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Keith inspirò profondamente ed espirò con estrema lentezza.

-Ecco... stiamo insieme da otto mesi... non sono tanti, ma a me sono bastati per capire che ti amo, per davvero, Evan. Io non riesco a immaginare nulla di più incredibile che trascorrere il resto della mia vita con te-
-Non ti metti in ginocchio?- domandò il veterinario, con voce colma di imbarazzo, e l'altro arrossì e gli diede un pugno su una spalla.
-Mi hai interrotto sul più bello!- lo accusò Keith con un sorrisino tremulo ed Evan se lo schiacciò contro, mentre lui cercava di sfuggire dalla sua presa.

Giocherellarono ancora un po' a quel modo, con Keith che cercava di scappare, senza fare mai nulla per allontanarsi davvero da lui, ed Evan che lo strattonava per i vestiti, e poi gli faceva il solletico, beandosi dei suoi gridolini colmi di gioia.

A un tratto, Keith pose un piede in fallo, perse l'equilibrio e si sentì mancare, mentre cadeva di spalle sul letto. Cercò di restare in piedi e afferrò l'altro per le spalle, finendo per trascinarlo con sé sul letto. Evan rise e ne approfittò per inchiodarlo sotto di sé, riempiendogli il volto di baci, per poi nascondere il viso nell'incavo del suo collo, mentre l'emozione tornava a fargli battere il cuore più velocemente. Deglutì e percepì un brivido corrergli lungo la schiena.

-Sì- sussurrò in un suo orecchio e Keith si sentì pietrificare, restando immobile per un paio di istanti, poi si riscosse dal proprio torpore, batté le palpebre un paio di volte, tornando a collegare la ragione alla mente e afferrò il volto dell'altro con entrambe le mani, schiacciandogli la scatolina con gli anelli contro una guancia, per ricambiare il suo sguardo.

-Dici sul serio?- gli domandò con un filo di voce.
-Assolutamente sì. Miliardi di volte, sì! Sono pronto a ripeterlo ogni istante dei giorni a venire che condivideremo. Ti amo, Keith Coleman- e sigillò quelle parole con un bacio. L'entusiasmo accese in loro, fin da subito, un desiderio rovente e si trovarono a strapparsi i vestiti di dosso, con foga, impazienti di entrare in contatto l'uno con la pelle dell'altro.

-Non hai visto gli anelli!- bofonchiò Keith, tra i baci, vagamente consapevole di essere rimasto con solo i boxer addosso e la bocca di Evan a rubargli i respiri, mentre le sue mani vagavano alla riscoperta del suo corpo, senza alcuna inibizione. I suoi gesti erano sicuri, anche se istintivi, così come potevano esserli soltanto quelli di qualcuno che fosse a conoscenza di ogni più intimo segreto, che sapesse con certezza come e dove toccare per accendere nell'altro un desiderio sempre più crescente.

Keith stringeva ancora la scatolina in una mano, ma percepì la lingua di Evan scivolargli tra le labbra, andando a leccargli quel punto preciso dentro la bocca, che aveva scoperto soltanto da quando stava con lui della carica erotica che era in grado di sollecitargli essere stuzzicato a quel modo, portandolo a tremare e ansimare.

-Ti amo- disse Evan e l'altro annuì in modo convulso, comprendendo di essere rimasto senza voce. Aprì la scatolina con gesti tremanti e ne tirò fuori due vere sottili, semplici, privi di orpelli. -Avrai indovinato la misura?- gli chiese e Keith ridacchiò, lasciando scivolare uno dei due anelli al dito anulare della sua mano sinistra. -È appena un po' largo- lo canzonò Evan, ma nascose la mano sotto al cuscino per evitare che l'altro si rendesse conto che lo stava soltanto prendendo in giro.
-Dai!- protestò Keith che, invece, aveva perfettamente notato come l'anello gli calzasse bene, ma l'altro tornò a baciarlo come a lui piaceva tanto, e il giovane si lasciò andare contro il compagno, mentre Evan trafficava con una mano per recuperare l'altro gioiello e farglielo indossare.

Sentire le mani di Keith, fattosi tanto calde per l'emozione, accarezzargli la schiena, portandosi dietro quel leggero tocco più freddo, dato dal contatto dell'anello con la sua pelle, lo fece rabbrividire.

LIARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora