Vuoto

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TOM'S POV

I giorni si susseguivano uno dietro l'altro senza scadenze ben precise. Questi, a tratti, assumevano delle sfumature colorate, ricche di emozioni; altre volte invece, erano bianchi, eterei, privi di ogni traccia emotiva.
Erano il corrispettivo del nulla.
Del vuoto.
Dipingere una tela bianca con un colore bianco equivale esattamente a dipingere senza un vero e proprio disegno in mente, senza un progetto.
Alzi il pennello in aria e disegni nello spazio vuoto, con occhi spenti privi di ogni luce, di ogni emozione.
E disegnare qualcosa significa metterci l'anima, rappresentarla, renderla viva.
Comunicare un messaggio.
Forte e deciso.
Ed è in questi momenti che vivere risulta, spesso, come affrontare una battaglia - poiché ci sono giorni in cui quelle giornate sono delle conquiste, delle vittorie per cui vale la pena vivere e sorridere, e altri invece, sono il loro esatto opposto.

Avevo ormai accettato il fatto che con Kristal le cose sarebbero cambiate da quel maledetto giorno dell'incidente; lei aveva bisogno di tempo per ricordare e non potevo forzarla, e nonostante una piccola parte di me non accettasse il fatto che la donna della mia vita non mi ricordasse , l'altra parte era fiduciosa, piena di speranza.
La mia anima sapeva che prima o poi tutto si sarebbe sistemato e che tutti i tasselli sarebbero finiti al loro posto. Ero molto convinto di questa unica speranza a cui mi aggrappavo costantemente, e il tempo quasi mi faceva meno paura.
Eravamo amici, proprio come aveva proposto lei, anche se quella definizione ci caratterizzava davvero poco.
La chimica che si crea intorno a noi quando stiamo vicini è percepibile anche a una distanza elevata, quei filamenti elettrici sono ben visibili tanto da avvolgerci e proteggerci come una bolla.
Una bolla fatta di cristallo, così lucente e delicata, unica nel suo genere, ma si sa che i cristalli sono le pietre più preziose e più forti, difficili da rompere.
E nonostante tutto, un solido legame di base c'era e ci caratterizzava, e insieme stavamo ricostruendo la nostra casa.
O almeno il progetto iniziale era questo.

Ma gli inconvenienti della vita sono sempre dietro l'angolo - non bisogna mai abbassare la guardia sperando che tutto fili liscio.
Ma si sa, acqua e olio non si mescolano mai, e la vita contemplata con la felicità assoluta è impossibile.
Mettono a dura prova la nostra pazienza, il nostro cuore, e non importa quali scelte tu possa fare, o quanto amore ci metti nelle azioni - se dall'altra parte c'è un muro impossibile da scavalcare, tu non puoi passare, non puoi andare oltre.
Non puoi forzare le leggi metafisiche imposte da codesta persona.

Difatti era trascorso un mese.
Un fottuto mese da quello stupido incidente, e sembrava che ormai tutti avessimo intrapreso un viaggio senza più nessuna meta; viaggiavamo su una corda di violino, su un filo teso e sospeso nel vuoto pronto ad accoglierci ad ogni minimo sbaglio.
Il vuoto issava le braccia in alto per inghiottirci vivi, non aspettava altro che cibarsi di noi stessi e delle nostre paure più remote, più insidiose.
E la caduta comportava grossi danni.
Danni dai quali non si può fuggire.

Nonostante Kristal passasse del tempo con noi, con me soprattutto - all'inizio sembrava fosse felice, che si fidasse di noi. Sorrideva e ci rincuorava con quelle parole dolci e sagge che solo lei riusciva a rifilarci.
E per un momento, un solo e singolo momento, avevo pensato che forse non navigavo nel buio più totale, ma che anche in questa circostanza, nella negatività, potevo trarre qualcosa di positivo.
Ma ben presto quel suo sorriso è svanito insieme a tutte le mie aspettative.
Così come era nato se n'era andato.
Silenziosamente, con passi inudibili, di sottecchi, attento a non farsi scoprire.

Soffriva.
Kristal soffriva e non c'era nulla che noi potessimo fare. Ne un gesto, ne una parola erano più di conforto.
A lei iniziava a pesare tutto questo, e il fatto di non ricordare la stava uccidendo piano piano spegnendo prima il suo sorriso, poi la luce nei suoi occhi e infine il fuoco del suo cuore.
Era stanca di basarsi su stupidi ricordi bellissimi che altri le raccontavano; lei voleva ricordarli, riprovare quelle emozioni che associava a quei gesti fulminei della mente.
Da sola.

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