𝟖. 𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐀𝐍𝐎𝐓𝐇𝐄𝐑 𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓𝐌𝐀𝐑𝐄

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[tw: presenza lieve di scene con sangue/truci]

Una leggera brezza di aria fresca le fece rizzare i peli delle braccia mentre, ancora assonnata, si rigirava nelle calde coperte del suo letto per trovare una posizione più comoda. Aprì gli occhi dopo quelli che le sembrarono decenni, ma li richiuse non appena questi vennero a contatto con la luce accecante dei raggi del sole che battevano ardentemente dalla finestra aperta della sua camera. Si tirò su le coperte fin sopra la testa per godersi ancora un attimo di pace prima di alzarsi, ma poi sbuffò sonoramente e decise di iniziare finalmente la giornata. Si tolse le lenzuola di dosso e si sollevò dal materasso per poi tastare con i piedi nudi il pavimento gelido della stanza. La sensazione di freddo che l'avvolse all'improvviso la fece risvegliare del tutto e per la prima volta da quando aveva aperto gli occhi, si rese conto di essere nella sua vecchia camera, a casa Turner.

Momentaneamente non ricordava il come e il perché fosse lì, ma si voltò verso la finestra aperta da cui entrava aria fredda e si incamminò verso di essa per chiuderla, godendosi il torpore mattutino. Camminò in direzione del corridoio e non si meravigliò quando, passando davanti la stanza di Margaret, non vi trovò nessuno. Dette uno sguardo di sottecchi anche al bagno e lo trovò altrettanto vuoto. Così decise di scendere al piano di sotto, convinta di sentire la sua adorata nonna canticchiare canzoni d'epoca mentre preparava la colazione per entrambe e lasciava sulla sua porzione di pancakes una grande quantità di sciroppo d'acero, come piaceva a lei.
Si incuriosì quando, raggiunta l'ultima scala, il silenzio continuava ad accompagnarla, e più faceva passi in avanti più le sembrava che i colori attorno a lei perdessero vivacità, e che l'aria tornasse ad essere fredda nonostante fosse sicura che tutte le porte e le finestre del piano fossero chiuse.
Sentì una strana sensazione partire dall'apice del midollo e percorrerla come corrente elettrica lungo tutte le ossa, mentre il gelo della stanza sembrava immobilizzarle ogni centimetro di pelle e gli occhi parevano aver perso la capacità di distinguere le sfumature del chiaro color panna delle pareti.

Con cautela, mosse gli ultimi passi verso la cucina e vi entrò dentro.
Sì saldò sui suoi piedi mentre l'immagine che le si mostrò davanti la gettò nel panico e il sangue smise di affluire al suo cervello.

Un'esile figura era accasciata a terra, inerte, mentre rivoli di sangue zampillavano dal petto gracile e seguivano la pozza rossa che si era formata attorno ad essa e ai suoi vestiti.

Margaret aveva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo, forse colta in un ultimo sonno permanente, mentre la sua figura era stesa rigidamente a terra.

Skadi si fiondò a terra, avvicinandosi gattoni a sua nonna, scostandola e premendole con forza le mani al petto, nella speranza che non fosse troppo tardi per salvarla, che la linfa dentro di lei fosse abbastanza per tenerla ancora, un ultimo momento, in vita, ma le vene non pulsavano, e il suo cuore non batteva.

Skadi fu sicura che, per un istante, anche il suo cuore aveva smesso di battere. Quando aveva visto l'unica figura materna che avesse mai avuto in mezzo ad una pozza di sangue, aveva cessato per un secondo di vivere, di respirare, di inalare anche una minima quantità di ossigeno.

Sì allontanò da lei, le mani rosso vivido, le lacrime sulle guance, mentre continuava a ripetere il suo nome.

«Margaret, Margaret, Margaret...cosa ti hanno fatto? Cosa ti ho fatto? Margaret, Margaret, Margaret...»

Fu in quell'istante che una voce lontana giunse alle sue orecchie, e lei alzò lo sguardo in un'ultima, inutile speranza, che provenisse da sua nonna.

La radio d'epoca sul frigo che Margaret continuava usava da che ne avesse memoria, perché, come le diceva spesso, le ricordava un po' suo marito e il gesto quotidiano di accenderla per sentire un po' di sano jazz, si accese e prese ad emettere suoni indistinguibili.

𝐆𝐎𝐃 𝐎𝐅 𝐖𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑 | MarvelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora