La Resa dei conti pt.1

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"Possiamo parlare?"

Annuisco senza proferire parola.
L'effetto che mi fa non è indifferente come mi sarei aspettata o come avevo programmato.
Ma si sa, più programmi qualcosa, più quella cosa prende un'altra direzione.

"Perché non hai risposto alla lettera?"- continua il discorso senza togliermi gli occhi di dosso.

Sapevo che sarebbe andato a parare proprio lì.
Davvero si aspettava una risposta da me?

"Perché avrei dovuto?" - rispondo a tono fermo e pacato.

I miei occhi sono fissi nei suoi. Non ho intenzione di abbassare lo sguardo e farmi vedere fragile e vulnerabile, gli darei solo una grande soddisfazione.
Se pensa di ferirmi facendomi sentire in colpa si sbaglia di grosso.

"Sei cambiata. Perché? Un tempo avresti risposto, mi avresti cercato. Hai davvero intenzione di rovinare tutto?"

Come immaginato ha colpito in basso.
Sono sicura al 100% che ora affermerà che la colpa sia mia.
Ma non prendiamoci in giro.
Ho smesso di lottare per noi quando lui stesso ha deciso di tirarsi indietro.

Se era vero "amore" come sempre sosteneva, non mi avrebbe lasciata così senza una spiegazione. Per amore si lotta in due, nel nostro caso, l'unica a combattere ero solamente io.
Non vi era reciprocità, il viaggio era unilaterale e non riuscivo più a reggere un tal peso addosso da sola.

"Non sono io che ha rovinato tutto. Ho smesso di cercarti nel momento esatto in cui mi hai completamente distrutto. E tu mi chiedi se sono cambiata?" - rispondo fermamente, poi un sorriso amaro compare sulle mie labbra e continuo il discorso, tanto vale essere trasparenti una volta per tutte.- " Tu non hai idea di cosa abbia passato. Vedermi cambiata per te è stato così strano? Dovrei dire menomale."

"La mia Kristal non mi avrebbe risposto in questo modo"- ribatte deciso e deluso dalle mie stesse parole.

"Non c'è un "mia" in questo momento Jonathan. Mi hai lasciata affondare nei miei stessi problemi. Ho toccato il fondo e ci sono rimasta per mesi. Non ho visto la luce per un bel po. E cambiare " per me stessa" era, anzi è la cosa più giusta che potessi fare." - dico con fierezza.

Cerco di mantenere un tono sicuro e fermo, anche se dentro me sento di star sgretolando piano piano.
Sapevo che sarebbe successo prima o poi, ma un conto è immaginarsi questa scena, un altro è viverla.
E pensare di discutere con la persona più importante della tua vita, che per anni è stata la tua salvezza, il tuo porto sicuro, la tua luce nei momenti bui, la spalla su cui piangere, la causa del tuo sorriso, è davvero impensabile.
Quasi impossibile da accettare.

Ho passato mesi in cui mi sentivo un pesce fuor d'acqua, come se questo mondo, Se questa vita non mi appartenesse.
Mi sentivo estranea, diversa e non c'era nulla a cui potermi aggrappare per rivendicare quel presente.

Jonathan mi ha completamente distrutto, e ci si chiede come sia possibile che una persona possa farti sgretolare in questo modo.

Si è preso ogni parte di me, ogni parte del mio cuore, della mia ragione, della mia anima e l'ha incenerita.

"Io non voglio distruggere nulla. Io provo qualcosa per te e sono disposto a lottare per noi. Ma evidentemente mi hai dimenticato in fretta, visto che stai con il biondino.
E parliamoci chiaro, sei stata tu ad allontanarti da me. Aspettavo un tuo messaggio, o una tua chiamata. Ma zero. Solo indifferenza. E ho pensato che non sono mai stato "così importante" come sostenevi tu. Tradito e buttato via come uno stupido giocattolino. Ti sei divertita eh?
È così sono andato via. Lontano da te."- sputa con tutta la rabbia che ha in corpo.

I suoi occhi emanano fuoco puro, vorrebbe incenerirmi all'istante se potesse.
Percepisco la sua tensione, la sua rabbia , ma non ha scusanti. Quella che dovrebbe essere arrabbiata nera dovrei essere proprio io.

Se non lo conoscessi abbastanza bene direi che fare la vittima gli riesce alla perfezione, e qualsiasi persona ci avrebbe creduto a tutto questo teatrino.

Peccato che ogni volta che c'è di mezzo una discussione, lui è il santo e io il diavolo.

Ma credo che questa volta non avrà la meglio.

Queste parole mi hanno abbastanza ferito.
Riaperto ferito che avevo chiuso a fatica.
Ma forse è meglio così.
Quel dolore può aiutarmi ora per sbattergli in faccia ogni singola parola, carica di dolore e rabbia. E fargli capire, una volta per tutte, cosa ho passato e come ci sente a essere feriti nell'animo.

Avanzo lentamente verso lui, mentre nella mia testa rimbombano quelle ultime parole - " Tradito e buttato via come uno stupido giocattolino. Ti sei divertita eh?" - parole che mi hanno letteralmente aperto il cuore due, spaccato, frantumato in mille pezzettini.
Il mio corpo è teso come una corda di violino, mentre i miei occhi sprigionano rabbia, e delusione.
Le mie emozioni hanno deciso di uscire dai loro cassetti e iniziare a lottare tra di loro, e questo mi porta ad avere in mente già le idee chiare.

La mia mente sta già formulando parole e frasi taglienti come lame.
Perché c'è una cosa di me che non sapete.
Quando sono arrabbiata, quando difronte a me ho la causa del mio malore, della mia sofferenza, riesco a essere molto stronza.
Non dico cattiva, ma con semplici parole vi restituisco tutto il male che mi avete causato.

Come consiglio, mai risvegliare un toro dopo un momento di tranquillità.

"Sei stata solo stupida ad andartene così, potevamo parlarne e affrontare tutto insieme. E invece hai preferito lasciarmi. Cosa ti aspettavi che ti avrei rincorso?" -continua Jonathan mentre osserva avanzarmi.

Li ragazzi miei, non ci ho visto letteralmente più.
Una forza più grande di me mi ha dato il coraggio di reagire dinanzi a tutte quelle cattiverie gratuite.
E senza che nessuno si aspettasse nulla, la mia mano vola in aria.
E con un gesto secco e deciso della mano, che sento uno sciocco.

Gli ho tirato uno schiaffo in pieno viso.

"Sta zitto Jonathan."- la mia voce non è più decisa, ma si presenta flebile, quasi tremante.

Vedo Jonathan irrigidirsi, spalancare gli occhi e portarsi una mano in viso.
Nessuno dei due avrebbe mai immaginato un gesto così spinto, tanto meno io.
Ma quelle falsità mi stavano lacerando l'anima un'altra volta e non potevo permettere al dolore di riappropriarsi di me.

"Per una volta nella tua vita vuoi smettere di fare la vittima e prenderti le tue dannate responsabilità?" - iniziò il mio monologo a fil di voce - " dici tanto che sia stata io a giocare con te, ma tu non sei da meno. Hai idea di cosa io abbia passato? No che non lo sai.
Cosa dovevo fare quando la persona che più ho amato a questo mondo fin ora, mi ha praticamente lasciato sola per correre dietro a un'altra? E magicamente quando ti ha mollato sei tornato indietro. Da me.
Chi è quello che gioca ora?
Vai e vieni come se fossi un tuo giocattolo." - sospiro e riprendo fiato come Se questa conversazione mi stia prosciugando le forze -"Quando avevo bisogno di te dov'eri? Oh si eri partito senza avvisarmi. Ma poi pretendi che quando stai male tu io debba esserci.
Sai, in un rapporto deve esserci reciprocità e nel nostro non c'era!
E quel "biondino" come tu lo chiami e disprezzi, perché si conosco il tuo tono di voce in queste situazioni, è il mio ragazzo.
E non hai idea di quanto ha fatto per me.
Perciò taci.
E adesso spiegami perché diavolo sei tornato se tu stesso hai pensato che io ti abbia usato."

Stavo letteralmente perdendo il controllo.
Le parole uscivano sole, senza seguire un preciso filo logico.
E come se il mio corpo, la mia mente avesse aspettato questo momento da tanto tempo.
Come se non vedesse l'ora di riversare fuori tutta la negatività, tutta la tristezza, tutta la rabbia, la delusione è sbattergliela in faccia.

Il mio animo aveva bisogno di liberarsi di tutto quel fardello, e stavo iniziando a farlo.

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