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Il silenzio che seguì quello sguardo fu colmo di imbarazzo e tanto profondo che Daniel percepì con chiarezza il ronzio del frigorifero che, di solito, gli risultava per niente molesto, eppure, in quell'istante, gli riempì le orecchie, che iniziarono a pulsare per la mancanza di altri suoni.

Non percepiva più nemmeno il fastidio al braccio e alla gamba del lato destro del proprio corpo. Non respirava e stava iniziando a risentire della mancanza d'aria, tuttavia non si azzardava a muovere un muscolo.

Era da stupidi sperare che Jeffrey non si fosse reso conto del fatto che gli aveva appena rubato un bacio, ma Daniel sperò lo stesso che quello sguardo colmo di incredulità da parte dell'altro fosse frutto della sorpresa che stava provando, per avere compreso di essersi addormentato.

Il giovane deglutì sonoramente e fece per alzarsi dal divano, ma l'altro si liberò della coperta e gli strinse un polso, impedendogli di allontanarsi. Lo attirò a sé, piano, per permettergli di fuggire, se avesse voluto, ma conducendolo in modo inesorabile verso di sé. Daniel aprì la bocca e tentò di dire qualcosa, ma si trovò in ginocchio sul divano, al fianco dell'altro, i pensieri totalmente azzerati. Non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi, come se guardarlo dritto in viso avesse attivato una qualche sorta di malia, impedendogli di scappare da lui.

Jeffrey gli poggiò una mano su un fianco, guardandolo dal basso. Daniel ebbe un attimo di esitazione, ma poi gli strinse gli avambracci, facendo leva su di lui per mantenere l'equilibrio, e l'altro protese il collo, arrivando a sfiorargli le labbra con le proprie. Le accarezzò con gentilezza, forse stupito, forse spaventato, di certo appariva titubante, ma quando Daniel socchiuse gli occhi, Jeffrey interpretò quel gesto come una sorta di segnale e si spinse maggiormente contro di lui, premendo le labbra contro le sue.

Daniel tremò e rinsaldò la presa sulle sue braccia e l'uomo gli lasciò libero il gomito, afferrandolo per i fianchi, mentre schiudeva la bocca e prendeva tra le proprie il suo labbro inferiore, premendo e iniziando a succhiare piano. Fece saettare la lingua sulla pelle morbida, per poi scivolare dentro la sua bocca, in cerca della sua. Gli bastò percepire il suo sapore, che sapeva vagamente di alcol e patatine, per sentire come un languore, una fame improvvisa aprirgli un buco alla bocca dello stomaco.

Jeffrey si avventò su di lui, finendo per farlo stendere sulla schiena e Daniel lo accolse tra le gambe, puntellandosi con un gomito e aggrappandosi con una mano allo schienale del divano, ma il tessuto del rivestimento gli scivolava sotto le dita, impedendogli di trovare un appiglio.

Finì per stringere con forza i capelli dell'altro, abbandonandosi all'indietro, circondandogli le spalle. Il bacio si fece sempre più intenso e profondo e Daniel tornò a risentire della mancanza di ossigeno, ma non si sognava neanche lontanamente di interrompersi, nemmeno per riprendere fiato.

Jeffrey fece scivolare le mani sotto la felpa indossata dal giovane; con le dita gelide gli sollevò l'indumento, sfiorandogli la pelle, facendo sì che si coprisse di brividi. Daniel ebbe un sussulto e, per la prima volta in vita sua, si vergognò all'idea di mostrare il proprio corpo nudo. Aveva sempre reputato Jeffrey di una bellezza mozzafiato, nonostante in molti, quando era venuto fuori l'argomento, anche con i suoi colleghi durante le chiacchiere frivole che di rado si concedeva con loro, sostenessero che il viso dell'uomo mancasse di qualcosa, mentre altri attribuivano alla sua bellezza incompleta un eccesso di qualcosa. In parole povere, nessuno aveva mai abbastanza coraggio di sottolineare in modo aperto e chiaro quelli che consideravano essere i difetti fisici del loro capo, ma Daniel trovava tutte quelle considerazioni superflue: non c'era un solo particolare di Jeffrey che mancasse di qualcosa o che fosse eccessivo.

Era Jeffrey. Era perfetto proprio per via di com'era stato disegnato dalla Natura. Non avrebbe cambiato una virgola di lui, ma avrebbe desiderato potere cambiare tutto di sé, in quel momento.

LIARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora