[ELYRIA - SECONDO VOLUME] - Seconda stesura revisionata
«É vero, non posso dire il contrario. Non posso dirtelo perchè non provo nulla per te, Evelyn. Hai ragione, ho finto per tutto questo tempo, ti ho solamente presa in giro.»
Evelyn Lewis no...
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Mi svegliai di soprassalto con la fronte madida di sudore e la coscia che pulsava così dolorosamente da farmi venire le lacrime agli occhi.
Mi raddrizzai e appoggiai la schiena al tronco di un albero lì affianco, piegando la bocca in una smorfia di dolore al trascinare la gamba.
Era notte e faceva un freddo siderale. Non potevamo accendere un fuoco, non quando i boschi in cui ci trovavamo stavano venendo setacciati da capo a piedi. Sarebbe stato come urlare alle guardie il posto in cui ci trovavamo.
Girai lo sguardo attorno e vidi che il vecchio era sveglio, accucciato accanto a Colton. Aveva la mano aperta sul terreno.
Colton stava dormendo, ma il suo sonno era tormentato: sul volto aveva un'espressione corrucciata, segno che probabilmente sentiva dolore anche in quel momento. Non avevo idea in che condizioni fosse, di che ferita avesse riportato. Mi chiesi solo se saremo riusciti a portarcelo dietro, qualunque sarebbe stata la nostra destinazione.
«Cosa stai facendo?» chiesi a Karlsen, battendo i denti.
Il vecchio alzò una mano per zittirmi, per dirmi di aspettare. Solo pochi minuti dopo si alzò da terra e si girò verso di me.
«Sto cercando di isolare la radura da qualsiasi Dominus della Terra che cerchi di trovarci» spiegò. «Ma comunque rimane il problema dei Domini dell'Aria e dell'Acqua. Contro quelli non ci posso fare nulla e non credo che nemmeno tu sia in grado di isolarci da loro. Il ragazzo, oltretutto, non mi sembra nelle condizioni.»
«Domini dell'Acqua?»
«Possono percepire la componente corporea dell'acqua in un organismo vivente. Fortunatamente solo da una distanza abbastanza corta.»
Annuii come segno che avevo capito, mentre Karlsen si avvicinava.
«Che ore sono?» domandai piano.
Non avevo ancora idea di quello che avremmo fatto ora che il Re aveva trovato i Ribelli di Brennan. Non sapevo se gli ostaggi avrebbero parlato. Se avrebbero detto alle guardie tutto quello che sapevano dell'Ordine.
«C'è qualcuno in giro?» mi ritrovai a chiedere, cercando inevitabilmente qualcuno con lo sguardo.
«No, non ancora.»
«Quel non ancora non è molto rassicurante» commentai posando lo sguardo sulla gamba fasciata.
Il vecchio mugolò in risposta, mentre si chinava a sua volta sulla mia ferita, sfiorandola con le dita. Mi irrigidii immediatamente, paurosa che il contatto potesse rinnovare il dolore.
Lanciai un'occhiata eloquente al fabbro.
«Non riesci a guarirtelo?» mi chiese di nuovo.
In risposta, allungai la mano sulla coscia, aprendola e cercando di ricordare quello che era successo con William non una, ma ben due volte. Concentrai tutta la mia mente sul desiderio profondo che provavo perchè dal mio palmo si sprigionasse l'ormai familiare filo d'oro.