eight

2.2K 111 32
                                    

Era il giorno della gita
Mi svegliai stanco. Mi stropicciai gli occhi, andai a darmi una sciacquata e mi lavai i denti.
Mi misi degli skinny jeans neri e una maglietta rossa. Raccolsi la borsa che avevo preparato la sera prima, scesi le scale, salutai mia mamma e uscii di casa.

In quella settimana non ero riuscito a parlare con Louis quindi oggi mi ero inposto di farlo.

Arrivai davanti a scuola dove vidi tutti i miei compagni e mi unii a loro.
Scrutai in torno in cerca di due occhi azzurri ma di Louis non trovai la presenza.

Inizia a parlare con i miei amici.
Zayn alla fine si era deciso a venire. Fin quando dopo alcuni minuti arrivò il pullman.

Il professore si mise davanti alla porta dell pulmino e uno alla volta lesse i nomi per poi fare entrare l'alunno presente.
Disse 6 nomi poi arrivò al suo.
<<Louis Tomlinson?>>

Il mio cuore perse un battito nell'udire il suo nome.

Ovviamente a rispondere fu il silenzio.
Addio buoni propositi sul parlare con lui.

Quando chiamò il mio none risposi subito.

Salimmo tutti sul pullman e io mi misi di fianco al mio migliore amico.
Iniziammo a parlare.

Dopo minuti interminabili, il pullman ancora fermo davanti a scuola, la porta si aprì.
E due occhi blu mi privarono della mia corazza.
Mi sentivo così nudo.
Il mio cuore iniziò a battere come se fossi in procinto di avere un attacco di cuore e le mie budella sembrarono stringersi in un abbraccio da qualche parte nella mia pancia.

<<La prossima volta vorremmo puntualità, siamo molto rigidi sull'orario quindi non si aspetti altri favorismi>> quasi non riuscii sentire il professore parlare.

Ero troppo impegnato a guardare Louis avanzare verso di me.
Ci guardammò negli occhi per tutto il suo tragitto dall'entrata fino al suo posto.
Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo sorriso beffardo stampato sul suo volto scolpito.

Era felice per qualcosa di privato?
Magari aveva capito che strano effetto causava alle mie viscere.

Quando passò di fianco al mio sedile, e la sua mano si appoggiò sull'angolo della mia "poltrona", persi un battito per la vicinanza della sua mano alla mia testa.
Solo allora spostai lo sguardo su Zayn facendo finta di aver ascoltato ogni sua piccola parola.

Lui mi guardò finendo il suo discorso.
Purtroppo per lui io ero troppo distratto a pensare a quanto morbido sarebbe stato il tocco di Louis sulla mia pelle, sulle mie giance, sulle mie labbra.
Sentii un calore al basso ventre e decisi che quello non era affatto il luogo e il momento adatto per pensare a quello.

Ma stavo davvero pensando ad un ragazzo in quel modo?

<<O MIO DIO HARRY!>>.
Mi girai verso Zayn, che mi aveva appena forato il timpano.
Aveva la faccia di qualcuno che si è appena buttato da un ponte, spaventato e preoccupato.
Mi preoccupai anch'io e gli toccai una spalla scuotendolo un pò.
Aveva la bocca un pò spalancata.
<< Cavolo che c'è? Zayn che è successo?! >> gli dissi cercando però di non attirare l'attenzione su di noi.

Lui mi guardò ancora un po' senza dire niente.
Io stavo già perdendo la pazienza, ero tutto teso.
Le sue labbrà si incurvarono verso gli occhi grandi castani.
Un ghigno prese forma sulla sua faccia.

<< Hey Hey dovresti asciugarti la saliva di fianco alla bocca >> disse facendo segno con le dita alle mie labbra.

Corrucciai la fronte.
Mi aveva tenuto in sospeso solo per fare lo stronzo.
Che poi mi chiedevo ancora perchè uscivo con lui.
Ci conoscevamo fin da piccoli.

Eravamo insieme all'oratorio. Ero accovacciato per terra a gambe incrociate e stavo raccogliendo margherite e viole per intrecciarle e fare una coroncina per la mia mamma, la sera prima aveva litigato con mio padre e quindi volevo farla sentire bene e amata.
Quando alzavo lo sguardo notavo bambini che mi indicavano e che poi se la ridevano.
"Si fottano" pensavo. Chi è la gente per giudicarmi? Faccio quel che mi pare e piace.
Quando la luce del sole che mi illuminava scomparve, e due scarpette azzurre entrarono nel mio campo visivo,alzai lo sguardo su un bambino.

<< Hey hey ma che fai?! >> mi urlò contro indicando con un dito la coroncina di fiori nella mia mano.
All'inizio non capii cosa lo infastidisse quindi appoggiai per terra la coroncina mezza finita.
Lo guardai dal basso verso l'alto.
Lui si avvicinò ancora arrivando a toccarmi le ginacchia con le punte delle sue scarpe.

<< Lo sanno tutti che le margherite non stanno bene con le viole, se usi le margherite ti conviene mettere i fiori di leone >> iniziò con voce strillante.
<< Il giallo e il bianco stanno bene>> continuò.
Non ero molto bravo a conversare allora quindi abbassai gli occhi sulla coroncina ormai quasi finita ed annuii.
Lui sbuffò e si sedette davanti a me con le gambe aperte ad angolo e prese a fare una coroncina anche lui con i fiori che aveva appena elencato.

Decisi di seguire il suo consiglio e per gli ultimi 10 centimetri di corona invertii le viole con i denti di leone.

Quando stavo intrecciando la fine qualcosa venne sistemato sui miei capelli. Alzai lo sguardo per scrutare il bambino, ora in piedi, sistemarmi quel qualcosa in testa. Quando si allontanò da me con un sorriso portai una mano vicino alle mie orecchie toccando i fiori che aveva appena posizionato tra i miei ciuffi ribelli.
Li toccai uno per uno, percorrendo la circonferenza della mia testa.

<< Ecco, adesso c'è qualcosa di lucente, carino e delicato in qualcosa di scuro e incasinato come solo i tuoi capelli sanno fare >> mi disse con aria soddisfatta.

Fu da quel momento che fummo inseparabili.
Forse era stata la sua voce strillante, o forse era il fatto che poi scoprii fosse davvero bravo a cucinare crêpe alla nutella...si forse era decisamente la seconda.

<< Ma che problemi hai?!! >> gli urlai senza tenere conto dei nostri compagni che tanto erano troppo impegnati a parlare con i loro vicini.

<< Si si fai finta di niente, ho notato il modo in cui i tuoi occhi si sono trasformati a cuoricino mentre lui passava >> continuò con aria soddisfatta, ancora.

<< Oooo sta zitto >> e gli tappai la bocca con una mano e contemporaneamente rotai gli occhi al cielo.
Per fortuna non continuammo il discorso e parlammo del più e del meno fino all'arrivo all'hotel.

Lasciati Accarezzare // Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora