eleven

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Rimasi a guardarlo, di nuovo.
Lui se ne accorse, di nuovo.

Aveva la bocca semi aperta dal quale uscivano ansiti e il suo petto si alzava e si abbassava velocemente come se avesse appena fatto una gara di nuoto.

La smorfia sul suo viso scomparve, quando si accorse della mia insistenza nel guardarlo, venne sostituita da occhi imbarazzati e da due gote rosee.
Si girò dall'altra parte dandomi le spalle e coprendosi il petto con la maglia che aveva ancora in mano.

Studiai le sue scapole e su ognuna di esse c'erano segni di vecchi graffi.
Scesi con lo sguardo a osservare i fianchi su cui erano posizionati alcuni lividi violacei con sfumature verdi, sembravano quasi pitturati sulla sua pelle.
Senza accorgermene lasciai cadere il bicchiere ormai vuoto a terra e alzai la mano verso i segni che regnavano sulla sua schiena.

Senza toccare la pelle, quasi sfiorandola, percorsi i graffi e i lividi con le dita che mi tremavano un po' per paura di toccarlo.

<< Signorini! >> ci riprese la professoressa.
Lousi si girò di scatto verso la voce che arrivava dietro di me e io misi subito la mano al mio fianco facendo finta di niente.
La professoressa avanzava verso di noi.
Si fermò in mezzo ai nostri due corpi e mise le mani sui fianchi.

<< Cos'è tutto questo vociare? >> disse severamente.

Deglutii
<< Ero andato a prendere della...>> mi ero dimenticato, ero troppo preso dalla vicinanza di Louis.
Guardai le mie mani e poi il tappeto sporco di cioccolata.
<<...della cioccolata...ma tornando sono andato a sbattere contro L-Louis e >>
<< e mi ha sciolto tutta la pancia! Si rende conto di quale tipo di persona avete messo in camera con me? >> finì la frase il ragazzo ustionato davanti a me.

<< Certo, anche tu potevi fare attenzione a dove mettevi i piedi! Avevo due bicchieri colmi in mano, potevi scansarti invece di venirmi addosso! >> controbattei.

Ci guardammo con sguardo truce.

<< Ora basta! Andate tutti e due in camera e chiaritevi! >> il tono della professoressa non accetava pretese.

Guardai un ultima volta Louis in faccia, anche se lui sembrava troppo impegnato a guardare per terra, mi girai sui tacchi e andai verso le scale.

<< E tu signorino mettiti una maglietta! >> sentii le urla della professoressa.

Feci piani quasi correndo.
Ero furioso.
Ok, forse potevo fare più attenzione con i bicchierini di cioccolata ma sicuramente Louis avrebbe potuto guardare a dove metteva i piedi.

Spero la professoressa non chiami i miei genitori anche perchè l'uomo che sta con mia madre si arrabbierebbe, su di lei non su di me.
Secondo lui era colpa di mia madre se facevo casini o andavo male a scuola, perchè, secondo lui, lei era stata incapaci a educarmi.

Quando arrivai in camera aprii la porta e, dopo essere entrato la chiusi sbattendo.
Portai le mani ai capelli e li strattonai un po' dirigendomi verso il letto.
Mi ci buttai sopra e provai a calmarmi.

Se mio padre avesse anche toccato mia madre un'altra volta avrei chiamato la polizia.
Non che non l'avessi mai fatto. Ma non si preoccuparono molto i poliziotti.

Ero troppo agitato quindi mi misi seduto a gambe incrociate.
Chiusi gli occhi e feci dei respiri profondi.
Dopo qualche secondo il mio battito cardiaco inziò a rallentare.

Mi ero calmato un po'.

<< MA CHE CAZZO! >> la porta si spalancò e entrò Louis sbattendo poi anche lui la porta alle spalle.

Lasciati Accarezzare // Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora