1 - Ho perso tutto!

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Era la sera del 31 ottobre 1981. La famiglia Potter era in casa, appena finito di cenare. James Potter era seduto sul divano, mentre Lily Potter era seduta sul tappeto a giocare con il piccolo Harry di 1 anno. Tutto sembrava filare liscio quella sera. Una famiglia come tutte le altre, tranquilla, in casa a godersi la serata. Ma all'improvviso, un rumore forte e assordante, proveniente dalla porta d'ingresso, li fece sussultare.
James si alzò di scatto e capì subito la situazione. Si affacciò alla finestra e vide un'ombra nera e incappucciata avvicinarsi alla casa. «È lui! Prendi Harry e va! Nascondetevi!» , esclama, facendo alzare Lily che, a quelle parole, prende Harry.
«ames! Vieni via! Andiamo tutti!»
«No! Tu va! Io lo trattengo! Tu va via!»
Ma Lily non fece in tempo a rispondere che un altro rumore fortissimo alla porta costrinse il marito a tirarla via di peso. Lily corse su per le scale e si chiuse nella camera con la culla del piccolo. Lo mise dentro, dopo averlo stretto ancora, si sedette a terra e lo guardò. «Harry...» , gli sorrise forzatamente. In quello stesso istante sentì delle urla e poi un qualcosa cadere a terra pesantemente sulle scale. «Harry...» , ripeté e il bambino, cominciando ad avere le lacrime per la paura e non capendo la situazione, la guardò, - Harry sei tanto amato. Tanto amato. Harry mamma ti ama. Papà ti ama. Harry sii prudente. Sii forte», ma non fece in tempo che in quel momento la porta di spalancò e Lily scattò in piedi. Una figura nera e incappucciata entrò nella stanza e puntò la bacchetta contro il piccolo nella culla.
«No!», subito Lily si mise in mezzo, «Lui no! Per di me, ma lui no!»
»Spostati stupida! Voglio il bambino!», esclamò la figura con voce rauca e bassa.
«Ti prego uccidi me, ma lascia andare Harry!»
«È il tuo ultimo avvertimento domma!», ruggì di nuovo la voce rauca, «Ho detto spostati!»
«Harry no! Ti prego! Uccidi me! Ma lascia Harry!»
«Avada Kedavra!», esclamò la figura scusa e il lampo di luce verde accecante, che uscì dalla punta della sua bacchetta, colpì il petto della donna. Il suo corpo cadde a terra senza vita, abbandonato da un urlo straziante poco prima che il lampo verde la raggiungesse. Il piccolo Harry adesso piangeva e guardava la madre a terra.
La figura incappucciata si avvicinò a lui e gli puntò la bacchetta contro. «Avada Kedavra!», esclamò ancora di nuovo un lampo di luce verde accecante uscì dalla punta della sua bacchetta e si scagliò verso il bambino. Ma questa volta rimbalzò verso di sé, colpendolo. Subito la casa venne investita da un terremoto e tutte le pareti tremarono, alcuni cornicioni di staccarono. La figura incappucciata sparì nel nulla.
Cadde un silenzio tombale nella casa che cominciava a crollare, quasi completamente distrutta. Si sentiva solo il pianto di un bambino.
Un altro uomo si stava avvicinando alla casa. Era vestito di nero, aveva i capelli lunghi e il viso pallido. Corse verso la casa ed entrò dentro. Trovò tutto in pezzi. Corse verso le scale e trovò il corpo di James steso a terra, lo sguardo fisso ma spento sul soffitto. Sentì un groppo alla gola e corse su per le scale. Poi si fermò di colpo. Di fronte c'era proprio la camera da cui proveniva il pianto del bambino. Si avvicinò lentamente alla camera. Arrivato sulla porta, si sentì mancare. Vide il corpo della giovane donna a terra, una guancia premuta contro il pavimento, una mano protesa verso la culla con il bambino in lacrime, l'altra ripiegata al petto, il vestito spiegazzato, i capelli rossi sparsi sul pavimento in disordine, gli occhi verde smeraldo spalancati, fissi nel vuoto, vuoti anch'essi. L'uomo si accasciò in ginocchio accanto lei, tremando. La sollevò e la girò, guardando il suo volto. Le accarezzò la guancia, scostando i capelli, con una mano tremante. «Lily...», sussurrò pianissimo, la sua voce profonda spezzata dalle lacrime. Le lacrime scesero amare sul suo viso, ricadendo sul viso di lei. La strinse al petto e urlò. «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!», urlò di dolore. Dolore per aver perso la donna che amava. Se qualcuno fosse entrato, avrebbe giurato di vedere un uomo piangere la morte della propria moglie. Quel grido riecheggiò per tutta la casa, ormai silenziosa. Strinse forte la sua testa al proprio petto, una mano sulla sua nuca che la accarezzava delicatamente. Pianse, urlò, si disperò per la morte di Lily, la donna che aveva amato e che amerà per tutta la vita. Quella donna dai capelli rossi, gli occhi smeraldo... Lily... La bella Lily... La sua Lily... Ora senza vita... Non sarà più la sua Lily, che gli sorrideva, lo ascoltava, lo aiutava... Lily... Urlò ancora una volta, mentre mille pensieri lo invadono. Pensieri disperati e di vendetta. Posò la testa della donna sulle gambe e la guardò con il volto rigato, distrutto dalle lacrime e il dolore. Si chinò delicatamente su di lei e la baciò su quelle labbra sottili che non avrebbe mai più rivisto sorridere e che non ricambiarono quel bacio. Intanto le sue lacrime bagnarono anche il viso della donna. Si staccò e, con mani tremanti, le chiuse gli occhi e ripose le sue mani incrociate sulla sua pancia. La spostò delicatamente sul pavimento e cercò di rialzarsi, anche se le gambe non collaborarono. Si passò una mano tremante tra i capelli e si guardò intorno, con la vista annebbiata. Guardò verso la culla e vide il piccolo, in lacrime anche lui come l'uomo. Si avvicinò e allungò le mani verso di lui. «Tu... Se tu non fossi nato... Lei non sarebbe morta...», disse tra le lacrime, «Tu sei nato dalla mia amata e da quel verme che mi portò via lei... Se tu non fossi nato... Lei sarebbe ancora qui...», portò le mani al collo del bambino, ma si bloccò: gli tornò subito al pensiero la donna dagli occhi verdi e si sentì osservato ancora da quegli occhi. Guardò il bambino. Gli stessi occhi... «Lily...», sussurrò. Il bambino lo guardò con i suoi occhioni pieni di lacrime, verdi smeraldo, come quelli della madre. L'uomo scoppiò a piangere ancora e prese il bambino in braccio, lo strinse a sé. «Piccolo Harry... Mi prenderò cura di te... Non ti lascerò solo. Non anche te», gli disse tra le lacrime, «Stanno venendo a prenderti. Ti porteranno in una casa, da una famiglia con cui crescere... Abbiamo ancora qualche minuto...», lo guardò dritto negli occhi. Quegli occhi lo avrebbero perseguitato a vita. Il bambino pianse ancora, spaventato e confuso. L'uomo lo sistemò tra le braccia e lo cullò delicatamente, fino a farlo smettere di piangere e facendolo quasi addormentare. Lo guardò con ancora gli occhi pieni di lacrime e con una mano gli accarezzò il viso piccolo e delicato. Poco dopo sentì dei rumori fuori dalla casa. Si avvicinò alla porta della camera, stringendo il bambino a sé e colpendolo con il proprio mantello. Prima di uscire, si voltò a guarda il corpo della donna che amava.
«Ci rivedremo un giorno, Lily... Promesso», sussurrò, guardandola per l'ultima volta. Poi uscì dalla camera, scese le scale ed uscì dalla casa distrutta. Fuori si ritrovò un omone gigante che scendeva da una strana motocicletta. Questo si voltò a guardare l'uomo pallido e vide il bambino. Si avvicinò e lo guardò.
«L'unico sopravvissuto...», disse l'uomo, cercando di ricomporsi.
«No... Lily... James...», dissee l'omone, con la voce spezzata.
«Sono... morti...»
L'omone scoppiò in lacrime e l'uomo dovette trattenersi o sarebbe scoppiato anche lui di nuovo. «Lo dia a me, professore. Lo porto via da Silente. Lui saprà cosa fare», tese le braccia verso di lui. L'uomo guardò il bambino per l'ultima volta, poi lo porse delicatamente all'omone.
«Hagrid, sta attento...», disse piano. Hagrid non rispose, prese il bambino, lo avvolse in una sacca di stoffa davanti a sé e risalì sulla motocicletta. Senza neanche salutare l'uomo. Poco dopo ripartì e la motocicletta si sollevò in aria fino a sparire, confondendosi con il cielo stellato. L'uomo si guardò intorno disperato, poi si materializzò fino a quella che ricordava fosse la casa della famiglia in cui Harry verrà portato. Si accostò in lontananza, guardando la scena da lontano. Come aveva previsto, un uomo dalla barba lunga e argentata, gli occhiali a mezzaluna sul naso, gli occhi chiari e una lunga tunica, camminava con un oggetto alzato verso l'alto che sembrava raccogliere la luce dei lampioni intorno a quella zona. Poi vide arrivare un gatto che si trasformò, poco dopo, in una donna alta, magra, dalla tunica verde, con gli occhiali squadrati sul naso e il volto serio. Questa si avvicinò all'anziano uomo.
«È vero quello che dicono, Albus?», chiese la donna.
«Temo di si, Minerva...», sospirò triste l'uomo anziano.
«Le voci... e Lily e James? E il bambino?»
«Lily e James purtroppo...», scosse la testa rattristato, «Il piccolo lo sta portando Hagrid. Arriverà a momenti. Lo lasceremo qui con questa famiglia»
«Albus, questa famiglia... sei sicuro? Sono i peggiori. I peggiori babbani di tutti questi»
«Ma sono gli unici parenti che ha. Non gli è rimasto più nessuno»
«È trovi saggio affidare un compito così importante ad Hagrid?»
«Oh, Minerva... Affiderei ad Hagrid la mia stessa vita», disse Albus. La donna non aggiunse altro. Poco dopo giunse la motocicletta di Hagrid: scese dal cielo e si avvicinò ai due.
«Buonasera, professor Silente. Professoressa McGonagall...», salutò con un cenno del capo i due, mentre scendeva dalla moto. Il piccolo era ancora un fagotto nella sacca in stoffa davanti a sé.
«Hagrid, com'è andato il viaggio? Tutto bene spero», disse con voce calma Silente.
«Tutto bene. Il marmocchio si è addormentato da poco. Cerchi di non svegliarlo», disse Hagrid, mentre toglieva il piccolo dalla sacca e lo porgeva al professore. L'uomo anziano lo prese in braccio guardandolo. Poi, seguito dalla donna, si avvicinò e lo posò delicatamente a terra, sul tappetino davanti la porta della casa.
«Albus... Questo piccino sarà famoso. Non ci sarà uomo, donna o bambino che non conoscerà il suo nome, nel nostro mondo»
«Ed è per questo, Minerva, che credo sia meglio per lui crescere lontano da tutto. Quando sarà pronto gli spiegheremo tutto, ma ora... Lasciamolo crescere tranquillo», disse sottovoce Silente. Poi lui e la professoressa sparirono, smaterializzandosi. Mentre Hagrid salì sulla sua motocicletta e si alzò di nuovo in volo. L'uomo li guardò, posandosi con la schiena contro un muro.
«Non temere piccolo... Sì, possono tenerti loro... Ma ti manterrò io. Non ti mancherà niente... Vedrai», disse, poi si smaterializzò via.

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