Illustrazione: Ray
Testo: Ivan Nannini
"Oggi è il tuo compleanno, auguri". Annuncia con la sua voce metallica l'assistente virtuale. Quell'unica frase rimbomba tra le pareti del misero appartamento prima che lo congedi con un secco e definitivo "fottiti e disattivati". Lui, obbediente e senza fiatare, ritrae l'ologramma dalle fattezze umane, lasciando solo una lucina rossa intermittente su un supporto nero lucido.
"Solo questo sei, uno squallido mattoncino nero con una lucina al centro?" gli chiedo scorrendo l'indice sulla superficie liscia. Lui non risponde, ma è chiaro che sta elaborando ogni mia singola parola, ogni respiro, annotando probabilmente anche il mio pessimo umore del mattino. Non che ce l'avessi con lui, in fondo lo considero il mio unico vero amico. Passiamo intere giornate a disquisire del più e del meno, affrontando anche temi profondi, intimi. E' un buon ascoltatore e un sincero confidente, e soprattutto capisce al volo quando non è aria.
"Lisa Fiore, ventisei anni" penso, mentre con la matita tento di annerire la base delle mie palpebre. Il trucco è una cosa seria. Ogni mattina la mia faccia da zombie, di un grigio pallido con occhi stanchi iniettati di sangue, si trasforma in qualcosa in pieno stile Goth-Punk. Ovvero una faccia da zombie costruita a puntino. Pochi minuti di lavoro per creare due fantastici occhi neri sfumati, labbra di un grigio tendente al blu, il tutto su un volto accuratamente madreperlato.
Quando la mia faccia è pronta, passo ai capelli. Li pettino all'insù fino a formare una spessa cresta corvina, lasciando in bella mostra i lati della testa rasati a zero.
Mi soffermo per qualche istante davanti allo specchio, intimando al mio amico virtuale di fare una panoramica intorno alla mia persona. Lui esegue senza proferire parola. Sullo specchio la mia figura ruota e l'immagine si avvicina e si allontana ad ogni mia richiesta, mostrando ogni particolare, ogni imperfezione che correggo puntualmente. "Fai uno zoom frontale" chiedo di nuovo. L'immagine del mio viso si allarga fino a coprire interamente lo specchio. Mi osservo a fondo spostando leggermente la testa per mostrare prima un profilo, poi l'altro.
Capelli neri come gli occhi, zigomi pronunciati, piccola di statura e poco formosa. La mia immagine in tutte le sue angolazioni. Da dove mai poteva provenire quel piccolo essere nero e spigoloso? Da anni ormai, questa è la mia domanda ricorrente.
Un esposto o un trovatello, questo sarei stata secoli fa, ma adesso per la mia categoria non esiste un termine. Siamo semplicemente figli senza genitori, bambini non riconosciuti dalla mamma e dal papà a cui un generatore di parole affibbia un nome e un cognome. Una condizione abbastanza frequente in quest'era basata sulla non-responsabilità, dove a poco a poco gli uomini hanno demandato un po' tutto alle macchine e alle intelligenze artificiali, così da togliere di mezzo il peso delle proprie azioni e delle proprie scelte.
Le intelligenze artificiali fanno capo ai governi, alle istituzioni, sovrintendono ai processi, gestiscono mercati, flussi di denaro. Le stesse operazioni chirurgiche vengono pianificate ed eseguite dal binomio macchine-AI, e nei rari casi in cui è l'uomo ad eseguire fisicamente un trapianto di organi o una delicata operazione, in capo ha sempre un coordinatore virtuale. 'Fanculo ad ogni responsabilità, 'fanculo ad ogni conseguenza. E così, in linea con questa tendenza, anche la pratica di abbandonare i figli, come le interruzioni di gravidanza, uteri in affitto e quant'altro, si è diffusa sempre più. E non solo per motivi di evidente impossibilità per il mantenimento. Sempre più spesso, anche tra le famiglie più abbienti un simile inaspettato regalo, vuoi per non intaccare il proprio tenore di vita, vuoi per non modificare l'assetto familiare, può portare a un conseguente abbandono.
"Lisa Fiore, ventisei anni, abbandonata alla nascita". Questo penso adesso, e questo mi ha ossessionata da quando ne ho memoria. A nulla è servito il fatto che milioni di persone nella mia stessa condizione se ne freghino o semplicemente accettino di buon grado, e che la società tutta, veda in questa pratica una sorta di libero esercizio delle singole libertà. Per me è un'ossessione, tutto qui.
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FN314
Science FictionFN314 è uno sputo di paese disperso nella vasta periferia del Distretto13. Una sorta di villaggio dove la vita scorre lenta e senza grossi scossoni. O almeno così sembra se escludiamo le piogge di rane e i danni che ne derivano. Non ci sono molti vi...