levate prima che qualcosa di brutto accada, ma la ignoro.

Ho bisogno di sapere per quale motivo mi ha fatto venire qui e spero di chiuderla una volta per tutte con questa storia.

Mi passa i fiori che stavano sul tavolo, li prendo e li butto alle mie spalle, anche se me ne pento subito dopo perché erano davvero belli.

<<Che cos vuoi?>> domando in fretta appoggiando i gomiti sul tavolo con le mani incrociate tra di loro, come se stessi pregando. Appoggio il mento su di esse e lo guardo in attesa di una risposta.

La mia domanda non sembra averlo colto di sorpresa e nemmeno il mio tono di voce acido. Io e Noah non litigavamo molto, ma quando succedeva cercavo sempre di non esagerare, di trattenere il nervosismo che mi esplodeva dentro il petto perché non volevo ferirlo.

A volte quando si litiga con qualcuno si dicono cose che non vogliamo davvero intendere o si ci comporta in modo differente rispetto a come siamo realmente, presi dalla rabbia. Azioniamo un meccanismo di difesa, come se dovessimo proteggerci a tutti i costi dal dolore che ci provocherebbe quel litigio, come se si giocasse a chi ferisce maggiormente l'altro.

Noah non è abituato a vedermi incazzata con lui, non così. Lasciando perdere i nostri ultimi incontri in cui ero ovviamente una iena dopo aver scoperto la verità.

<<Voglio che chiariamo le cose.>> ammette passando l'indice sul bordo del calice da vino ripetutamente. Alzo un sopracciglio, confusa. <<Adesso che sono tornato... Charlotte mi manchi.>>

<<La tua copertura del cazzo è saltata e non hai più bisogno di me.>> gli rispondo mantenendo questa volta un tono di voce calmo.

<<Lo sai che non sei stata solo quello. Sono tornato da te perché ti amo ancora, altrimenti ti avrei lasciata all'oscuro di tutto per sempre.>> dice e subito dopo la cameriera fa ingresso nella piccola stanzetta privata.

<<Cosa vi porto?>> domanda con il tablet in mano in attesa di prendere i nostri ordini.

<<Per me carpaccio e tu cosa prendi?>> chiede Noah passando il menu alla donna.
<<Io non ho fame, grazie.>> mi sforzo di sorridere alla cameriera che non fa fatica a notare la tensione nell'aria.

Certamente non ci vorrebbe un genio a capire che vorrei essere da tutt'altra parte e che sicuramente non sono felice di stare qui con lui.

Ricordo quando io Noah venivamo qui, una volta al mese era d'obbligo. Solitamente prenotava per il nostro mesiversario, ma solo per il nostro primo anno insieme siamo stati in questo stanzino. Non ci vogliono certo due spiccioli per mangiare in questo ristorante, figuriamoci in una stanza privata.

<<Mangia qualcosa, tu ami questo ristorante.>> sussurra Noah.
<<No, grazie.>> mi agito sulla sedia lisciandomi le gambe con le mani, come se dovessi spazzare via delle briciole. <<Sarebbe solo uno spreco di cibo.>>

I'm scared to love again 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora