10. Di quando Hugo si perse all'Alcaicería

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Per Li Haiyun non era un problema aspettare i ritardatari, soprattutto se aveva a disposizione un buon libro o una rivista interessante da sfogliare o leggere, durante l'attesa.

Quel giorno si trovava nel cortile che circondava l'edificio che fungeva da dormitorio per molti ragazzi e molte ragazze che, come lei, erano studenti e studentesse fuori sede.

Si trovava a Granada per un corso avanzato di Pozioni, materia in cui si stava specializzando e che nell'arco di qualche anno avrebbe potuto insegnare.

Seduta su una panchina, con uno spesso tomo sulle pozioni curative aperto in grembo, Haiyun leggeva attentamente, baciata dai caldi raggi del sole.

Provò un pizzico d'impazienza solo quando in lontananza sentì i rintocchi provenienti dalla cattedrale annunciare le tre del pomeriggio, poi però sospirò e tornò a leggere, cercando di non pensare troppo alla delusione che provava.

A qualche strada di distanza, nell'affollato mercato dell'Alcaicería, Albus Severus Potter, di fronte ad una bancarella che vendeva, secondo il proprietario, vecchi monili d'argento risalenti al periodo in cui Granada era ancora sotto il dominio dei mori, era indeciso su quale braccialetto comprare per fare una buona impressione ad Haiyun, quando si sarebbero incontrati quel pomeriggio.

«Lily, devi aiutarmi», disse Albus: «Tu cosa compreresti alla ragazza più bella del mondo, per fare colpo su di lei?»

Lily Potter spostò lo sguardo dalla bancarella accanto, che vendeva antichi e rari tomi da collezione, portandolo sulla bigiotteria, che il fratello stava osservando con sconforto.

«Le piacciono i gioielli?», chiese Lily, avvezza a situazioni simili; non era certo la prima volta che Albus le chiedeva consiglio per conquistare una ragazza.

«Non lo so», ammise il ragazzo, rendendosi conto, non per la prima volta, di sapere davvero poco sulla ragazza a cui aveva mandato, due sere prima, una struggente lettera d'amore.

«Allora perché vuoi comprarle un gioiello?»

«Perché a voi ragazze piacciono... no?»

Lily sospirò e si sfregò il volto con le mani, poi posò i suoi occhi in quelli verdi del fratello e cercò di trovare le parole più adatte per dire ad Albus, una volta per tutte, che la sua stupidità poteva essere paragonata soltanto a quella di un troll.

"Senza offesa per i troll, ovviamente", pensò Lily, prima di borbottare: «Quanto sei superficiale», sollevò gli occhi al cielo e indicò con un gesto spazientito del capo i tomi della bancarella accanto: «Hai detto che è a Granada per studiare, no? Perché non le compri un libro?»

Albus spostò, con aria pensierosa, lo sguardo dai gioielli ai libri e annuì distrattamente: «Forse hai ragione».

«Forse?», borbottò a mezza voce Lily, con una smorfia incredula in volto, prima di allontanarsi di qualche metro, verso un piccolo negozio che vendeva giacche di pelle di drago.

Ad Albus ci vollero pochi minuti per individuare un interessante tomo dall'aspetto antico, che secondo il titolo analizzava da un punto di vista storico alcune delle più antiche pozioni, utilizzate per modificare gli stati d'animo di maghi e babbani. Contrattò brevemente con il venditore, fino a quando non concordarono sul prezzo, poi prese il tomo sotto braccio e con un sorriso soddisfatto passeggiò tra le bancarelle e i negozietti dell'Alcaicería.

Soltanto quando capitò di fronte ad un piccolo banco, dove venivano venduti orologi di ogni tipo e foggia, si rese conto di essere terribilmente in ritardo e, con un'espressione a metà strada tra lo sbalordito e il preoccupato, si smaterializzò.

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