thirty two

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<< Harry dobbiamo parlarti >> è quando tua madre ti rivolge questa frase che inizi a passare mentalmente nella tua testa tutte le cazzate che hai fatto e tutte le possibili conseguenze.

Ovviamente quel giorno non poteva che andare meglio. Avevo avuto la prova che Louis mi aveva solo continuato a prendere per il culo e ora mia madre doveva parlarmi di chissà cosa e in più avevo fame. Tanta fame.

<< Possiamo parlare dopo? >> domandai mettendo lo zaino vicino alla porta dell'ingresso

<< Penso che sarebbe meglio farlo ora e non aspettare fino a sta sera >> continuò in tono nervoso e capii che c'era qualcosa che non andava.

Lasciai uscire una grossa quantità d'aria fuori dai miei polmoni e mi tolsi la giacca.

<< Ti aspetto in cucina >>

Rimasi a guardare la porta di casa, non avevo assolutamente voglia di parlare con mia madre soprattutto non quel giorno.
Se fossi uscito in fretta avrei evitato la conversazione e avrei potuto comorare qualcosa da mangiare per strada, no, sarebbe stata solo rimandata a quando sarei tornato.

Contro la mia volontà mi diressi verso la cucina dove trovai mia madre seduta al tavolo con le mani appoggiate e incrociate sopra quest'ultimo. Mi grattai il dietro del collo a disagio e mi sistemai nella sedia davanti a lei.
La guardai in volto e riconobbi la sua stanchezza. Come biasimarla con un marito così.
Alzai le sopracciglia, segnale per farle capire che ero pronto ad ascoltarla e così iniziò.

<< Come va con la scuola? Hai fatto nuovi amici? >>

Non so cosa mi aspettavo, sicuramente non una conversazione noiosa tra madre e figlio.

<< Sono davvero stanco, se dobbiamo parlare di queste cose possiamo farlo anche dopo >> mi adagiai sulla sedia, appoggiai anch'io le mani sul tavolo e rimasi a guardarle.

<< Sei ancora amico con Zayn? >> chiese sorvolando il mio lamento.

Sospirai.
<< Certo >>

<< Harry >> ed ecco, l'allarme che anticipava uno tsunami.
Riuscivo a sentirlo in lontananza, un fischio acuto nelle mie orecchie che mi diceva di correre.

<< Devi andartene di casa >> disse in un soffiò.

Smisi di respirare per un momento, il silenzio regnò nella mia testa come prima di un proprio e vero tsunami. Tutta la gente è ormai andata via, si è nascosta, è scappata e io invece rimango fermo a guardare l'acqua ritirarsi, era lo stesso suono, ero rimasto da solo.

<< Devi andartene Harry >> ripetè in tono monocorde ed io alzai lo sguardo su di lei. Ovviamente guardava il tavolo. Chi avrebbe il coraggio di guardare in faccia il proprio figlio e dirgli di andarsene.

<< Ma che dici >> sbuffai e sorrisi incredulo.

Sta scherzando.

E dove me ne andrei?

<< Io e tuo padre->>
<< Non è mio padre >> sibilai tra i denti.
<< Abbiamo riguardato i conti e siamo al verde >> mi spiegò calma.

<< Ma se quell'ubriacone si scola non so quante bottiglie >> sputai fuori con tutto il mio disprezzo.

<< Non abbiamo più soldi e per questo abbiamo deciso di mettere in affitto la tua camera >>

Il sangue mi ribolliva nelle orecchie.
Non mi stava neanche ascoltando.
Cercai di imitare il suo comportamento, calmo e distaccato, ma mi ritrovai a mordermi la lingua. Subito rinchiusi i pugni e li portai sulle mie gambe.

Lasciati Accarezzare // Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora