QUATTRO

101 3 3
                                    

Giuliano rivolge a Simonetta sorrisi civettuoli che potevo vedere anche dal mio posto nell'arena

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Giuliano rivolge a Simonetta sorrisi civettuoli che potevo vedere anche dal mio posto nell'arena. Lo vedo persino toccarle la mano, poi si chinar per sussurrare qualcosa di abbastanza scandaloso da dover coprire il suo sorriso con una mano.

All'improvviso, vengo interrotta dalla coda spinata del drago che arrabbiato si è lanciato nel mio campo visivo. Apparentemente non gli piace essere ignorato.

Scatto all'indietro e corro dietro al masso più grande che trovo. Nascondersi non è proprio coraggioso, ma è meglio che restare in piedi e farsi strappare la testa nei primi trenta secondi del gioco.

L'Ungaro Spinati ruggisce così forte che le mie ossa tremano e devo coprirmi le orecchie, desiderando solo che scomparisse tutto. Questo è il momento in cui qualcuno avrebbe dovuto salvarmi. Un professore avrebbe dovuto intervenire e occuparsene. Lorenzo e Giuliano avrebbero dovuto venire in mia difesa.

Giuliano.

Il nome nella mia mente mi colpisce, guardo nella sua direzione e ciò che vedo sono le sue labbra traditrici premute contro l'orecchio di Simonetta mentre lei ride.

La rabbia mi riempie di nuovo e in qualche modo trovo il coraggio di alzarmi in piedi e trovare un altro nascondiglio. Per fortuna mi sono mossa perché il drago si scatena per l'arena in cerca di me, con i suoi artigli che rastrellano la solida pietra.

Giro intorno al masso successivo proprio mentre il drago si avventa sull'ultimo dietro cui mi ero riparata, l'oro balea nel mio campo visivo.

L'uovo.

È sciocco, ma penso di poter fare una folle corsa per prenderlo. Scatto, ma come avrei dovuto sapere, non sono stato abbastanza veloce.

La coda mi colpisce allo stomaco, facendo uscire tutta l'aria dai polmoni. Un secondo ero a terra, e quello dopo stavo volando nell'aria come una bambola di pezza.

Colpisco la parete rocciosa dell'arena. Se mi era rimasta aria nei polmoni, è uscita anche quella.

Rimango a terra, incapace di muovermi o respirare per alcuni secondi. Qualcuno urla tra la folla. Forse Bianca. Forse Lorenzo. Forse uno sconosciuto. Mi esortano ad alzarmi perché la coda del drago si stava avvicinando.

Quando riesco a tirarmi su, un dolore acuto al braccio mi fa vedere le stelle. Le mie ginocchia sono sbucciate, ma niente fa più male di quello che deve essere un osso rotto nella parte superiore del braccio.

Mi lacio sfuggire imprecazioni poco gentili per via del dolore.

E poi il drago inizia a inseguirmi di nuovo.

Giochiamo al gatto e al topo per dieci minuti buoni. Zoppico, nascondendomi ovunque posso. Il drago sputa fiamme e mi scagliava contro la sua coda spinosa ogni volta che poteva.

Con il sudore che mi imperla la fronte, mi avvicino sempre di più all'uovo. Ho solo bisogno di prenderlo e poi questa tortura sarebbe finita.

Solo che contino a dimenticare di non essere atletica e di non avere una possibilità di vincere.

Champion of the Heart || Francesco PazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora