two

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Dopo essermi cambiato andai in palestra. Era grande ma non come me la immaginavo.

Il professore era nuovo, si presentò velocemente. << Tra un mese andremo in gita a Venezia quindi vi chiedo di portare i soldi e l'autorizzazione dei vostri genitori entro 3 giorni, non accetto ritardatari >>

Dopo questo avviso ci dividemmo in 2 squadre ed iniziammo a giocare a pallavolo. Un mio compagno iniziò aprendo la partita con una battuta dal basso. L'altra squadra la intercettò e la ributtò nel nostro campo. Il giocatore della mia squadra alla mia destra me la alzò e io la schiacciai, in men che non si dica il fischietto del professore fischiò per segnare un punto. Ma non era della mia squadra, era di quella avversaria. Un ragazzino con capelli marrone chiaro aveva fatto muro facendo ricadere la palla nel mio campo. Un compagno della sua squadra alzò la mano pronto per ricevere un cinque ma il liscio lo liquidò con un cenno della mano per poi mostrare i pollice alzato.
Lo osservai per qualche secondo. Volevo incontrare il suo sguardo ma questo non successe.
La sua squadra esultò ma quando la porta della palestra si aprì taquero. Entrò il vicepreside e si diresse verso il professore
<< buongiorno, Louis Tomlinson? >> disse guardandoci. Ci fu un attimo di silenzio poi il liscio si diresse verso il professore. Il vicepreside sorrise.

<< Lo prendo per un attimo, dobbiamo fare alcune chiarezze sui corsi >> il professore fece un cenno e ci disse di proseguire con la partita.

Louis

Nel momento in cui uscirono dalla porta il professore fischiò l'inizio del nuovo gioco. Lanciarono palla nel nostro campo e io la presi subito buttandola nell'altro con un bugher.
Continuammo a passarci la palla da un campo all'altro facendo punto qualche volta ma le nostre squadre erano davvero brave e riuscivamo a tenerci testa a vicenda. Dopo venti minuti eravamo 3 pari.

La porta si aprì ed entrò Louis. Si rimise al posto che aveva prima dell'arrivo del vicepreside.

Continuava a camminare guardando per terra. Sembrava scazzato.

Lo stesso compagno che gli aveva chiesto il cinque gli chiese
<< Quindi? >>
<< Fatti i cazzi tuoi? >> disse Louis guardando la rete.

Aveva gli occhi chiari ma non riuscivo a capire se erano verdi o azzurri dato che eravamo lontani.

Lanciarono la palla verso di me, non provai neanche a prenderla, ero troppo impegnato a capire di che colore fossero i suoi occhi.Cadde a terra con un tonfo e poi il suono del fischietto riempì lo stanzone. << Fine, vincono 4 a 3 >>.

Stavo ancora guardando il liscio quando lui puntò gli occhi su di me.

Aveva gli occhi blu e lucidi. Posai lo sguardo sulle sue labbra, erano rosse e screpolate probabilmente per il freddo di quella mattina.

Lui continuò a guardarmi.
Dopo poco le sue sopracciglia si avvicinarono creando un espressione accigliata.

<< Cosa cazzo vuoi? >> mi disse facendo una smorfia.
Che maleducato.
Alzai un sopracciglio.
<< Ehi fiorellino modera le parole >> dissi alzando un angolo della bocca. Nuova scoperta, mi piaceva stuzzicarlo. Alzò gli occhi al cielo e si avviò agli spoiatoi.

Lo seguii qualche minuto dopo per lasciargli il tempo di cambiarsi e andarsene. Non volevo incontrarlo, mi dava fastidio il suo comportamento da scorbutico.

La giornata passò in fretta tra una lezione e l'altra. Mi fermai un po' in biblioteca prima di tornare a casa. Visto che non c'erano compiti per il giorno seguente presi un libro e lessi le prime cento pagine.

Quando varcai la porta di casa erano le sei di sera e la tavola era già apparecchiata. C'era un piatto sporco e due ancora puliti.

<< Mamma? >> chiamai andando in salotto.

Salii le scale per andare al piano superiore e entrai in camera di mia sorella. Gems era per terra con un libro sulle gambe, Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Le arruffai i capelli. Lei emise un verso di disapprovazione senza staccare gli occhi dal libro.

<< Ehi >> dissi prendendole il libro dalle mani << non è troppo per una bambina di 8 anni? >> le chiesi e poi si riprese il libro sbuffando.
<< Andiamo a mangiare? >> dissi e scesi di nuovo le scale con lei in silenzio che mi seguiva.

Non parlava molto, le piaceva leggere e basta. Era più o meno come me e mi piaceva però non mi mancava l'affetto da parte sua. Era una coccolona certe volte e non mi lasciava stare.
Andai in salotto e vidi mio padre sul divano.

<< Vostra madre è uscita >> disse cambiando canale alla tv appoggiata al tavolino davanti a lui.
<< Dov'è andata? >> chiesi e poi feci cenno a Gemma di andare in cucina.
<< E chi lo sa? >> prese una bottiglia di birra posta sul braccio del divanetto e se la portò alla bocca.
<< Avete litigato ancora? >> domandai e me ne pentii perchè lanciò la bottiglia contro al muro e andò in frantumi.
Me ne fregai, ero abituato ai suoi schizzi di rabbia. Andai in cucina e mangiai con mia sorella. Non parlammo e dopo aver sistemato i piatti andammo subito a dormire.

Sognai occhi blu.
Non potevo immaginare che il giorno dopo li avrei rivisti di nuovo.

Lasciati Accarezzare // Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora