Capitolo Venti

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Anche Thomas era armato di bacchetta pronto a difendersi se fosse stato necessario, ma appena mi vide il suo volto si rilassó e corse da me abbracciandomi.
"Aly sei viva! Stai bene?"
Annuii, ma non c'era tempo per parlare di me, dovevo sapere dove fosse Carl.
"Thomas, Carl dov'è?" Dissi allontanandolo e guardandolo negli occhi.
"Carl è da Aberforth, il fratello di Silente. La sua casa ha un passaggio per entrare ad Hogwarts, ha intenzione di entrare, pensavamo fossi lì. Ma dov'eri tu?" Mi rispose.
"Dobbiamo fermarlo." Dissi io decisa. Se dovevamo entrare a scuola dovevamo farlo tutti insieme.
"Sono in contatto con Aberforth, ci sta aiutando tutti, sia chi è dentro Hogwarts, sia chi è fuori. Manderò subito un messaggio. Ma..."
Il suo viso rabbuió.
"Ma cosa?" Disse mia madre intenta ad ascoltare dove fosse Carl e se stesse bene.
"Viaggiando per cercarti ho sentito molte voci. Volemort ha intenzione di attaccare Hogwarts. Tra tre giorni."
A quelle parole mia madre dovette sedersi su una poltrona. Anche io ebbi un sussulto al cuore. Mio padre, che stava sicuramente sentendo tutto dalla cucina, fece cadere qualcosa di vetro che si ruppe, fece capolino in salotto e con gli occhi pieni di lacrime disse "Così presto?"
Thomas annuì senza aggiungere altro.
"Allora andremo lì domattina." Dissi cercando di nascondere la paura.
Nessuno disse nient'altro, nessuno obiettó. In quella stanza tutti avevamo paura, tutti sapevamo che io, Carl e Thomas avremmo potuto non fare mai più ritorno. Carl non era nemmeno lì, per dire addio a mamma e papà, ed era tutta colpa mia. A quel pensiero portai una mano alla bocca. Stava succedendo tutto troppo in fretta, mi sentivo sopraffatta e scappai fuori sussurrando uno "Scusatemi".
Appena fuori alla porta cercai di calmarmi. Sarebbe andato tutto bene, Carl sarebbe tornato sano e salvo a casa.
Thomas mi raggiunse, "Tua madre ha detto che stasera mangeremo tutti insieme, un po' come il piano di Natale" Disse con un sorriso forzato, poi continuò "Vieni con me, facciamo due passi, così mi dici cosa ti è successo."
Camminammo molto e ancora una volta quel giorno raccontai della mia prigionia dai Malfoy, con la stessa voce rotta. Al contrario della mamma, Tom non risparmió commenti. Gli dissi anche di Luna, che stava bene e che anche lei era riuscita a scappare. Alla fine disse "È tutta colpa mia... Se ti avessi seguita quel giorno sulla torre di astronomia..."
"Ci avrebbero solo preso entrambi e tu saresti stato ucciso." Terminai io e lui si limitó a calare lo sguardo.
Intanto non mi resi conto che mi avesse portata al cimitero. Non era molto lontano da dove abitavamo e sapevo anche perché fossimo lì.
Arrivammo sulla tomba di sua madre.
"Potrebbe essere l'ultima volta che vengo qui, ma finalmente potrò renderle giustizia. Potremo uccidere quel verme una volta per tutte." Disse mentre una lacrima si faceva strada sul suo viso. Gli presi la mano, senza dir nulla e rimanemmo lì in silenzio per un po'.
Quando tornammo a casa c'era anche Donald, il padre di Tom. Il clima a cena non fu spensierato come ai pranzi di Natale.
Dopo cena Tom ed il padre tornarono a casa, mentre io sparecchiai con papà.
"Aly" disse smettendo di togliere i piatti dal tavolo "Ho già rischiato di perdere tua madre a causa di... Tu-Sai-Chi. Mai avrei immaginato che così presto anche i miei figli avrebbero rischiato la morte a causa sua. In questi mesi il pensiero che tu potessi non far ritorno a causa mia, a causa del fatto che tua madre avesse sposato uno come me, mi distruggeva.
Per me sei sempre quella bambina con gli occhioni blu che mi chiedeva le favole della buonanotte prima di dormire.
E vorrei, con tutto me stesso, proteggerti, combattere al tuo fianco, ma non posso. Sii forte, so che lo sei. Io ti aspetterò qui. Vi aspetterò qui, te e Carl. So che ce la farete." Entrambi non trattenemmo le lacrime, mi strinse forte a sé. Sarei rimasta tra le sue braccia per sempre se avessi potuto. Non avevo mai pensato al fatto che si sentisse in colpa per aver sposato la mamma, del fatto che avesse permesso alla mamma di sposare un babbano, del fatto che fossimo mezzosangue. Ma come poteva immaginare che sarebbe successo tutto questo.
Quella notte non dormii, la mattina arrivò veloce ed io dovevo già andar via.
Io e Tom salutammo i nostri genitori, ci prendemmo tutto il tempo, poi ci stringemmo la mano e in un attimo ci smaterializzammo. Quando riaprii gli occhi eravamo in una casa buia, piccola e con qualche cianfrusaglia qua e là. Da una scala che portava al piano di sopra apparve un uomo con una barba lunga e grigia, gli occhi azzurri che mi ricordarono subito quelli di Albus Silente. Ero sicura che fosse suo fratello. Quando arrivammo Thomas gli chiese se avesse ricevuto il messaggio gli disse che io ero Alison, la sorella di Carl. A quelle parole mio fratello schizzo giù dalle scale e senza titubare mi gettò le braccia al collo abbracciandomi ed io feci lo stesso.
So assicuró che stessi bene, poi ci disse che Luna era arrivata lì il giorno prima. Non c'era tempo da perdere, dovevamo entrare a scuola.
Aberforth ci indicò un quadro con dipinta una giovane ragazza. Il quadro si aprì come una porta svelando un tunnel. Lo attraversammo tutti e tre insieme e arrivammo in una sala. Immediatamente riconobbi Luna che appena vide me e Thomas ci venne in contro abbracciandoci. C'erano anche Neville, Ginny, la sorella di Ron, Cho, un'altra ragazza Corvonero del mio anno, e altri ragazzi che conoscevo solo di vista. Ci raccontarono che Hogwarts, sotto la presidenza di Piton, era diventata un regime militare. Molti ragazzi erano feriti, avevano lividi o tagli sul volto. C'erano anche dei bambini del primo anno rannicchiati e impauriti. Vedere la mia scuola in quelle condizioni mi strinse il cuore. Era irriconoscibile, oscura. Avremmo aspettato lì l'attacco del Signore Oscuro. Eravamo pronti, uniti.
Ad ora di pranzo ci recammo nella sala grande, o meglio marciammo come soldati fino alla sala grande. Quando arrivammo quasi non la riconobbi, sembrava una prigione. Quando ci sedemmo al tavolo mi voltai al tavolo dei professori, c'erano tutti, il volto livido, impaurito. Poi, d'istinto, come facevo sempre, gettai lo sguardo al tavolo dei Serpeverde. Ovviamente Draco con c'era, ma ad intercettarmi fu Blaise. Vedendomi rimase stupito. Non so se fosse più stupito del fatto che fossi lì o del fatto che fossi ancora viva. A fine pranzo sgattaioló per raggiungermi mentre tornavamo in stanza.
"Smith che diamine ci fai qui?" disse velocemente, doveva tornare al suo posto. "Tu lo sapevi?" chiesi "Sapevi cosa stesse facendo Draco l'anno scorso?"
La sua espressione mi fece capire che era un si la risposta.
"Sono stata prigioniera dei Malfoy, per tutto questo tempo."
Sembrò sconvolto dalla notizia.
"È stato lui a farmi scappare." Capì a chi mi stavo riferendo, ma non poté dire nulla perché Pansy lo richiamò al suo posto e scappò via, mentre andava però disse sotto voce "Sono contento che tu stia bene."
Quel pomeriggio rimanemmo in quella sala dove ci aveva portato il tunnel di Aberforth. Passai del tempo con Carl, Tom e Luna. Raccontai a mio fratello tutto ciò che era successo con l'aiuto di Luna stavolta e poi andammo a dormire.
Se le voci che Tom aveva sentito erano vere e se Voldemort si fosse attenuto al piano, solo la giornata di domani ci separava dal suo attacco.

TAKE CAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora