2 - La fine della guerra

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Quel ricordo attraversò velocemente la mente di Severus Piton, ancora cosciente ma sanguinante. Era nella Stamberga Strillante, a terra, davanti al Signore Oscuro, Lord Voldemort. Quel mostro lo aveva appena fatto aggredire da Nagini, il serpente. Poco dopo Voldemort sparì, con Nagini al suo seguito. Ora anche Harry era nella Stamberga Strillante, con Hermione e Ron, inginocchiato accanto al suo professore di Pozioni per cinque anni, e che ora era un fin di vita. Aveva una mano sul suo collo, per tamponare una ferita troppo profonda. L'uomo lo guardò con gli occhi appannati dal sangue e dalle lacrime. Piangeva. Severus Piton stava piangendo. Harry lo guardò e si sente morire. Non sapeva neanche lui perché si era avvicinato all'uomo che più odiava al mondo. Sapeva solo che aveva sentito, qualche minuto prima di arrivare lì, che doveva essere lì. E infatti ora era proprio lì, accanto a lui. Il professore lo guardò e indicò con una mano tremante le sue lacrime.
«Pren... Prendile... Ti prego...», balbettò a fatica tra le lacrime. Harry si voltò verso Hermione che subito gli porse una fiala dalla sua borsetta. Harry ci spinse dentro, con la punta della bacchetta, le lacrime di Piton, che ora erano diventate di un colore argenteo.
«Va al pensatoio...», disse. Harry mise la fiala nella tasca del pantalone, poi lo guardò ancora. "È in fin di vita e mi lascia queste lacrime..."
«Guar... Guarda... mi...», balbettò ancora Piton, sentendo le forze abbandonarlo del tutto e posando una mano sulla guancia del ragazzo. Harry subito si fissò sui suoi occhi, «Hai... Hai gli occhi di... tua madre...», aggiunse l'uomo, poi sentì gli occhi farsi pesanti e li chiuse piano.
«Professore, no. Forza. Resti sveglio. Mi guardi!», lo scosse, ma niente. Non rispondeva agli stimoli. Si alzò e lo sollevò con la bacchetta. Lo portò nella Sala Grande, dove c'erano tutti i morti e i feriti di quella guerra ancora in corso. Ron vide Fred, immobile, steso a terra, circondato dai suoi genitori e i fratelli in lacrime. Subito corse da loro e scoppiò a piangere. Fred era una delle vittime di quella dannata guerra che nessuno aveva chiesto. Harry e Hermione li guardarono con il cuore a pezzi, mentre Harry sistemava il corpo di Piton in  un angolo, adagiato su un cuscino. Appena sistemato, sotto una coperta, lo guardò e vide che respirava ancora. Non era ancora morto!
«Professore!», lo guardò. L'uomo non risponde, ma aprì leggermente gli occhi. Sentiva le forze andare via sempre più velocemente.
«No, professore. Resti sveglio! Non deve addormentarsi. Lo portiamo al San Mungo, ma stia sveglio», disse Harry, ricevendo uno sguardo debole dal professore. Lo affidò a Hermione e si alzò, correndo fuori dalla Sala. Arrivò all'ufficio di Silente ed entrò, aprì velocemente il pensatoio e ci versò le lacrime di Piton. immerse la testa e subito si ritrovò una bambina dai capelli rossi e gli occhi verdi su un'altalena. Poi vide un bambino dai capelli neri avvicinarsi a lei. Subito li riconobbe come sua madre Lily e il suo professore, Severus Piton. I ricordi scorrevano velocemente davanti ai suoi occhi. Quando riuscì era sconvolto. Suo padre, che aveva sempre creduto un eroe, aveva bullizzato per anni interi il povero Piton, uomo che, invece, aveva ritenuto per diciassette anni un mostro, un assassino, una persona orribile. Aveva scoperto che Piton era innamorato di sua madre... Piton e Lily... Quella sera... Persino Silente piangeva...
"Allora anche ora la ama. Non l'ha dimenticata!", pensò. Ma aveva scoperto anche la triste e cruda verità: lui doveva morire per fermare quella guerra e, soprattutto, Voldemort. Doveva morire per mano di quel mostro lì fuori. si precipitò da Hermione, che aveva lasciato Piton nelle mani della Medimaga della scuola, e Ron.
«Cos'hai scoperto?», gli chiese Hermione, notando il suo sguardo.
«C'è un motivo per cui sento gli Horcrux... E credo lo sappia anche tu, Hermione», la guardò e la ragazza, che sapeva tutto, iniziò a piangere, - Devo andare. Questo è l'unico modo per fermare Tu-sai-chi.
«Vengo con te...», disse Hermione tra le lacrime.
«No... Tu uccidi il serpente», disse Harry, trattenendo le lacrime. Hermione lo abbracciò forte e Harry ricambiò più forte, poi si staccò e scese le scale, uscendo dal Castello e andando nella Foresta Proibita. Arrivato nel punto indicato poco prima da Voldemort, con la sua solita voce sibilante, si trovò davanti una schiera di Mangiamorte tra cui Narcissa e Lucius Malfoy e Bellatrix Lestrange. Questa, due anni prima, aveva tentato di uccidere Sirius Black, il padrino e la figura più vicina ad un padre per Harry per anni, da quando lo conobbe. Voldemort lo guardò avvicinarsi.
«Harry Potter, il ragazzo-che-è-sopravvissuto... Venuto a morire», disse agli altri, con un ghigno  malefico sulle labbra e la sua risata sibilante e glaciale, «Avada Kedavra!»
Harry chiuse gli occhi, e subito il lampo di luce verde accecante lo colpì. Tutto si fece buio. Poco dopo riaprì gli occhi e si ritrovò investito da una luce bianca accecante. Si alzò, guardandosi intorno, e riconobbe il posto come la stazione di King's Cross, ma più pulita e senza treni ne persone. si guardò ancora intorno e intravede una figura scura sotto una panchina. Si avvicinò e trovò una cosa informe, rannicchiata in posizione fetale a terra. Harry si ritrasse subito e una figura alta apparve al suo fianco.
«Non possiamo fare niente per lui, Harry», disse una voce molto familiare al ragazzo. Alzò lo sguardo e lo vide, lì in piedi, di fronte a lui. Non poteva crederci e a momenti ricadde a terra.
«Professor Silente...»
«Harry.», sembrò sorridere l'anziano mago.
«Quello è... Voldemort?», chiese incerto Harry, seguendolo perché aveva preso a camminare.
«La parte di Voldemort che viveva in te», spiegò Silente, «Voldemort, uccidendo te, ha ucciso anche l'ultimo Horcrux, l'ultima parte della sua anima, apparte il serpente»
«Quindi, se ora Hermione riesce ad uccidere Nagini... È tutto finito? Questa guerra... Lui... Lui sparirebbe per sempre?»
«Il male non sparisce mai, Harry. Ce n'è sempre nel mondo. Ma sì: la guerra finirebbe»
«Il male c'è sempre...», ripeté Harry, malinconico e triste, «Sirius, due anni fa, mi disse: "tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi". Ma ha ragione lui: ciò che conta è da che parte scegliamo di agire»
Silente sorrise piano, poi si fermò a guardarlo. Notò che Harry prova pietà per quell'essere lì a terra.
«Non provare pietà per i morti, Harry. Piuttosto provala per i vivi e per coloro che vivono senza amore»
«Ma ora che fine farà?»
«Resterà qui per sempre. Non tornerà mai indietro. Quel pezzo di Voldemort è morto», lo guardò, «Non come te»
«Io posso scegliere?», Harry si girò di scatto a guardarlo, «Posso tornare indietro?»
«Certo che puoi scegliere. Ma la scelta sta a te, Harry, solo a te», aggiunse Silente, e si allontanò dall'altra parte, verso una luce molto più grande e accecante.
«Signore... Ho una cosa da chiederle...», gli disse Harry, restando fermo sul posto, mentre l'anziano mago era lontano già di qualche metro da lui, «Il Patronus del professor Piton è una cerva... Come quello di mia madre. Non le sembra... insolito?»
«Insolito? E perché dovrebbe?», rispose Silente con quel suo sorriso calmo e si allontanò da un Harry ancora confuso.
 «Professore...», lo richiamò ancora una volta, «Sta accadendo tutto nella mia testa, vero?»
«Certo che sta accadendo nella testa, Harry», rispose, «Ma non vuol dire che non stia accadendo davvero», e sparì verso quella luce.
Harry lo chiamò ancora, ma poco dopo non vide più niente: una luce bianca, potente come un flash, lo investì. Poi di nuovo tutto buio.

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