ep.23 Di qui non si scappa, baby

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Illustrazione: Rosario Gulli

Testo: Tommaso Aramaico

Personaggio: Nina

"La mamma sta molto meglio, vero?"

Nicolino sorride facendo di sì con la testa.

"Si, Jeff. Mi sento molto meglio".

Già. Sono vestita come una brava moglie e madre. Ho preparato tutto per quella che da anni chiamiamo serata mc. Panini morbidi del forno con semi di sesamo e hamburger vegetariani con formaggio fuso, lattuga fresca e pomodorini della mia pianta. Tutto intorno patate tagliate a fiammifero e maionese fatta in casa. Da brava mamma, servo a mio figlio buon cibo per non farlo andare a quei merdosi fast-food.

"Che bella serata", sorrido ancora. La punta del mio naso prossima a quella di Jeff che con una guancia gonfia di pane e pomodorini secchi sghignazza per dir di sì.

"Dopo tanto tempo" dico ancora, gettando uno sguardo veloce alla specchiera oltre la testa di Nicolino che ci ascolta appena, mentre segue la partita in televisione. Sì, la mia espressione sembra perfettamente aderente alle mie parole. Decisamente scollata dalle mie vere intenzioni.

"Siediti" mi ripete ancora Jeff, mentre io mi allontano dal tavolo, diretta in cucina.

"Ho dimenticato una cosa" dico voltandomi, con la punta della lingua fra i denti doloranti. Non ho dimenticato nulla, in realtà. Ogni cosa a suo tempo. E adesso è tempo di andare in cucina a prendere un'altra birra. Quella in congelatore. Affondo una mano nella tasca dei jeans coperti dal grembiule, assicurandomi, una volta di più, di avere con me lo spray al peperoncino.

Mi fermo un attimo, in cucina. Ho bisogno di tirare il fiato e di visualizzare il mio piano. Scena dopo scena, per l'ennesima volta, lo ripercorro. Premo le mani ben aperte sul piano in finto marmo e respiro con la bocca aperta. La voce di Jeff, alta e gentile, mi chiama nuovamente. Apro il freezer. Il vetro gelido fa sembrare la bottiglia più pesante, più dura, più pericolosa. È la mia arma. La tengo stretta e torno in soggiorno. Nicolino salta dalla sedia, rincretinito davanti alla televisione. Non so come io possa averlo scambiato per qualcuno che non era. È sempre lui. Un ragazzino. Niente più. E anche Jeff, a guardarlo, non sembra niente altro che Jeff. Un ragazzino pure lui. Eppure c'è qualcosa che non va, che continua a non andare.

Sculetto fino al tavolo, mentre Jeff mi segue con lo sguardo, impegnato con l'unghia del mignolo a cacciare via qualcosa che gli si è incastrato fra i denti. Lascio la bottiglia al centro del tavolo e sento che lui mi sta toccando il culo. Tocca Jeff, tocca. Tanto sei fottuto. Lo schiaffeggio, sulla mano, come ai bei tempi, come quando significava che doveva aspettare di mettere il bambino a dormire e non, come adesso, che sto per fotterlo di brutto. Mi siedo, calcolando le distanze fra me e lui, me e mio figlio, me e la mia ferma volontà di andarmene via da questo posto una volta e per tutte.

"Dammi un bacio" mi dice Jeff subito prima che io possa addentare il mio panino.

"Certo" sorrido. Sei fottuto. Lo bacio di un bacio lungo e tutto moine. Lo bacio con gli occhi aperti, sgranati sulle sue rughe, sui disgustosi punti neri sulla gobba del suo naso. Nicolino fa cadere uno sguardo infastidito sulla scena, poi torna al televisore. Stacco le mie labbra dalle sue, sorridendo mani dietro la schiena, "Sei fottuto" gli sussurro e non appena apre gli occhi gli piazzo la bomboletta proprio in faccia e gliela svuoto tutta negli occhi e nel naso.

Jeff ha appena il tempo di tirarsi su in piedi rovesciando la sedia e urlandomi contro che sono una maledetta puttana, ed eccomi che afferro la bottiglia e gliela sfondo sulla testa. Buonanotte, stronzo. Sono pazza, ho la bava alla bocca. Mi sono tagliata la mano col vetro e forse slogata il polso, tanta forza ci ho messo. E solo per un istante, come a scatti e per fotogrammi, vedo Nicolino scavalcare il tavolo rovesciando tutto per avventarsi contro di me. Nicolino un cazzo. Lui non è Nicolino. È tanto vicino da togliermi il fiato.

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