3 - Piton è sveglio

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La guerra era finita da due settimane e il professor Piton era ancora al San Mungo. Harry, Hermione e i medici avevano trovato un modo per salvargli la vita utilizzando l'Antidoto ai Veleno Comuni. Mentre lui era in una specie di coma, per una settimana intera lavorarono senza mai fermarsi. Harry non lo avrebbe lasciato andar via. Soprattutto ora che sapeva la verità. Da due settimane avevano mandato via tutto il veleno dal suo corpo e ora, Piton, si stava riprendendo, piano piano, e le ferite si stavano richiudendo quasi del tutto. Ma ancora riprendeva conoscenza. Quella mattina Harry si svegliò molto presto. Si doveva vedere con Sirius tra circa un'ora, così si alzò e andò in bagno per lavarsi. Finito di sistemarsi, si vestì, scese in cucina, preparandosi del caffè. Nell'istante in cui finì di bere, Ginny apparve sulla porta. Harry si era trasferito dai Weasley dopo la guerra, non avendo più una casa in cui tornare: non se la sentiva di tornare alla casa dei suoi zii, dove era cresciuto. Anche se ora era vuota. E così i Weasley lo avevano accolto.
«Buongiorno, Harry», lo salutò con un sorriso e uno dei suoi soliti baci.
«Buongiorno, Ginny», ricambiò Harry.
«Vai da Sirius, vero?»
«Sì... Mi ha detto che vuole fare una cosa molto importante e che ha bisogno del mio aiuto»
Sirius... non era morto. La sera in cui si scontrarono con i Mangiamorte al Ministero della Magia, sua cugina Bellatrix lo stava per uccidere, se non fosse stato per Remus, che lo buttò a terra poco prima che il lampo accecante verde lo colpisse. E ora era il padrino di Harry, come lo era sempre stato. L'idea iniziale era di trasferirsi da lui, infatti. Ma preferiva restare dai Weasley finché Piton non si fosse ripreso. Loro abitavano più lontani dal San Mungo e gli era più facile, quando sostituiva Hermione al turno di veglia su di lui. Ma stare dai Weasley gli sembrava più adatto per il momento. Sirius stava finendo di sistemare casa.
Anche Remus si era salvato. E anche Tonks. La sera della Battaglia di Hogwarts, Harry riuscì a salvare anche loro due. Ma purtroppo solo loro due.
«Va bene. E il professor Piton? Come sta?»
«Piano piano si sta riprendendo. Però ancora non muove un muscolo. La cura che ho trovato, probabilmente, non è abbastanza...»
«Non pensarci. Andrà tutto bene», lo consolò lei, con un forte abbraccio.
«Sì... Probabilmente passerò all'ospedale prima di andare da Sirius. Oppure dopo. Non lo so. Ora ci penso. Solo... Se Sirius ha detto che deve fare una cosa importante... Forse ho già capito cosa. Mi ha anticipato che deve assolutamente parlare con una persona. E dice che è importante. Che deve assolutamente farlo. E questa persona dice che potrebbe avere problemi ad ascoltarlo. Ecco perché ha bisogno del mio aiuto»
«Tu pensi che... che si tratti di chiedere scusa a...», gli chiese, ma lui non rispose. Ginny sapeva tutto. Dopo aver visto i ricordi, Harry aveva raccontato a tutti la sua storia. E ora tutto il mondo sapeva chi era veramente. Sapeva che eroe era Severus Piton, il Mangiamorte, mostro e doppiogiochista. Ed ecco perché Ginny aveva forse capito le intenzioni di Sirius. E anche Harry... Non ci voleva molto a capire le intenzioni del suo padrino.
Poco dopo salutò la ragazza ed uscì di casa, avviandosi a Grimmauld Place, dove Sirius era tornato. Dopo la guerra, tutto il mondo aveva capito anche che Sirius Black era innocente. Così era potuto tornare a vivere lì.
Harry decise che al San Mungo ci sarebbe passato dopo, così andò direttamente da Sirius. Si fermò sulla porta, poi entrò, avendo le chiavi. Venne subito accolto da una ventata di aria fresca, proveniente dalle finestre aperte del salotto.
«Ciao Harry!», esclamò una voce allegra proveniente dal divano. Sirius si alzò e gli andò incontro con un sorriso.
«Ciao Sirius», gli sorrise Harry e lo abbracciò, «Allora... Di cosa si tratta?»
Sirius non rispose subito: lo fece sedere sul divano accanto a sé e spostò lo sguardo sul caminetto spento.
«Harry... Tu hai mai... Dovuto scegliere tra due amicizie? Se restare fedele al tuo migliore amico, o fare una cosa che potrebbe cambiarti la vita... per sempre?», gli chiese, senza guardarlo.
"Harry non è stupido", pensò, "Ci sarà arrivato sicuramente... Ma che devo fare? Sono anni che mi porto dentro questa cosa..."
«Sirius... dimmi semplicemente la tua intenzione. Ti aiuterò, ma devi dirmi cosa vuoi fare», lo guardò Harry. Sirius di nuovo ci mise tempo a rispondere. Esitò di nuovo, finché non sollevò lo sguardo verso di lui.
«Harry... Io voglio chiedere scusa a Piton»
Harry, anche se aveva intuito, restò comunque sorpreso.
«Davvero vuoi farlo?»
«Sì. Sono diciassette anni che mi porto dietro tutto... Ho capito anni fa che sono stato un idiota e che dovevo chiedere scusa. L'anno in cui nascesti tu. Ebbi una discussione con Remus e capii che avevo sbagliato. Ora voglio scusarmi. E non posso più aspettare. Ecco perché ho bisogno del tuo aiuto»
«E ti sono vicino. Ti aiuterò. Questo è un gesto molto maturo e responsabile da parte tua, lo sai?», gli sorride il ragazzo, «Un po' in ritardo, ma buono e giusto»
«Davvero lo pensi?», lo guardo il padrino, sorridendo, «Allora devi darmi il tuo aiuto nel cercare il modo in cui dirglielo. Però aspetterò che si riprenda del tutto. O potrei solo peggiorare la situazione... So perfettamente che si arrabbierà e che mi urlerà contro»
«Già... Ma vedrai che andrà tutto bene... Magari all'inizio ti urlerà contro, questo rischio c'è, è vero. Ma vedrai che accetterà le tue scuse», sorrise di nuovo, poi abbassò lo sguardo, «Anche io volevo scusarmi, in realtà. L'ho odiato a morte per anni, gli ho dato dell'assassino, del mostro. L'ho trattato male per sette anni. Ora che ho scoperto che mi ha protetto a costo della sua vita, che ha mentito persino a Voldemort per proteggere me... E poi la storia con mia madre... Mi sento io un mostro solo a pensare a tutto la storia... Papà era... Io l'ho sempre considerato un eroe... ora, invece, scopro che lo bullizzava. E che l'ha fatti per anni»
Sirius mise una mano intorno alle sue spalle e abbassò lo sguardo. Sia lui che James avevano sbagliato... Erano stati degli idioti, tutti e due. Harry lo guardò, poi scosse la testa e si sistemò sul divano. Parlarono per ore intere: Sirius spiegava il modo in cui voleva scusarsi, cosa voleva dire e come, mentre Harry lo ascoltava e lo consigliava. Solo dopo quattro ore, quando ormai era ora di pranzo, giunsero tutti e due ad una versione comune. Mentre erano in cucina per mangiare qualcosa, un gufo entrò dalla finestra, e lasciò cadere una lettera sul tavolo. Harry riconobbe la firma di Ginny, così la aprì e lesse.

Il professor Piton ha ripreso conoscenze. Hermione ha appena scritto. Si è ripreso del tutto. Mi ha chiesto di dirti di raggiungerla subito.

Ginny

-

«Finalmente!», esclamò Harry, «Piton si è ripreso. Si è svegliato! La mia cura ha funzionato!»
«Bene!», gli sorrise Sirius, «Ora vai, forza»
«E tu? Non vuoi venire?»
«Te l'ho detto, Harry. Preferisco aspettare che si riprenda del tutto»
«Sì, giusto. Allora vado. Ci sentiamo più tardi»
«Vai tranquillo», gli sorrise Sirius. Harry lo salutò con un abbraccio ed uscì. Si materializzò al San Mungo e, quando arrivò, si trovò una Hermione che gli salta al collo euforica, un Ron e una Ginny che sorridono sollevati e un Severus Piton con gli occhi aperti e fasciato al collo, alla testa, alle braccia e al busto che lo guarda come fosse spaventato. Harry si avvicinò e lo guardò, senza sapere come salutarlo.
«Professor Piton», lo salutò con un cenno del capo.
«Potter...», lo guardò il professore, ricambiando il cenno del capo e restando sbalordito, quasi più stupito lui stesso di Harry per essere vivo.
«Come si sente?»
«Lo vedi in che condizioni sono?», rispose scettico Piton, ma poi tornò serio e distaccato, - Direi non tanto bene...
«L'Antidoto ha funzionato», annunciò Hermione, intuendo cosa stava per chiederle Harry, - Finalmente si è ripreso e le ferite si stanno per richiudere.
«Bene...», annuì Harry. Ginny, Ron e Hermione capirono che dovevano lasciarli soli. Così si alzarono dalle sedie ed uscirono dalla stanza, dando un'ultima occhiata al professore.
Harry guardò Piton senza sapere che dire. E anche Piton ricambiò lo sguardo senza trovare le parole adatte.
«Volevo chiedere scusa...», dissero all'unisono dopo alcuni istanti di silenzio. Sgranarono entrambi gli occhi e si guardarono straniti.
«Lei... cosa?», chiese Harry anticipando il professore che stava per fare la stessa domanda.
«Hai capito Potter», rispose Piton, distogliendo lo sguardo, «Devo chiedere scusa per tutto. Per sette anni di odio nei tuoi confronti.a capirai, certo, che ho dovuto. Ero costretto. O il Signore Oscuro avrebbe capito e avrebbe ucciso non solo me ma anche te. E questo non potevo permetterlo»
«No signore...», lo interruppe subito Harry, «Sono io che devo chiederle scusa. L'ho trattata come fosse un mostro assassino bugiardo. Ma capisco solo ora che mi sbagliavo. Sono stato uno sciocco. Remus lo diceva che dovevo fidarmi, lo diceva che lei meritava fiducia. Ma io non lo ascoltavo. Ero talmente arrabbiato nei suoi confronti, la odiavo talmente tanto che ero arrivato persino ad accusarla di collaborare con Draco Malfoy al sesto anno. Accusarla senza prove»
«Senza prove, Potter? Mi sono rivelato come Mangiamorte appena tre mesi dopo. Le prove le avevi eccome. Non da subito, ma le avevi. Le hai avute»
«No, professore. Non le avevo prima. E nessuno mi vietava di fidarmi. A parte l'odio che provavo con lei. Ma naturalmente era reciproco l'odio...»
Piton non osò guardarlo in faccia. Non osò incrociare gli occhi verdi di lui con i propri. - Io non ti odiavo... - , disse quasi in un sussurro, - All'inizio sì... Ma poi, con il tempo, mi sono reso conto che non potevo odiarti. Non più. Già dal secondo anno. Non potevo odiarti...
Harry lo guardò di scatto. Incredulo. Non poteva credere che proprio Piton gli stava dicendo quelle cose. «Lei... Lei non mi odiava?», chiese titubante.
«No...», Piton scosse la testa, - Ma tu avevi tutte le ragioni del mondo per odiarmi, Potter.
- No professore. Le ragioni le avevo solo perché non sopportavo come mi trattava. Ma le vere prove le ho avute solo alla fine del mio sesto anno. Con la morte di... Silente.
Piton deglutì nel sentire quel nome. Era colpa sua. Lui aveva ucciso Silente. E per di più sotto gli occhi del ragazzo. «E immagino che l'odio sia rimasto tutt'ora...», disse dopo alcuni istanti di silenzio, «Solo mi chiedo perché tu mi abbia salvato»
«Perché l'ho salvata? Perché non merita di morire, professore. Ecco perché. Non lo merita. Non dopo quello che ha fatto»
«Tu dici, Potter?», lo interruppe il professore, irritandosi e guardandolo, ma non in viso, «Sei tu che decidi chi deve morire e chi vivere ora Potter?»
«No professore. Sto solo dicendo che lei metta di vivere. Merita una seconda possibilità. E, sì, lo decido io», aggiunse velocemente con tono secco, «Ha una seconda possibilità. E la viva bene. Non faccia come sempre che si autocommisera»
«Autocommiserarmi?»
«Sì, lei si autocommisera. Lo ha fatto per tutta la vita. E lo sta facendo anche ora. Non guardandomi negli occhi mentre le parlo. È ancora convinto di non meritare la mia...»
«La tua grazia e il tuo perdono», concluse Piton, «Già. E ne sono pienamente convinto»
«Lo vede? Sta sbagliando! Si sta autocommiserando!», esclamò Harry non potendo più resistere, «Lo sta facendo in questo momento!»
«BE', FORSE PERCHÉ NON MERITO DI GUARDARE QUEGLI OCCHI VERDI! LI STESSI DI TUA MADRE!»

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