18 - Accoglienza calorosa

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Era finalmente iniziato l'anno scolastico e Severus non aveva ancora rivolto parola ad Albus, se non per chiedere novità, così come a tutti gli altri ritratti, sul mondo magico all'esterno del castello. La cena del primo settembre, a Hogwarts, furono le due ore più lunghe della sua vita. Non aveva ancora rivolto parola agli studenti quando, quelli del primo anno, erano stati tutti smistati. E non ne aveva il coraggio. Ora, però, doveva alzarsi e parlare. Stavano tutti con gli occhi fissi su di lui, ma in tutta la Sala Grande c'era un brusio continuo.
«Forza, Severus...», gli sussurrò la McGonagall, «Sei il preside... Vedrai che non oseranno fiatare, ma tu devi dire qualcosa...»
Severus la guardò con occhi stanchi, si passò una mano sul viso e si alzò da quel trono dorato che anni prima era appettunuto ad Albus Silente. Immediatamente la sala si zittì. Così di colpo, come se fossero stati tutti congelati da un Dissennatore. Il nuovo preside scrutò tutti quanti attentamente e sentì centinaia di occhi puntati addosso, tra studenti e corpo docenti. Si schiarì la gola e, per un istante che sembrò eterno, esitò. Non riusciva a parlare, sapeva che doveva, ma la gola aveva deciso di chiudersi proprio in quel momento con un nodo che partiva dallo stomaco.
«Forza professor Piton!», gridò da infondo alla sala uno studente, «Vogliamo sentirla parlare!»
«Sì, avanti!», concordò una seconda studentessa dall'altro lato del primo, «Può farcela!»
«Piton! Piton!», all'improvviso si sollevò un coro di incoraggiamento da tutti i tavoli, persino da quelli del primo anno. Severus rimase immobile, pallido più del solito, ma con il cuore che gli esplose in petto quando si volto verso gli altri professori e videro che non osarono fermare gli studenti. Minerva gli rivolse un sorriso dolce e incoraggiante, così prese coraggio e si voltò nuovamente verso gli studenti, sollevò le braccia e li zittì lentamente, ma qualche fischio si udì ancora sopra il silenzio che ripiombò sui tavoli.
«Buonasera...», disse, appena riuscì ad ingoiare il nodo, «Come ovviamente saprete, sono il nuovo preside di Hogwarts, ma non sarà un anno come lo è stato l'anno scorso. Sarà un anno diverso, un anno pieno di lavoro, questi ve lo assicuro. Ma soprattutto sarà un anno pieno di luce... So di non essere Albus Silente. Ma vedrò di fare del mio meglio a finché possa recuperare ciò che ho fatto passare ad alcuni di voi. Abbiamo vinto la guerra. Quello che accadrà quest'anno sarà una rivuzione del tempo. Avremo molte meno preoccupazioni a cui pensare, non ci saranno più pericoli dietro l'angolo. Non ci saranno più torture... Quelli a venire, saranno anni diversi, luminosi, pieni di speranza. E chiedo a tutti voi studenti di, non impegnarvi con lo studio, perché la storia non implica che ci sia un cambiamento nel regolamento scolastico e lo svolgimento di compiti e lezioni... Ma anche di impegnarvi a manentere un equilibrio tra di voi. Ormai i dissapori tra le case credo non esisteranno più, perciò vi chiedo qui, ora, di cercare di fare amicizia tra di voi. In modo che si possa ricostruire una scuola come quella che volevano i nostri fondatori...», non fece neanche in tempo a finire la frase che, un altro applauso fragoroso ricco di fischi, si sollevò e riempì l'intera sala. Anche i professori applaudirono. Severus rimase in perfetta freddezza in viso, anche se dentro di sé voleva andare oltre tutta quell'immagine che si era creata intorno al nome di "Severus Piton". «Ora...», disse, appena riuscì a riottenere il silenzio, «Le regole che sono valse per voi al vostro primo anno, valgono anche per il primo anno di oggi. Ovvero che ogni anno è severamente vietato l'accesso alla Foresta Proibita, ai margini della scuola. E che ogni qual volta che verrete sorpresi ad infrangere le regole, perderete punti della casa. Punti che potrete guadagnare con il Quidditch e durante le lezioni. Ogni traguardo che raggiungerete farà guadagnare punti alla vostra casa. Ogni violazione delle regole, al contrario, ne farà perdere. Spero di essere stato abbastanza chiaro», li scrutò nuovamente e notò sul viso di molti uno sguardo divertito, di altri ancora intomorito dal solito professor Piton, severo, bastardo e cinico. Alzò le mani e il cibo apparve su tutti i tavoli. Immediatamente la Sala Grande di riempì di sospiri di stupore dei ragazzi del primo anno e del brusio di quelli più grandi. Severus sorrise dentro di sé e si risedette al tavolo. Tutti i professori gli sorrisero cordiali, mentre Minerva, al suo fianco sul posto da vicepreside, gli rivolse un sorriso sincero e quasi dolce. Come quello di una madre. Severus ricambiò i sorrisi con il suo solito sorriso accennato e rigido, ma in cuor suo aveva un sorriso enorme per l'accoglienza ricevuta che non si aspettava affatto.

Dopo cena, gli studenti si ritirarono nelle loro camere, i professori nei loro uffici, due ore dopo. Severus entrò nel proprio ufficio con una stanchezza tale che trascinò i piedi. Ma quella stanchezza durò poco nel vedere chi c'era seduto alla scrivania, con i piedi incrociati su di essa, le mani incrociate sulla pancia, i gomiti sui braccioli della sedia e lo sguardo rivolto verso il ritratto di Albus.
«Harry...», sussurrò quasi, sentendo il cuore mancare un battito.
«Ciao papà», sorrise il ragazzo e saltò in piedi, andandolo ad abbracciare. Severus ricambiò l'abbraccio, stringendolo forte, senza pensarci due volte. Era stanco e la visita del figlio era forse la più bella sorpresa che potesse aspettarsi quella sera.
«Come mai qui...?», gli chiese appena si staccarono, facendolo accomodare.
«Sono passato a trovarti», gli rispose Harry sedendosi di fronte alla scrivania, «Ho saputo dell'accoglienza che hai ricevuto»
«Già...», sospirò l'uomo, sedendosi di forte a lui e togliendosi il mantello che lasciò scivolare sul mobile che li divideva. «Non me lo aspettavo. Credevo che avrei ricevuto delle lamentele contrariate, delle proteste... E invece mi hanno accolto come avrebbero accolto chiunque si fosse presentato come preside. Forse hanno fatto anche di più»
«Te l'avevo detto... Non oseranno lamentarsi. Primo perché sanno ormai, sì, lo sanno», lo anticipò, prima che potesse parlare, «E secondo... Be', ti sei visto?»
«Scusami?», inarcò un sopracciglio Severus.
«Oh andiamo... Lo sanno tutti che fai paura anche solo a guardarti... Ma se ti conoscessero come ti consoco io, sono sicuro che ti riderebbero quasi dietro, scoprendo il "bastardo pipistrello dei sotterranei" essere invece un uomo gentile e affettuoso», disse Harry con un sorrisetto divertito.
«Chi ti ha fatto entrare? Minerva? Perché sto per ucciderti con le mie mani», sibilò il preside, guardandolo male. Harry scoppiò a ridere, una risata sincera e di gusto. Tanto che contagiò anche il preside, che rise insieme a lui. Quando si calmarono, avevano entrambi un sorriso enorme stampato in faccia e lo sguardo dolce e commosso di Albus puntato addosso. Severus si era accorto che non era andato via, ma non osò dirgli niente per non destare sospetti in Harry. Maledisse semplicemente la sua presenza, perché significava che più tardi gli avrebbe dovuto spiegare tutto.
«Allora? Come ti senti ora che sai che tutta la scuola ti ama e ti desidera come preside?», gli chiese il ragazzo dopo un po'.
Severus lo guardò negli occhi e pensò alla domanda per alcuni istanti, prima di dare una risposta. «Mi sento... Strano», disse alla fine, «Sono contento, certo... Ma non me lo aspettavo. Non c'era neanche la remota possibilità che mi accogliessero così. Perciò non saprei neanche come descrivere la serata... Solo che è strano tutto questo e che devo abituarmici»
Harry sorrise in modo dolce e comprensivo. «Dovresti essere meno duro con te stesso e capire che ormai non sei più solo», gli disse in tono calmo.
Severus lo guardò con occhi stanchi, poi si passò una mano sul viso. «Probabilmente hai ragione...», sospirò, «Anche se non è facile...»
«So che è difficile, papà, ma devi provarci. Non puoi continuare ad autocommiserarti per tutta la vita. Ormai hai questa seconda possibilità, impara ad apprezzarla al meglio e vedrai che tutto sarà più semplice. Soprattutto il fatto di accettare che ormai ti ammirano tutti qui a scuola»
L'uomo gli rivolse uno sguardo sinceramente abbattuto, ma non di tristezza, più che altro di preoccupazione.
«Andrà tutto bene, vedrai...», gli disse dolcemente Harry e gli prese una mano sulla scrivania, stringendola proprio come un bambino stringe la mano del padre. «Prometti che mi scriverai quando avrai un problema? E anche quando avrai novità. E fatti sentire. Scrivimi tutti i giorni che forse è la cosa migliore. Almeno una volta al giorno. Così potrò sapere che non ti sei rinchiuso qui dentro tutta la giornata, perché se vengo a saperlo, torno qui e ti trascino per il castello con le mie mani»
«Hai finito?», inarcò un sopracciglio divertito, Severus.
«Credo di sì...», annui Harry con lo stesso sguardo del padre. I due si guardarono per un istante, poi scoppiarono a ridere.
Albus li guardò dall'alto e sorride dolcemente commosso nel vederli così. «Sono fiero di te, figliolo», sussurrò, coperto dalle loro risate, rivolgendo uno sguardo a Severus. Poi si voltò nella propria cornice e sparì nel buio del ritratto, chissà dove in giro per il castello.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 17, 2022 ⏰

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