ep.15 NO FUTURE

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Illustrazione: Rosario Gulli

Testo: Ivan Nannini

Personaggio: Greg

L'autobus che sobbalza mi spinge a sedermi compostamente sul sedile. La mia testa che poco prima si poggiava delicatamente sul finestrino, adesso se ne sta in posizione verticale a fatica. Sento ancora quel brusìo, quello che fino a qualche istante fa mi cullava facendomi chiudere le palpebre più volte. È la fine di una mattinata come tante, iniziata con una brusca sveglia, acqua gelida sul viso, autobus e lezioni varie. Le solite stupide lezioni a dire il vero. Quel parlare odioso e stridulo della prof. di Storia, che con enfasi ci ha descritto un mondo terribile alle nostre spalle, lasciandoci intendere che quello è appunto il passato, perché il presente è fantastico e il futuro glorioso. Poi è arrivato il turno di quello di Fisica, un omone barbuto con la voce soffocata, così noioso che l'unica cosa da fare con lui è riuscire a nascondersi bene dietro al compagno di fronte per dormire. Poi un po' di Storia dell'arte, con le sue regole, i suoi stili. Che a guardare fuori dal finestrino, osservando queste casupole a schiera, infilate qua e là tra le casette in pietra fatiscenti, mi chiedo dove siano finite quelle regole e quegli stili.

Comunque sia, adesso sono fuori. Fuori da quella gabbia di matti. E mentre il paesaggio scorre veloce, adesso che la strada è in discesa e il Bus viaggia a pieno regime nell'unico tratto senza buche, riesco a intravedere sui lampioni e su alcuni muretti di confine tra le varie proprietà abitative, il solito volantino. Sono un paio di giorni che se ne vedono ovunque, dentro e fuori dal paese. C'è una scritta grande in rosso sulla base e una foto stampata al centro. La foto ritrae la signora Teresa e sotto c'è scritto "SCOMPARSA".

"Scomparsa..." penso tra me e me, "come Camilla, che da quel momento non si è fatta più viva né a scuola né in giro per il paese..."

Tiro fuori dallo zaino le mie cuffie e le collego al dispositivo per ascoltare la musica. Tutta roba sconsigliata e introvabile ai giorni nostri: brani dei Sex Pistols, Clash, Alice in Chains, e altre tracce scaricate clandestinamente con la mia attrezzatura. Poi mi frugo nelle tasche per trovare quella lettera. Sono giorni che la leggo e la rileggo, da quando Camilla me la consegnò sulla scalinata della scuola. Aveva un timido sorriso sul viso quel giorno, me la porse delicatamente come fosse stata una cosa rara. Una busta ben chiusa con su scritto "per Greg".

Conosco ogni parola del suo contenuto. Me ne rendo conto solo adesso leggendola di nuovo. La sua calligrafia sottile e delicata mi distende i nervi, e nel mio stomaco si forma uno strano formicolio ad ogni riga che scorro con lo sguardo. La lettera non è altro che una sorta di dichiarazione di amicizia "speciale". Così la descrive in una mezza paginetta. Dopodiché il ritmo cambia quando mi supplica di non infastidire Nello. E qui i miei nervi riprendono a vibrare. Poi si conclude con un timido "T.V.B".

Un occhio sulla lettera, uno sulla strada. Devo scendere tre fermate dopo quella solita e non vorrei distrarmi rischiando di perderla. Ho informato prima di uscire i miei genitori, o meglio, quei due individui che abitano con me, che dopo la scuola sarei rimasto a studiare da un amico. In verità devo incontrare Juri al pub.

Eccolo, seduto su uno sgabello con un drink in mano. Lo osservo per qualche secondo mentre l'autobus riprende il suo cammino, poi mi avvicino alla porta a vetri del pub. Juri si accorge della mia presenza e mi fa cenno di aspettare, butta giù d'un fiato quello strano liquame verde, e frugandosi nelle tasche tira fuori un pugno di monete da gettare sul bancone prima di uscire.

"Ce l'hai?" mi chiede

"Si, ce l'ho." Gli dico

"Bene, andiamo."

Nel breve tragitto che porta al suo appartamento non incontriamo nessuno, si vede soltanto in lontananza un signore zoppicante. Juri si guarda attorno con fare ansioso, i suoi occhi sgranati e pieni di venuzze ispezionano freneticamente un grosso mazzo di chiavi davanti al portone di casa. Nè io nè lui diciamo una parola fino a che non siamo entrati, poi lui tira un sospiro di sollievo.

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