Rivelazioni

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TOM'S POV

Il suo sguardo era assente. Perso nei meandri dei ricordi.

Non vi è traccia di luce, né di speranza. Solo oscurità. Il nulla cosmico.

Le nostre mani sono ancora intrecciate. Non ho intenzione di lasciarla andare, e spesso inizio a giocarci, tracciando piccoli cerchi sul palmo della sua mano sperando che questo possa tranquillizzarla.

Sotto il mio tocco si rilassa, tutti i suoi nervi tesi si rilassano, e i tremiti che aveva fino a poco fa si placano, lasciando spazio a uno stato di apparente quiete.

Poi inizia a parlare, e in ogni singola parola ci mette così tanta intenzione da farmi venire i brividi.

Mi sta rendendo partecipe del suo dolore. Della sua vita. Dei suoi ricordi.

Un gesto così intimo e speciale, che solo poche persone riescono a fare.

Mi sta aprendo le porte verso il suo cuore ormai frantumato.

***

"Si chiama Jonathan. Qualche giorno fa mi ha lasciato una lettera qui in camera mia. Non so quando sia entrato, ma io ero fuori con te, quindi non sapevo nulla. Almeno fin quando non sono rientrata e ho visto Ashley sveglia in stato di shock. In questa lettera, si scusava. Si scusava per il male che mi ha fatto in questi ultimi mesi.

Io e lui ci conosciamo da quando avevamo 13 anni, siamo cresciuti insieme per così dire. È stato presente in ogni attimo della mia vita, non mi ha mai lasciata sola. Ci completavamo. Come il sole e la luna. Tanto diversi quanto complementari. Le cose andavano bene fin quando c'era alla base un rapporto di sola amicizia, ma negli ultimi anni qualcosa era cambiato. C'erano più sguardi, più attenzioni. Non che non c'è ne fossero stati prima, in quanto stavamo sempre insieme, ma adesso le cose erano diverse. Vedevamo tutto con occhi diversi. All'inizio non sapevo cosa fosse, fin quando poi non ho iniziato a provare un senso di gelosia quando si avvicinava ad altre ragazze. Ma pensavo che era normale. Avevo paura che mi lasciasse sola. E non volevo stare sola. Jonathan è stata la mia salvezza, mi ha salvato tante volte che ora non ricordo più.

Ovviamente anche lui non capiva cosa stesse cambiando tra noi, ma questo cambiamento lo vedevamo con occhi positivi. Una sera, mi disse una cosa. Mi disse che provava qualcosa per me, che mi vedeva non più come la sua migliore amica, ma come qualcosa di più. E stranamente queste cose le pensavo e le provavo anche io. Ma non è mai successo nulla tra noi. Il tempo lo passavamo come al solito, insieme, con qualche abbraccio in più, con qualche stretta di mano in più. Eravamo più presenti l'uno per l'altro. Spesso dormivamo insieme, uscivamo insieme mano nella mano. Ma questo solo quando stavamo solo io e lui. Quando uscivamo con gli amici indossava una maschera, almeno questo è quello che ho percepito io. Non voleva che gli altri ci vedessero più vicini e non ho mai capito il perché. Al contrario, loro erano contenti se ci fossimo messi insieme, perché il nostro rapporto era qualcosa di speciale. Molti avevano provato a dividerci, ma senza risultato.

Un giorno però tutto si è capovolto. Eravamo con gli altri in spiaggia, e gli presi la mano. Lo facevo spesso per non sentirmi a disagio. E lui l'ha cacciata via. Mi ha ferito molto, ma non ho voluto dare tanta importanza. Un suo amico gli chiese cosa ci fosse tra noi, e lui rispose < Ma scherzi? Siamo solo amici, tra noi non potrebbe mai funzionare.>; e lì mi è crollato il mondo, specie quando il giorno prima mi disse <ti amo>. Parole che avevano un profondo significato per me. Fatto sta che non ho mai ricambiato quelle parole. Non perché non volessi, ma qualcosa dentro me diceva di non pronunciarle, di non fidarsi. Che se le avessi pronunciate sarebbe crollato tutto. Mi sarei esposta tanto diventando ancora più fragile. E così mi limitai solo a sorridere. Caso vuole che ci fu il primo litigio vero e proprio da anni, e per due settimane non ci parlammo. Poi chiesi scusa, anche se non era colpa mia. Ma mi sentivo responsabile. Le cose andarono bene per un paio di mesi, poi di nuovo. e cosi via. Un ciclo continuo. Senza fine.

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