Prologo

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-Baciami-

Quell'unica parola si propogò all'interno della stanza come una calda carezza. L'assenza di luce, l'intimità del momento, suscitarono in Claud un brivido profondo, anche se non avrebbe saputo definire se ciò che aveva provato fosse piacevole o meno. Di certo gli aveva scaturito un'intensa emozione, ma così carica di contrastanti vibrazioni da non riuscire a comprenderla fino in fondo.

-Adesso non mi va- rispose e iniziò a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita, assumendo quel suo solito atteggiamento strafottente, che lasciava intendere quanto ogni cosa potesse assumere un valore maggiore rispetto quello che stava accadendo.

Almeno, questo era ciò che voleva dare a intendere, mentre nella sua mente cercava ancora di scoprire quale forma avessero assunto i suoi pensieri.

Non aveva alcuna intenzione di baciare Lui e in quel momento comprese che era l'alcol a sfalsare le sue emozioni. Fissò la bottiglia che reggeva in una mano e la posò sul bancone della cucina, allontanandola da sé.

Tuttavia, i maldestri tentativi di seduzione dell'altro iniziavano a incuriosirlo: "Magari potrei sfruttarli a mio vantaggio" si disse.

Comportarsi come uno stronzo menefreghista era un modo, buono come un altro, che il giovane utilizzava spesso per mantenere le distanze da chi gli era fisicamente vicino, per far sì che non si creasse nessuna tensione anche a livello emotivo. Tuttavia ebbe la spiacevole sensazione che quella volta i suoi intenti stessero fallendo miseramente, e l'altro lo fissò in un modo che lasciava intendere che no, non aveva alcuna intenzione di farsi abbindolare dalla sua ostentata indifferenza.

-Sto solo accettando la tua proposta- ribatté Lui e Claud sospirò, per poi incrociare le braccia sul petto. Prese posto su uno degli sgabelli che si trovavano a ridosso del tavolino da colazione, continuando a porre una certa distanza dal suo ospite, che invece sedeva ancora sul divano.

La luce della luna, accompagnata da quelle artificiali che appesantivano il cielo notturno di Los Angeles di colori rossastri, filtrava dalle ampie finestre che si aprivano nella parete alle spalle della zona riservata al salotto, illuminando il profilo del suo giovane ospite, riempiendo i suoi capelli di infiniti riflessi oro, rame, rossi.

-È passato troppo tempo. Ormai è scaduta- ribatté l'ex modello, stringendosi nelle spalle, continuando a mostrarsi indifferente, come se quella piccola discussione non suscitasse in lui alcuna emozione, tentando di applicare con l'altro la stessa tattica che ogni tanto aveva usato in passato, mostrandosi restio a lasciarsi andare, nella speranza che fosse l'oggetto delle sue attenzioni a compiere il primo passo.

Non era esattamente quello il caso e in quel momento si pentì di averlo invitato in casa sua.

"Non posso" si disse, rendendosi conto che quello non poteva diventare uno dei suoi soliti giochetti, e Dervishi, di certo, non lo avrebbe mai perdonato se si fosse azzardato a sfiorare suo fratello: sapeva che l'uomo non avrebbe mai accettato una relazione di quel tipo, anche se era stato Lui a dare il via a quello strano corteggiamento.

Nonostante quello che si ripeteva per darsi forza e sostenere lo sguardo diretto dell'altro – che restava immobile, in paziente attesa, seduto poco distante da lui – anche un soffio era in grado di suscitare brividi devastanti, soprattutto quando ci si trova con la pelle – il cuore – scoperta e umida – vulnerabile.
Ed era esattamente quello il caso di Claud.

Lui si alzò dal divano, andandogli incontro, fermandosi tra le sue gambe, stanco di aspettare una risposta, decidendo di agire, e gli poggiò le mani sulle ginocchia. Era contento di vedere che i suoi tentativi sembravano stare dando dei frutti, ma voleva porre fine a quella storia il prima possibile.

-Allora ti bacerò io- sussurrò sulle sue labbra e Claud si irrigidì e corse con una mano a rigirarsi una ciocca dei suoi riccioli biondi tra le dita, assumendo un atteggiamento ostile. Il suo ospite si intromise in quel suo tic nervoso e iniziò ad accompagnare i movimenti della sua mano, lasciandosi scorrere i sottili fili serici dei capelli contro il palmo.

-E se mi rifiutassi? Se ti dicessi che non mi va?- gli chiese, percependo una paura sempre più profonda, mano a mano che quella situazione sembrava farsi oltremodo pericolosa. "Se cedessi, Dervishi mi ammazzerebbe...".
-Saresti un bugiardo- fu la risposta che ricevette.

Claud spalancò appena gli occhi, ma tentò disperatamente di non fare trapelare in nessun altro modo le proprie emozioni.

Tuttavia, si era già scoperto fin troppo e quella situazione lo mandava fuori di testa; non voleva che l'altro prendesse potere su quel loro giochetto.

te che non voglio baciare- disse, accompagnando quelle sue parole con un sorrisino sadico, anche se dentro di sé sapeva che stava mentendo.

Lui fece scorrere le mani sulle sue cosce, sulla stoffa dei pantaloni di pelle che indossava, morbida sotto le mani, sino ad arrivare al suo inguine. Indulgiò qualche secondo e poi salì verso l'alto, accarezzandogli i fianchi, il petto, fino a quando non si trovò sulle sue spalle. Deglutì sonoramente e si protese verso di lui; gli sfiorò le labbra con le proprie... esattamente ciò che Claud aveva tentato di evitare, ma da cui, alla fine, non era riuscito a scappare.

-Bugiardo- ripeté Lui. Si scostò da lui in modo brusco, gli batté una pacca su un braccio e corse via verso l'uscita dell'appartamento, scomparendo in un battito di ciglia.

Claud, frastornato e senza fiato per l'inaspettata messa in scena dell'altro, prese in considerazione l'ipotesi di inseguirlo fuori da lì.

"Perché dovrei?" si domandò e il fatto che non fosse in grado di rispondersi lo infastidiva, "Lo sai perché" si lasciò sfuggire tra i pensieri e sussultò, cercando di ricacciare indietro quella agghiacciante verità.

LIARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora