17. Di quando Hugo ammise di sapere un po', ma non tutto

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Lily sentì un nodo allo stomaco e la gola farsi arida, quando Rose le rivelò dove si trovavano.

Aveva sperato che l'amica, tramite i contatti di Malfoy o pura fortuna, riuscisse ad accaparrarsi degli inviti per una delle esclusive serate organizzate da Philip Ma, ma non aveva mai veramente creduto che quel suo semplice desiderio potesse avverarsi.

In quel momento, impalata nell'ingresso di Casa de Cedros — la dimora che il famoso giocatore di Quidditch aveva a Granada — Lily dovette recuperare tutto il proprio sangue freddo e la sua affabilità, ignorando il mal di pancia, causato dall'emozione.

Fu con un enorme sorriso stampato in volto che strinse con forza la mano di The Rocket, presentandosi con voce chiara e sicura. E fu con altrettanta audacia che comunicò al mito vivente, che le stava a mezzo metro di distanza, di essere intenzionata a diventare la più competente e famosa Cacciatrice della sua generazione.

Bastarono quelle poche frasi per rompere il ghiaccio, poi Lily venne inglobata in un eterogeneo gruppo di giocatori o ex-giocatori di Quidditch, intenti a discutere su quale fosse la formazione più efficace da utilizzare durante una partita o quale squadra avrebbe vinto la Coppa del Mondo di Quidditch quell'anno.

Lily si sentì, dopo giorni piuttosto monotoni a Granada, finalmente emozionata.

Rose osservava da qualche metro di distanza le espressioni sul viso della cugina e il proprio orgoglio non faceva che gonfiarsi e gonfiarsi, a mano a mano che la serata procedeva nel modo in cui lei aveva preventivato.

Lily si trovava nel suo elemento; faceva conversazione e sorrideva radiosa, mentre sorseggiava un calice di champagne.

Fred era scomparso nella sala da biliardo appena avevano messo piede in Casa de Cedros e Rose non aveva bisogno di controllare precisamente cosa stesse facendo; certa che, qualsiasi cosa fosse, fosse altamente illegale e sconsiderata.

Albus si trovava vicino al tavolo del buffet e stava chiacchierando animatamente con una ragazza dai marcati tratti asiatici, di cui Rose non era stata in grado di captare il nome, e sembrava anche lui soddisfatto di come stesse procedendo la serata.

Hugo e Morgan si muovevano a braccetto per le sale, fermandosi ogni tanto ad ammirare qualche opera artistica, e Rose non aveva bisogno di tenerli d'occhio per sapere che si stavano divertendo.

Rose sorrise e si sporse appena alla sua sinistra, per far scontrate la propria spalla con quella di Scorpius: «È stato un successo, non trovi?»

Il ragazzo sorrise e fece tintinnare la propria burrobirra con il calice di vino che Rose stringeva in una mano: «Brindiamo alla tua inesauribile capacità di realizzare l'impossibile!»

Rose arrossì appena: «Non ce l'avrei mai fatta senza il tuo aiuto e lo sai».

«Il mio aiuto?», chiese Scorpius ridacchiando, prima di avvolgere il braccio destro intorno alle spalle della ragazza: «Ti ho solo procurato carta e piuma per scrivere la lettera e mi sono offerto di farla spedire da uno dei gufi nella voliera, se questa sera siamo qua a divertirci è tutto merito tuo».

Scorpius lasciò un bacio sulla guancia della ragazza e Rose sorrise, ricambiando quel semplice gesto d'affetto con un dolce bacio a fior di labbra: «Quindi ti stai divertendo?»

Prima che Scorpius potesse rispondere o stringere maggiormente la presa intorno alle spalle di Rose, il cellulare della ragazza iniziò a squillare.

«È mamma», disse Rose, facendo una piccola smorfia, prima di lasciare un ultimo bacio sulla guancia di Scorpius e dirigersi verso la terrazza, che dava sul giardino di cedri della casa, così da poter rispondere senza esser disturbata da schiamazzi o musica.

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