Epilogo

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Sono passati svariati mesi da quel giorno in cui ho iniziato a ricordare completamente tutto.
È bastata la pioggia - il suo rumore - a risvegliare i miei ricordi più nascosti.
Quei ricordi che sfuggivano dalle mie mani come acqua di rosa.

È bastata la loro intensità, la loro emotività per riaccendere quel fuoco che ardeva dentro me.
Non aspettava altro che una semplice occasione per divampare, innalzando le sue fiamme toccando l'universo con grande maestosità.

Sembra assurdo come un piccolo fenomeno metereologico possa scatenare dentro te una furia, un vero e proprio tornado emotivo.
Una tempesta senza mai cessare.

È bastata solo la pioggia, una rosa e un bigliettino per spegnere l'interruttore e lasciarmi guidare dall'istinto in mezzo a tutto quel buio.
Quell'istinto che in realtà non erano altro che un paio di occhi azzurri bellissimi.

Quei occhi tendenti al mare in piena oscurità e grigi come il ghiaccio dinanzi alla luce.
Quelle sfumature che non facevano altro che accendersi a ogni minima difficoltà.
Brillavano di una luce propria da far paura.
La loro essenza era così profonda da avere vita.

La mia paura più grande era quella di rimanere sola, di essere ferita dalla gente, di non riuscirmi più a fidare di nessuno.
E invece mi sbagliavo.
Mi sbagliavo su tutto, perché proprio quando meno te lo aspetti, quando hai toccato il fondo e non sai più come emergere, proprio quando sei arrivata al limite, al punto di annullarti - la svolta della tua vita è dietro l'angolo ad aspettarti.

Un piccolo istante fugace che devi cogliere.
Una sorta di segnale universale che ti richiama per un secondo distraendoti da tutti i pensieri.

Con Jonathan avevo completamento toccato il fondo.
Mi sentivo in gabbia di me stessa, proprio come se la Me interiore tenesse prigioniera la Me esteriore.
E mi sentivo in trappola come un uccellino indifeso.

Avevo perso completamente la ragione, non c'era niente in grado di distrarmi, nonostante Ashley era con me 24h su 24h.
Ma impercettibilmente, una minuscola parte di me, mi urlava di non mollare. Di non cedere a quelle emozioni negative che non facevano altro che cibarsi della mia forza.
Mi sentivo così stanca che persino camminare era diventata una tortura.

Ma non ho mollato.
Mai.

Proprio perché quando ero sul filo del rasoio, ho conosciuto quello che era l'amore vero e proprio.
Quell'amore che narrano i grandi poeti, i grandi scrittori.
Quell'amore universale che ti scava nel cuore, fino in profondità dell'anima.
Ti prende con forza dall'oscurità e ti porta a galla, respirando.
Perché diamocelo, l'amore puro non ha paura di lottare con l'oscurità. Non ha paura di perdere, perché sa che la sua forza è molto più di quella che bramano il potere, o il controllo.

L'amore ti prende per mano e ti conduce verso un mondo luminoso, dove non conosce conflitti, né guerra.
E se qualora dovesse incontrarli, li combatte a testa alta e continua il suo cammino, rafforzandosi passo dopo passo sempre di più.

E quell'amore io l'ho conosciuto.
L'ho provato sulla mia pelle, l'ho sentito, l'ho vissuto.
Mi è stato strappato via con violenza, ma l'ho ritrovato. O lui ha ritrovato me.
Come due pezzi di puzzle, due calamite opposte che si attraggono, si completano diventando perfetti.

Tom non ha forzato la serratura della mia porta, ormai chiusa. Ma ha cercato la chiave per poi aprirla delicatamente, trattando quella porta con i guanti d'oro.
Ha visto il mio cuore in frantumi, e da buon artigiano ha preso ogni singolo coccio e lo ha ricostruito da zero.
Non lo ha sostituito ma gli ha dato vita.

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