11 - Ricordi

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La mattina successiva, Severus si svegliò per primo. Sbadigliò e abbasso la testa sulla persona che aveva tra le braccia. Sorrise, riconoscendo Harry che dormiva beatamente come un bambino. Gli baciò la testa e lo strinse forte. Solo quando lo sentì muoversi, allentò la presa. Harry si rigirò nel sonno e tenne la testa sul suo petto.
«Buongiorno...», sussurrò Severus.
Harry sorrise e aprì gli occhi. «Buongiorno...», sussurrò di rimando, ancora assonnato.
«Dormito bene?», chiese Severus con un sorriso metà divertito metà a disagio. Non sapeva come comportarsi, ora che aveva realizzato di aver accettato di diventare suo padre.
«Benissimo», sorrise Harry e si spostò a pancia in su accanto a lui per stiracchairsi. «Vuoi qualcosa in particolare per colazione?», chiese, guardandolo.
«Quello che c'è...», rispose Severus, facendosi leva con le braccia e mettendosi seduto, «Quanto ti manca per diventare Auror?»
«A fine mese dovrei iniziare ufficialmente...»
«Un mese... Quando io sarò già andato via»
Harry si volta a gambe incrociate verso di lui e lo guarda. «C'è... C'è una cosa che devo dirti...», dice quasi sottovoce.
Severus lo guarda confuso e preoccupato. «Ovvero?», chiese titubante.
«Tra una settimana... Ci sarà il processo...»
«Su di me. Lo so...», sussurrò Severus e si passò una mano sul viso.
«È solo per "sicurezza", se così possiamo dire», si affrettò Harry a rispondere, mimando le virgolette, «Hermione sta per diventare Ministro della Magia, quindi ha gia messo una buona parola. E io ho già spiegato tutto. Anche la McGonagall ci ha aiutati. Solo che per il ministero c'è bisogno di un processo formale per dimostrare la tua innocenza»
Severus ascoltò in silenzio. Non sapeva che dire. Effettivamente Harry aveva ragione: legalmente serviva un processo. Quello che non gli va giù è che avrebbe dovuto raccontare l'intero piano di Silente a tutti. E naturalmente non sarebbe bastata né la parola di Harry ne quella di Severus, quindi avrebbero dovuto prendere i ricordi. E lì sarebbe stata la fine. L'intero mondo magico sarebbe venuto a conoscenza della sua infanzia, dei suoi anni a Hogwarts, dei suoi sentimenti per... Lily. «Non posso farlo», disse dopo alcuni istanti di silenzio.
«Lo so che non vuoi, ma devi», cercò di convincerla il rgaszo, «Serve per scagionati. Servono le prove»
«Non posso mostrare all'intero mondo magico i miei ricordi. Non posso»
«Severus per favore. Serve. Non vuoi, ma devi. O l'intero mondo magico si rivolterà contro di te, contro me è Hermione, contro la professoressa. Perché abbiamo dato falsa testimonianza. E allora il Ministero si ritroverà autorizzato ad arrestarsi. Vuoi passare il resto della tua vita ad Azkaban? Vuoi sprecare cosi la seconda possibilità che ti è stata data...?»
«NON POSSO PERMETTERE CHE LINTERO MONDO MAGICO SCOPRA CHE AMO TUA MADRE!», sbotta Severus all'improvviso, in preda al panico. Black non saoeva nulla dei suoi sentimenti. Tanto meno Lupin. Cosa avrebbero pensato di lui se fossero venuti a conoscenza che il loro più grande nemico amava la moglie del loro più grande amico? No, non poteva permetterlo. Doveva evitare quella parte. Doveva modificare i ricordi e nascondere i momenti passati con Lily e con Silente a parlare di ciò.
Harry sentì subito un peso sul cuore. «Lo so che è difficile per te. Lo so che non vuoi che si scopra. Ma capisci che è necessario? Non puoi finire ad Azkaban. Io non posso permetterlo, non posso perderti. Se ti ho salvato c'è un motivo. Se ho chiesto di tenerti a casa c'è un motivo. Se ho chiesto di curarti io in casa mia c'è un motivo», sospirò Harry, guardandolo.
«Già...», sussurra Severus, guardandolo, «Perché? Perché mi hai salvato? Perché ti sei preso il disturbo di tenermi in casa tua? Perché non m hai lasciato in ospedale? Perché non mi hai lasciato morire lì, quella ssera nel!a Stamberga strip!ante?!»
«Lei anche chiederselo?! DOPO AVER PERSO I MIEI GENITORI GIÀ DA QUANDO AVEVO UN ANNO, DOVEVO PERDERE ANCHE TE?!», esclamò il ragazzo, incredulo e Severus distolse lo sguardo, «Ascoltami bene», riprese, dopo un paio di istanti, con tono serio, «Tu parteciperai al processo. E mostrerai i ricordi. E sarai assolto e salvato da tutto. E non voglio sentire neanche una protesta da te. Non una parola! Sono stato chiaro?»
Severus non rispose da subito, ma poi annuì in silenzio, senza guardarlo.
«Bene», annuì Harry deciso. Si passò una mano tra i capelli poi si alzò e scese di sotto per preparare la colazione. Severus rimase in silenzio per un bel po', ripensando alle parole di Harry. Non posso perderti. Il ragazzo parlava come se Severus fosse molto importante per lui da anni, non solo da un mese e poco più. Come se fossero sempre stati così legati. Il motivo ancora non lo aveva capito. O forse non voleva accettarlo... Restò in silenzio per un bel po', poi si alzò dal letto e andò alla finestra, guardando fuori e cercando di spensare a pieni polmoni per calmarsi. Si riprese dai suoi pensieri solo quando Harry entrò in camera con un vassoio con sopra due ciotole piene di spicchi di arancia, mela e banana con sopra un po' di panna. Posò il vassoio suo letto e si sedette.
Severus si voltò e si sedette al suo fianco. «Parteciperò al processo», disse, prendendo una ciotola, «Ma ad una condizione.
«Quale?», chiese Harry, sollevando lo sguardo quasi di scatto verso di lui.
«Che terrai Sirius Black calmo e tranquillo solo che avrà visto i ricordi»
«Promesso, anche se non credo che non ti dirà nulla», annuì il ragazzo, sorridendo, «Capirà»
«Spero tu abbia ragione...», sussurrò Severus e iniziò a mangiare la frutta.
«Non è così stupido»
«Credi davvero a quello che dici?»
«Hai ragione», rise Harry, accompagnato da Severus. Fecero colazione in tranquillità e, quando Harry si alzò per portare di sotto il vassoio, anche Severus si alzò e lo prese al posto suo.
«Dovresti riposare...», protestò Harry.
«È solo una ferita al braccio», disse Severus, incamminamdosi fuori dalla stanza, «Posso benissimo lavare dei piatti»
Il ragazzo cercò di protestare ancora, ma sapeva che con lui era tutto inutile e si zittì, seguendolo al piano di sotto. La mattina trascorse abbastanza velocemente: Harry andò al Ministero della Magia per l'addestramento e per vedere come fare per l'adozione,mentre Severus rimase a casa, aggirandosi per le stanze. Si soffermò nella camera di Harry, sedendosi sul letto e guardandosi intorno. Poi si spostò nella camera accanto alla propria. Entrò e subito notò il disordine che c'era lì dentro. Harry non aveva ancora finito con il trasloco. Si addentrò tra gli scatoloni e si fermò davanti ad uno scaffale. Riconobbe la camera come quella di Pwtunia e suo marito. Guardò attentamente le fotografie incorniciate e storse la bocca. Tutte quante ritraevano un bambino grassoccio che giocava, piangeva, sorrideva, mangiava e stricoperto di giochi e regali.
«E pensare che ho dato i soldi alla famiglia...», sussurrò Severus a denti stretti e strinse un pugno lungo il fianco, «A mala pena li hanno spesi per comprargli i vestiti! Tutti sprecati per il bambino viziato!»
Spostò lo sguardo da quelle foto e gli occhi gli caddero su una foto incorniciata e piena di polvere. La prese con mani tremanti appena riconobbe il soggetto della foto: ina bambina dai capelli rossi, che sorrideva felice, appena scesa dall'altalena. «Lily...», sussurrò e la voce gli tremò leggermente. Accarezzò con la punta delle dita il sorriso della bambina e stimse la cornice al petto. Sorrise nostalgico e una lacrima gli rigò la guancia. Uscì dalla stanza tenendo la foto tra le mani e camminò di nuovo fino alla camera di Harry. Si sdraiò sul letto e odorò il profumo del figlio, posando la fotografia accanto a sé, con la bambina che gli sorrideva. Solo in quel momento si rese conto chea foto era u a di quelle magiche: la piccola Lily si avvicinò alla cornice, salutò con la mano e mandò un bacio con l'altra. «Mi manchi...», sussurrò Severus, sorridendo tra le lacrime che ormai gli bagnano il viso. Chiuse gli occhi e percorse con la mente gli anni di quando era piccolo. Tornò ai giorni passati con Lily. A ridere e correre intorno al lago. Sorride nostalgico e pianse finché non crollò, stanco per il dolore che i ricordi gli riportarono alla mente.

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