ep.19 Dentro lo specchio

15 6 0
                                    

Illustrazione: Rosario Gulli

Testo: Marco Morselli

Personaggio: Renata

Eppure sono sempre state qui. È per questo che devo ricordarmi di prenderle, perché altrimenti poi mi dimentico le cose, mi si annebbia la testa. Sono sempre state qui e ora non ci sono. Il mobiletto del bagno serve a questo. Tutti tengono le medicine nel mobiletto del bagno. Ma nel mio non ci sono. Non ci sono più. Lo specchio però brilla come dovrebbe. La mia soluzione di bicarbonato, aceto di mele, succo di limone e acqua demineralizzata funziona sempre. Basta una spruzzata su ogni superficie e una passata veloce con il panno in microfibra. Per i vetri può andar bene anche la carta di giornale, l'importante è fare dei movimenti concentrici per non lasciare gli aloni. Ma chi ha più visto un giornale da queste parti da quanto Pietro se n'è andato? Pietro lo comprava sempre il giornale. Si sedeva in giardino ogni giorno, sulla stessa seggiola di metallo verniciata di bianco, e dava le spalle alla finestra a cui mi affacciavo io. Gli piaceva guardare la strada mentre leggeva. Tra una notizia all'altra alzava gli occhi e salutava i passanti. Anche quelli che non conosceva. Di sconosciuti da queste parti non ne passano tanti, ci conosciamo un po' tutti. Ma ogni tanto qualche forestiero viene sorpreso sulla strada che attraversa il paese, suscitando la curiosità generale. E allora ognuno reagisce a modo suo: c'è chi lancia uno sguardo ostile, chi resta indifferente, e chi si apre in un gran sorriso e agita la mano. Pietro faceva così. Ma era un'abitudine tutta sua, che io non condividevo affatto. Va bene non essere scortesi, ma sbracciarsi in pubblico per salutare un perfetto sconosciuto lo trovavo poco appropriato. Che potevo farci però, Pietro era così solare, e alla fine mi ero abituata a quella sua gestualità. Mi piaceva guardarlo mentre si rilassava in mezzo alle mie rose, a godere dell'odore dell'erba appena tagliata. Gli preparavo il suo tè freddo preferito, alla menta con una fetta di arancia. E lo spiavo da dietro il vetro sfogliare il giornale, con la testa costretta in avanti dalla miopia, il collo rugoso fasciato dal colletto perfettamente stirato della camicia appiccicata allo schienale della sedia. Come faceva a trovarla comoda, lo sapeva solo lui. A me faceva venire soltanto dei bei mal di schiena.

L'odore dell'erba lo sento anche adesso. Forse perché la finestra è mezza aperta e il giardino è stato sistemato ieri. Apro di nuovo lo sportello per cercare le pasticche, ma continuano a non essere lì. Il mobiletto è vuoto, e sa ancora di quando lo abbiamo comprato la prima volta. Un odore di legno fresco, laccato e pulito. E un senso di vuoto e di incompleto. Chiudo di nuovo. Sarà soltanto una mia sensazione ma ogni volta che mi guardo allo specchio ho sempre l'impressione che qualcuno mi stia guardando. Ormai succede spesso. Appena mi affaccio al primo riflesso, un breve sussulto, le rughe, i capelli bianchi, i lobi delle orecchie che ciondolano come la pelle sotto le braccia. La mia faccia sempre più pallida, il naso adunco come non è mai stato prima. E dietro di me la porta semichiusa, lo stipite di legno di noce, lucido e robusto, le piastrelle di marmo bianco che risalgono le pareti fino a coprirne la metà. Nient'altro. Dietro di me non c'è nessuno. Ma questa sensazione è reale. Mi volto e in effetti sono da sola. Forse è soltanto una mia idea. Forse è Pietro che mi guarda, ho letto storie di persone che... ma se fosse lui a guardarmi mi sentirei al sicuro. E io non mi sento affatto al sicuro. C'è qualcuno che mi guarda ma non è Pietro. E se anziché alle mie spalle fosse qui davanti? Magari non è un riflesso, forse dietro lo specchio del bagno c'è qualcosa. Apro di nuovo lo sportello, sempre la solita mensola vuota. Eppure qualcuno mi sta guardando e lo sta facendo in questo stesso momento. Nello stesso momento in cui sto pensando. C'è qualcosa che sa o che sapeva che io in questo momento sarei stata qui e avrei pensato: "c'è qualcuno che mi guarda."

Dietro questo specchio la calma è irreale. Chi mi guarda lo fa senza ostilità, almeno così vuole farmi credere.

"Chi c'è lì dietro?" cerco di sorprenderlo in qualche modo. E intanto mi guardo intorno per vedere se intercetto qualche microfono nascosto. Sotto le mensole, dietro il lavandino, dentro il rubinetto. E provo a svitarlo. Nessuno risponde. Continuo a svitare il filtro. È perfettamente lucido, nonostante i residui di calcare, e questo perché ogni settimana lo metto a bagno in una vaschetta di aceto. La mia amica Francesca mi dava sempre della matta, diceva che l'aceto puzza. Puzzerà anche, ma come porta via gli aloni.

FN314Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora