Amati di più

436 19 20
                                    

Questa mattina svegliarmi mi risulta più difficile del solito. Ho solo poche ore di sonno e il mio umore non è dei migliori. Stranamente Ashley dorme, ciò significa che mi sono alzata anche prima del suono della sveglia. Si prospetta una bella mattinata, penso sarcasticamente.

Scendo dal letto e mi dirigo in bagno. Una doccia calda è quello che mi serve ora.

È l'unica cosa che può rigenerarmi.

Sotto il getto dell'acqua i ricordi tornano più imponenti di prima. E fanno male.

Anche se non vedo Jonathan da mesi, sento ovunque il suo profumo, ed è un colpo al cuore. A volte mi sembra di vederlo nei corridoi, o in aula. Ma è solo frutto della mia immaginazione.

Jonathan è lontano me. Dopo la nostra litigata, sono ritornata al campus, e lui è partito. Non so dove sia, nè con chi sia. E quando sono andata a cercarlo per l'ennesima volta, sua madre mi ha detto che era partito. E quindi sono rimasta sola a fare i conti con me stessa.

"Hai smesso di lottare, e non è colpa mia. Ma solo tua. Dici che sono egoista, che non penso a te, ma tu mi hai pensato?"

"Sempre Jonathan. Sempre. Sei tu che non vuoi aprire gli occhi, e se gli aprissi adesso vedresti e capiresti come mi sento."

E senza che me ne accorgo scoppio in un pianto liberatorio. Lente lacrime calde scendono dagli occhi e si uniscono al getto dell'acqua calda.

Sono stanca di dovermi sentire sempre così, sbagliata. Ho chiesto scusa dinanzi a errori che non ho mai commesso e questo solo perché non volevo che mi lasciasse sola. Ho paura di rimanere sola.

Ma sono anche stanca di svegliarmi come se dovessi scendere in campo per affrontare un'altra battaglia. Una battaglia contro me stessa, contro i miei ricordi, contro il mio passato.

Jonathan è stata una parte di me, è una parte di me; ma non posso continuare a vivere con i rimorsi.

Se teneva a me, come ha sempre sostenuto, avrebbe lottato. Con me, insieme.

Ma non c'è mai stato, perciò che senso ha continuare a lottare per un "noi" quando dall'altra parte non c'è sostegno?

Che senso ha continuare a vivere tramite ricordi se questi non ti portano a nulla di nuovo?

Io non mi sono arresa. Mi sono solo fermata.

Fermata pensando che Jonathan potesse tornare indietro, prendermi per mano e continuare a camminare insieme.

Ma non è successo.

È andato avanti per la sua strada, ha preso traverse diverse e si è allontanato più che poteva.

Questo perché non vuole risolvere i problemi, tanto si risolvono da soli, o li risolve qualcun altro.

Pensa che dopo un po' tutto torna alla normalità, che il rapporto di prima è sempre lì, messo solo in stan-by attendendo di ripartire.

Ma non c'è nulla di normale in tutto questo.

Tutta l'aria negativa che ho dentro la butto fuori, e faccio appello a tutte le mie forze per non ricadere nel baratro di queste emozioni contrastanti.

Esco dal bagno e trovo Ashley sveglia, seduta sul letto a gambe incrociate ad attendermi, il che la sorprende.

"Tu mattiniera? Da quando? Per di più già vestita." – mi guarda con occhi di chi vuole delle risposte, ma queste risposte le conosce già. Mi siedo vicina a lei stanca, abbattuta, sconfortata, come se avessi corso una maratona.

"I soliti incubi Ash. Sono davvero stanca. Non ce la faccio più. Quelle parole mi fanno così male tanto da farmi sentire una merda. Forse ho smesso di lottare...forse la colpa è mia..."

"Punto primo, non sei una merda, e se lo dici un'altra volta ti arriva una scarpa. Secondo, non era la persona giusta. So che avete condiviso tutto, che è sempre stato presente etc., ma le vostre strade forse, erano destinate a separarsi. Terzo, non è colpa tua. E smettila di addossarti colpe che non hai. Io c'ero quando ti ha trattata così, quando hai pianto giorno e notte, quando non volevi né mangiare né uscire. Io c'ero. Ti ho vista frantumarti sotto i miei stessi occhi, ti sei chiusa in te stessa, hai creato mura che nessuno può oltrepassare. C'ero quando volevi rialzarti e non ne avevi la forza per farlo. C'ero e non sapevo come aiutarti, perché l'unica che può aiutarti, è te stessa. Se è andata così è perché il destino ti ha riservato qualcosa di più bello. Kristal, ascoltami. Sei una ragazza saggia e intelligente, non ti manca nulla. Hai un cuore grande, e sei tanto altruista. Vedi in tutti la parte migliore di loro stessi, e cammineresti per mari e monti pur di renderli felici. Adesso pensa solo a te stessa. Datti delle possibilità, ascoltati, non privarti di nulla. Amati. "

I suoi occhi erano lucidi. E quelle parole erano sentite con tutto il cuore.

È vero, Ashley era lì quando sono caduta. Non c'era giorno o notte che riversavo lacrime per lui, per noi. La nostra storia si era conclusa nei peggiori di modi, senza risolvere nulla. Mi davo colpe che non avevo, vivevo con i rimorsi perché quello che avevo fatto per noi non era il massimo. Avevo smesso di amarmi, anche se mi chiedevo sempre, "Mi sono mai amata?".

Istintivamente l'abbracciai forte, era l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento. Volevo sentirmi a casa, protetta, al sicuro da tutte quelle schegge che mi colpivano in pieno petto. Ashley aveva ragione, dovevo amarmi di più, dovevo pensare a me ora.

Una lacrima di sollievo mi riga il viso. Parlare con lei è liberatorio, mi sento libera e viva. Mi capisce sempre ed è pronta a incoraggiarmi, a proteggermi e se è necessario anche a minacciarmi, a dirmi la cruda verità.

Mi allontano di poco notando che anche lei sta piangendo. Per il mio comportamento stupido e infantile, sto causando sofferenze anche agli altri, a chi mi ama e a chi mi è vicino.

E questo faceva ancora più male.

Nell'abisso non sono caduta solo io, ma stavo trascinato anche loro.

E ora devo uscire portando con me i miei cari.

Glielo devo.

E per questo lotterò con tutte le mie forze.

Trust MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora