5. Di quando venne fondato il "Club dei Piagnoni"

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Blaise Zabini condusse la sua ospite fino alla saletta privata dove consumava, solitamente in solitudine, i pasti.

Al centro della stanza rettangolare, c'era un tavolo rotondo apparecchiato per uno e lì accanto un elfo domestico, che ravvivava il fuoco nel camino, che occupava quasi interamente una parete.

«Ho un'ospite questa sera», disse Blaise, attirando immediatamente l'attenzione dell'elfo, che, dopo essersi profondamente inchinato, scomparve con un sonoro 'pop'.

Ginevra intanto si guardava intorno, studiando il quadro di una donna che sembrava essere profondamente addormentata, ma che era certa di aver visto un paio di volte socchiudere un occhio, per sbirciare quello che stava succedendo nella stanza.

Il resto dei quadri sembrava essere di fattura babbana e all'interno di ogni cornice dorata vi erano raffigurati i più variopinti e suggestivi paesaggi.

«Non sapevo dipingessi, Zabini», disse Ginevra, gli occhi puntati sull'angolo in basso di un quadro, in cui aveva notato le iniziali B. Z.

Per qualche secondo le spalle dell'uomo sembrarono irrigidirsi e il suo viso adombrarsi, poi scosse il capo e un tenue sorriso di circostanza comparve sulle sue labbra: «Non li ho fatti io, Weasley, voglio dire: signora Potter».

Le labbra della donna si assottigliarono, fin quasi a scomparire: «Preferisco essere chiamata Ginevra, o Ginny», disse, con tono tagliente, incrociando le braccia al petto.

In quell'istante riapparve l'elfo domestico, che aggiunse una sedia e un coperto sulla tavola rotonda, mentre Blaise Zabini e Ginevra Weasley in Potter si studiavano da una certa distanza, gli occhi assottigliati e le labbra tese.

«Cosa vorresti mangiare, Ginevra?», chiese l'uomo, calcando leggermente la voce nel pronunciare il nome della donna, che sembrava sul punto di volergli lanciare contro una Maledizione Senza Perdono, o addirittura di saltargli addosso e fargli assaggiare la forza dei proprio pugni.

«Mi hai invitata a cena per potermi prendere in giro?», chiese Ginny, mentre muoveva un paio di passi verso la porta, accarezzando l'idea di andarsene e basta, ma Blaise le si parò davanti, bloccando sul nascere la sua fuga.

«Non è mia intenzione prenderti in giro. Certo, le vecchie abitudini sono dure a morire, ma prometto di comportarmi in maniera ineccepibile».

Ginevra annuì, convinta dalla sincerità che traspariva dallo sguardo serio di Zabini: «Va bene».
«Preferenze per la cena?»

«Sono vegetariana», ammise la donna, il mento sollevato, quasi si aspettasse lo scoppio di una risata o una qualche forma di derisione in risposta alle sue parole.

Blaise sorrise: «Abbiamo qualcosa in comune, allora».

Una punta di sorpresa sciolse appena i lineamenti induriti di Ginevra; abituata com'era a doversi sempre giustificare per quella scelta alimentare anticonvenzionale nel Mondo Magico, non si era aspettata di trovare nel mago di fronte a lei un alleato.

«Posso tentarti con un assaggio di toma valdostana per iniziare e dei tajarin al tartufo come primo? Il tutto accompagnato da un Langhe Arneis?», chiese Zabini, inclinando appena il capo, mentre osservava il volto della strega e attendeva una sua risposta.

Ginevra non sapeva quali fossero le tradizioni culinarie italiane e non aveva idea se il tartufo le potesse o meno piacere, ma le sembrò sciocco rifiutare la proposta più che invitante dell'uomo e senza esitare annuì: «Volentieri, grazie».

Zabini si limitò a lanciare una veloce occhiata all'elfo domestico, che con un inchino profondo scomparve nuovamente.

Fu Ginevra a spezzare il silenzio: «Chi è?», chiese, indicando il quadro in cui la donna raffigurata continuava a fingersi addormentata.

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