Dopo avere effettuato il check-out, Claud recuperò le sue cose e si avviò fuori dall'albergo. Quella mattina era tornato a fare visita alla madre, promettendole che si sarebbe recato a trovarla ancora il weekend successivo. Lei gli aveva sorriso e battuto le mani tra di loro, in un piccolo applauso, entusiasta, prima che il suo sguardo si facesse vuoto e spento. Nonostante tutto, Claud si assicurò che l'immagine della sua mamma, colma di gioia all'idea di rivederlo, gli si incidesse nella mente, per accompagnarlo durante la strada di ritorno a Los Angeles.
Tuttavia, i suoi buoni propositi si spensero presto, così come il suo ritrovato buon umore, nel momento in cui si fermò davanti l'auto che aveva preso a noleggio, e che aveva lasciato per strada per evitare di pagare il supplemento per il parcheggio dell'albergo.
Qualcuno aveva pensato bene di tagliargli tutte e quattro le ruote della macchina.
Claud lasciò cadere il borsone sul marciapiede e grugnì frustato, incominciando a girare intorno alla vettura, per sincerarsi dei danni che qualche idiota gli aveva causato.
Sembrava che nessuno avesse aperto l'auto, ma il giovane stentava a credere che fosse opera di un ladro. Pareva più che lo avessero colpito in modo mirato: c'erano altre automobili posteggiate nella stessa stradina secondaria e nessuna di quelle era stata toccata. Non aveva noleggiato una macchina di lusso, ma una comune utilitaria, proprio per non dare nell'occhio – anche se a Palm Springs era più facile vedere girare limousine che vetture come la sua. A maggior ragione, quel particolare gli diede a pensare che l'accaduto fosse una qualche sorta di messaggio in codice diretto a lui.
Era ancora intento a lasciarsi fomentare dalla rabbia, stilando mentalmente tutta una serie di fantasiose o plausibili spiegazioni per quello che gli era successo – magari era stato proprio Jade a tagliargli le ruote della macchina, alla fine del suo turno di lavoro. Era stato licenziato a causa sua? Era rimasto deluso dal benservito che gli aveva dato alla fine della loro oretta di sesso? – quando si sentì picchiettare una spalla.
Si girò su se stesso e subito si irrigidì nel trovarsi faccia a faccia con un tipo dall'aspetto losco. L'uomo in questione era alto tanto quanto lui, forse addirittura superava il metro e novanta. Era snello e aveva un viso dai lineamenti marcati. Dimostrava un'età compresa tra i trenta e i quarant'anni; capelli di un nero privo di riflessi; le spalle enormi e gli occhi celati da occhiali da sole dalle lenti a specchio.
-Boka- disse Claud con un sospiro, mentre tutte le illazioni che gli avevano riempito la mente si azzeravano, lasciando spazio a un'unica risposta.
-Carino, qui- disse l'uomo, con marcato accento straniero, tirando fuori da una tasca dei propri jeans un pacchetto di sigarette e un accendino. Iniziò a fumare con ostentata lentezza e Claud si spazientì presto. La sua mente venne sopraffatta da decine di domande e sconvolta dalla paura. Aveva persino preso albergo vicino la casa di cura di Stephany... e se avessero scoperto della sua esistenza? -Vieni spesso a trovare la dolce nonnina?-Claud si sentì mozzare il respiro. Percepì il sangue defluirgli dal viso e si maledisse per non avere indossato gli occhiali da sole prima di lasciare l'albergo. Temeva che l'altro potesse leggergli dentro, attraverso i suoi occhi colmi di terrore. Sapeva di avere tirato troppo la corda con quella gente e percepì le parole di Daniel e Jeffrey risuonargli nelle orecchie.
-Hai scelto tu-
-Sei la causa di tutti i tuoi mali-
•
L'aria era irrespirabile. Attraverso il sacco di iuta che gli copriva la testa, Claud percepiva l'odore stantio di muffa, urina, qualcosa di ancora più acre, in grado di fargli lacrimare gli occhi. La nausea gli tramutava i respiri in conati di vomito.
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LIAR
Mystery / Thriller⚠️ SEQUEL DI CHOOSE ME Claud Blake è stanco di finire nei casini a causa, sempre, dello stesso motivo: l'Amore. Ne ha ormai le scarpe piene, le mani troppo vuote e pretende che la situazione cambi il prima possibile. È più divertente fare finta che...