Capitolo 39 • Insonnia

76 4 3
                                    


Stavo fissando il soffitto da ore

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Stavo fissando il soffitto da ore.

Non potevo dormire, non potevo farlo ora che nella mia mente non c'era altro che l'immagine di me stessa che pugnalavo al petto William.

Avrei dovuto capirlo prima. Io avevo già vissuto, visto quella scena. Avevo persino visto me stessa pugnalarlo in una crisi.

Ero stata stupida.

Se non avessi finito le lacrime, avrei pianto, singhiozzato e urlato disperata. Ma non riuscivo a fare nulla, non avevo più forze.

Mi raddrizzai a sedere e buttai le gambe dall'altra parte del letto. Mi ero tolta il magnifico vestito bordeaux e lo avevo appoggiato sulla sedia, infilando dei comodi pantaloni scuri di cotone e un elaborato maglione verde bottiglia. L'acconciatura si era sfatta molte ore prima e ora i miei capelli mi ricadevano sulla schiena ondulati.

Il viso, ora struccato, era rosso. Gli occhi erano gonfi per tutte le lacrime versate e il labbro pulsava dolorosamente.

Il fuoco stava sfrigolando nel camino, scaldando la stanza. Ma io sentivo freddo, un freddo glaciale che mi fermava il sangue nelle vene, che mi faceva tremare.

Mi infilai le ciabatte e mi alzai, sentendo la testa incredibilmente pesante.

Uscii dalla mia stanza, entrando nel buio e freddo corridoio di quell'area del castello destinata agli ospiti. Camminai senza pensare verso la sua stanza, rendendomene conto solo qualche secondo dopo.

Mi rigirai di scatto, imprecando sottovoce.

Come potevo anche solo pensare che volesse vedermi dopo quello che era successo?

Sapevo benissimo quello che avrei fatto al suo posto. E per quello mi odiavo ancora di più, perchè mi sentivo la più grande incoerente di tutto il mondo intero.

Volevo che lui scappasse da me, che si allontanasse e ritornasse a Ilyros. Volevo che fosse così egoista e codardo da lasciarmi al mio destino e da abbandonarmi.

Sapevo che non l'avrebbe fatto.

Dopo aver fatto avanti e indietro per almeno dieci minuti, mi ritrovai davanti alla sua porta a prendere un respiro profondo. Alzai la mano e bussai.

Passarono pochi secondi, durante i quali feci in tempo a pentirmi decine di volte e a girarmi per tornare nella mia stanza, quando la porta si aprì.

Mi voltai di scatto verso di lui.

Will aveva un volto imperscrutabile, ma sveglio. Si era cambiato e non indossava un pigiama. A meno che non andasse a dormire con vestiti quotidiani, non lo avevo svegliato.

Will mi guardò dall'alto senza cambiare espressione. Rimanendo in silenzio e fissandomi negli occhi.

«Non riesco a dormire» esordii mortificata.

ELYRIA • Il Figlio del GeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora