Capitolo Ventidue

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Fu difficile trovarlo ma appena lo vidi corsi nella sua direzione. Stava combattendo contro un mangiamorte. Quando lo riconobbi sentii una stretta allo stomaco. Era l'uomo che aveva torturato Emily davanti ai miei occhi, ora stava tentando di uccidere mio fratello Carl. Appena arrivai accanto a lui il mangiamorte parve riconoscermi. Eravamo in tre contro uno ora, lo disarmai e senza pensare, d'istinto, urlai "Crucio!"

Iniziò ad urlare, come aveva urlato quella ragazza innocente e tutti gli uomini e le donne dopo di lei in quella cella. Ero pervasa dalla furia, Tom e Carl non mi fermarono, ma dopo alcuni istanti mi fermai da sola e prima che potesse opporsi scagliai la maledizione mortale contro di lui, un lampo di luce verde lo colpì in pieno petto e cessò all'istante di vivere. Mi presi un attimo per godermi quella vittoria.

Non feci in tempo a provare soddisfazione per aver vendicato Emily che sentii Carl urlare il mio nome. Mi voltai di scatto, ma venni disarmata. Carl aveva il braccio di un altro mangiamorte attorno al collo. Anche Thomas era stato disarmato. Realizzai che non potevamo far nulla per aiutare mio fratello e quell'uomo lo sapeva. Una soddisfazione gli illuminò il viso ora ornato da un sorriso perverso.

Puntò la bacchetta, ma non su Carl. Quando capii che stava per colpire Thomas feci uno scatto e mi parai avanti a lui. Chiusi gli occhi, sapevo che se mi avesse colpita sarei morta lì all'istante. Sentii Carl e Tom urlare il mio nome, ma nel momento in cui il lampo di luce avrebbe dovuto colpirmi, sentii qualcuno urlare "Expelliarmus". Era una voce familiare. Aprii gli occhi ancora intorpidita dalla paura. In un secondo Carl diede una gomitata all'uomo che lo teneva in ostaggio, prese la bacchetta da terra e lo uccise. Mi girai verso la direzione da cui proveniva la voce che aveva disarmato quell'uomo.

Era lì di fronte a me, sollevato di vedermi in vita, terrorizzato nel vedere che non avevo fatto ciò che mi aveva chiesto nella lettera. Ora anche Thomas e Carlos lo stavano guardando, con sguardo di gratitudine. Ci aveva salvati, era andato contro i suoi alleato per salvare me, mio fratello e Tom.

Stava per essere colpito da un incantesimo che doveva aver mancato qualcuno, corse verso di noi, prese me e Carl sotto braccio e ovviamente Thomas ci seguì. Andammo in un posto riparato.

"Alison che diamine ci fai tu qui!? Ti avevo detto di stare lontana da Hogwarts." Disse lui, quasi furioso.

"L'hai salvata" disse invece Tom "Ci hai salvati tutti."

Inutile negare che fosse sorpreso nel pronunciare quelle parole, ma Draco sembrò non sentirlo nemmeno, aspettava una mia risposta.

"Avrei detto io a tuo fratello che eri viva, lo avrei mandato a casa, ora non posso proteggervi tutti e tre!" Disse ancora rivolgendosi a me come se fossimo soli.

"Non potevo lasciarti qui! Che pensavi di fare con quella lettera. Cosa pensavi di ottenere? Credevi davvero che ti avrei lasciato solo? Andiamo Draco, mi hai salvato la vita in quella prigione dovevo almeno" Non mi fece finire, prese il mio viso tra le mani e mi baciò come aveva fatto la prima volta nel bagno dei prefetti. Come se fosse l'ultima volta.

"Ok ragazzi, ora però dobbiamo sbrigarci" disse mio fratello.

Si allontanò da me. "Non c'è bisogno che tu ci protegga. Cerca di proteggere te stesso. Ci vediamo a fine battaglia." Dissi io.

Non era ciò che voleva sentire, lo sapevo bene. Ma non potevo abbandonare. Se fossi andata via sapevo che non l'avrei più rivisto, che comunque sarebbe finita la battaglia lui sarebbe scappato.

Annuì piano e andò via.

Continuammo a combattere, intorno a me ragazzi, uomini e donne morivano. Volti a me familiari che cadevano in quella battaglia maledetta.

Eravamo tutti stanchi, stavamo perdendo le forze, per un attimo l'attenzione calò e un lampo di luce blu colpì la spalla di Carl proprio davanti ai miei occhi. Una ferita lo lacerò. Riuscii a reagire giusto in tempo, uccisi l'aggressore, ma mio fratello era stato gravemente ferito. Cercai di tamponare il sangue, cercai di usare la magia, ma la ferita era troppo grave. Thomas mi aiutò a portarlo nella sala grande. Distese di feriti e cadaveri la riempivano. Ne riconobbi molti, ma ora non avevo tempo di piangerli perché dovevo concentrare tutte le mie attenzioni e le mie ultime forze su Carl se non volevo che diventasse uno di loro. Gli fasciai la ferita molto stretta per cercare di fermare il sangue. Il tempo parve fermarsi, non esisteva più nulla attorno a me. Le mie mani erano piene del suo sangue, ma non mi arresi, continuai a tamponare, ma stava perdendo i sensi.

"Non te ne andare Carl resta con me, resta sveglio" lo implorai.

"Aly" iniziò lui, ma lo fermai. "No, sta zitto! Risparmia le forze. Non farmi il discorso di addio perché non ti permetterò di morire. Non qui!"

Era pallido, il sangue non si fermava. Thomas cercò di aiutarmi, di tranquillizzarmi.

Qualcuno mi toccò la spalla. Mi girai e vidi una ragazzina, poteva essere del primo o del secondo anno, aveva una boccetta con sé, me la porse e disse "Tieni, prova con questa, con mia sorella ha funzionato. Mettila sulla ferita."

Presi la boccetta. Non feci domande, non poteva andare peggio di così, potevo solo tentare. Cosparsi la ferita del liquido che conteneva. Mi resi conto che non era più sveglio, era svenuto. Sembrava non facesse alcun effetto, allora ne misi ancora. Niente. La ferita continuava a perdere sangue e Carl non si riprendeva. Era immobile, sotto le mie mani intrise del suo sangue e non c'era più nulla da fare. Sentii la forza abbandonarmi completamente, lasciai gli stracci con cui stavo tamponando la ferita e mi accasciai su di lui liberando un pianto disperato. Urlai, urlai come in quei mesi mai avevo fatto. Ero passata su tutto, ma quello non potevo sopportarlo.

"Aly" disse Tom, cercando di farmi alzare, ma non trovavo ragione.

"Aly alzati" insistette, ma non gli diedi retta.

"Alison guarda! Sta funzionando." Mi tirò su di peso, scoprì la ferita dalle bende e vidi che pian piano si stava rimarginando. Poi Carl mosse un dito, poi la mano e lì realizzai che era vivo. Non si svegliò subito, aveva comunque perso molto sangue, ma immediatamente mi girai e strinsi forte quella bambina tra le mie braccia. "Lo hai salvato! Gli hai salvato la vita! Grazie. Ti ringrazio tanto!"

Allentai la presa, la guardai negli occhi "Come ti chiami?" le chiesi.

"Alice" mi rispose piano.

"Grazie Alice, hai salvato la vita a mio fratello."

Un sorriso apparve sul suo volto e poi corse da sua sorella che aveva assistito a tutta la scena.

Io tornai a guardare Carl, gli accarezzai il viso, ma di nuovo, come prima della battaglia, l'oscurità calò e la stessa voce si insinuó nelle menti di tutti i presenti. Tutti si fermarono ad ascoltare smettendo di combattere.
La voce disse "Avete combattuto con valore. Ma in vano. Io non desidero questo. Ogni goccia di sangue magico versata è un terribile spreco. Pertanto ordino alle mie forse di ritirarsi. In loro assenza disponete dei vostri morti con dignità. Harry Potter, ora mi rivolgo direttamente a te. Stanotte hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona. Non c'è disonore più grande. Raggiungimi nella foresta proibita e affronta il tuo destino. Se non lo farai io ucciderò fino all'ultimo uomo, donna o bambino che cercherà di nasconderti a me."
E così come aveva detto la voce tutti gli alleati di Voldemort si ritirarono. Realizzai ciò che c'era attorno a me, la distruzione, la morte che riempiva quella sala. Ci furono degli attimi di calma piatta. Poi ognuno iniziò a cercare i propri cari, i propri amici, tra le macerie e i corpi a terra stesi consumando ognuno il proprio dolore, con dignità.

TAKE CAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora