Mi chiusi la porta alle spalle, cercando di capire che cosa diavolo gli fosse preso. Ero infastidita, innervosita. Cercai di convincermi che non mi importava di quello che era appena successo: erano problemi suoi e come si era comportato doveva solamente farmi da monito per il futuro.
Fortunatamente Gwenyth, la sua amica, mi aveva aiutata a entrare nella stanza. Se non fosse stato per lei avrei dovuto aspettare che qualcuno passasse in quel corridoio, o comunque sarei dovuta andare a chiamare qualche Dominus che mi aiutasse con quella vecchia maniglia difettosa.
Ci trovavamo dentro uno dei luoghi più importanti e lussuosi di tutto il mondo e non si curavano nemmeno di aggiustare una maniglia difettosa? Una maniglia che mi era costata un incontro più che sgradevole con William, che era arrabbiato per chissà quale motivo.
Era stata una fortuna che non si fosse presentato a cena. Ormai vivevo inevitabilmente nel continuo timore che la situazione degenerasse, se non per la paura che provava Blain, per l'irascibilità di William. Era una situazione estremamente delicata: tutti i piani di Edvard il Cieco sembravano essere costruiti su fragili fondamenta di carta.
Sospirando, cercando di allontanare il pensiero di William dalla mia mente, mi andai a preparare per andare a dormire. Tornare a quella ormai strana quotidianità di poter vivere sotto un tetto, con il tempo scandito da orari ben precisi, mi faceva sentire un po' come a Boston.
Togliendomi quei comodi vestiti e riponendoli accuratamente su un portabiti, entrai in bagno per prepararmi ad andare a letto. Visto che la doccia me la ero fatta non appena ero uscita dalla palestra, mi limitai a raggiungere il lavandino per darmi una sciacquata al viso e per togliermi quei residui del trucco di Ariadne che non ero riuscita a lavar via con la lunga doccia.
Tornata in camera dopo essermi lavata i denti, mi misi quella camicia da notte, alla quale non mi ero ancora abituata. Guardando l'ora nell'immenso orologio sopra al camino, mi infilai sotto le coperte di quel letto comodissimo.
Erano solo le nove, ma senza il telefono, senza Grey's Anatomy e soprattutto senza Harry Potter, non sapevo cosa fare se non dormire per dar tregua al mio corpo stremato dagli allenamenti.
Non appena chiusi gli occhi, pensando come ogni sera da quando mi trovavo a Fyreris a mia madre e al fatto che si trovasse non tanto lontana da me, crollai in un sonno disturbato e pieno di incubi.
***
Qualcuno stava bussando di nuovo alla mia porta, insistentemente. Per fortuna quella fu la prima mattina che non sentii la voce acuta di Ariadne chiamarmi ripetutamente con il soprannome che mi aveva affibbiato.
Sil.
Un nomignolo che non mi piaceva per nulla. Non capivo il motivo di quel soprannome, né il perchè non potesse chiamarmi semplicemente Evelyn come gli altri.
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ELYRIA • Il Figlio del Gelo
Fantasy[ELYRIA - SECONDO VOLUME] - Seconda stesura revisionata «É vero, non posso dire il contrario. Non posso dirtelo perchè non provo nulla per te, Evelyn. Hai ragione, ho finto per tutto questo tempo, ti ho solamente presa in giro.» Evelyn Lewis no...