[ 4 mesi dopo ]
Aprì la portiera di una Chevrolette Corvette nuova di zecca e messa a lucido per l'occasione, diede le chiavi dell'auto al maggiordomo che la aspettava all'entrata del Mandarin Oriental Hotel, lo ringraziò e gli lasciò una generosa mancia per poi avviarsi dentro ad uno dei posti più lussuosi in cui avesse mai messo piede. Il rumore dei tacchi a spillo che indossava le facevano venire un gran mal di testa, se solo avesse potuto si sarebbe fermata e li avrebbe buttati nel primo cestino della spazzatura nei dintorni. Un lungo abito nero con un largo spacco che partiva da metà coscia destra le fasciava il corpo slanciato, le spalle erano lasciate scoperte se non per due sottili spalline, e uno scollo profondo sul seno dava poco spazio all'immaginazione. Una parrucca bionda le copriva i veri capelli, troppo appariscenti per poter passare inosservata. Natasha voleva tingerglieli, ma lei si era categoricamente rifiutata, perché poi sarebbe stato difficile tornare al colore naturale, e se c'era un tratto distintivo che amava mostrare di sé, era proprio la folta e lunga chioma argentea. Schiacciò il tasto dell'ascensore, e aspettò che quello arrivasse al suo piano, non curante delle varie occhiate che la gente le stava offrendo. Quando arrivò, entrò dentro e premette il tasto 35, che l'avrebbe portata all'Asiate Restaurant. Prima che le porte potessero chiudersi, un uomo le bloccò con la mano, per poi entrare nell'ascensore.
Alla vista della ragazza, lasciò andare un lieve sospirò e poi la salutò cordialmente.
«Salve» le sorrise, postandosi al suo fianco.
Skadi ricambiò il saluto, per poi alzare gli occhi al cielo, infastidita da quello sguardo, e guardare oltre le vetrate dell'ascensore, che mostravano il Central Park in tutta la sua maestosa grandezza e parte dei grattacieli che si alzavano su Manhattan. Quella città era bella quanto dannata, e da quando lavorava per lo S.H.I.E.L.D aveva potuto constatare che la malvivenza era sempre più presente tra le sue strade trafficate, ma nonostante ciò, non poteva non provare un grande affetto per quella che ormai credeva essere casa.
Il ristorante era sfarzoso, gremito di persone famose in tutto il mondo, artisti, attori di teatro, ingegneri, ma anche trafficanti e contrabbandieri. Come aveva appena riflettuto, la criminalità era sotto gli occhi di tutti, e serviva qualcuno che si potesse sporcare le mani al posto dei grandi capi dell' FBI o della CIA per quella complicata quanto enigmatica operazione.
Prese un bicchiere di champagne dal buffet e fece un giro di ispezione per il locale, ricambiando saluti e sorrisi, tanto finti quanto obbligati, per poi individuare la persona che stava cercando. Yuri Orlov era accerchiato da almeno una decina di guardie del corpo, e chiacchierava con altri due individui che sembravano essere pezzi grossi. Orlov era uno degli attuali più grandi trafficanti di armi del mondo, e lo S.H.I.E.L.D. aveva scoperto che fosse in trattative con la Sierra Leone per la compravendita di una grande quantità di armi.
Skadi si voltò e si avvicinò ad un delle vetrate del ristorante, per portarsi un dito all'orecchio destro.
«Ho individuato l'obiettivo» mormorò, guardando le innumerevoli luci di Manhattan.
«Cerca di rifilargli il microfono, e fa un lavoro pulito».
Dall'altra parte, Natasha Romanoff le dava indicazioni per mettere in atto il piano che avevano studiato nei minimi dettagli per due settimane prima di quel momento.
«Sarà fatto. Procedo»
Skadi si voltò, per poi iniziare a camminare nella direzione dell'uomo, con l'aria spensierata pitturata in volto. I tacchi la facevano sembrare più alta di quanto già non fosse, e al suo passaggio più persone si erano voltate ad ammirarla, chiedendosi cosa ci facesse una ragazza così graziosa in mezzo a dei terroristi. Fece finta di inciampare e finì proprio addosso al trafficante, rovesciando il contenuto del bicchiere che teneva in mano sulla sua giacca nera firmata Valentino.
«Mi scusi, devo essere inciampata nell'abito, lasci che la pulisca io» disse, il tono mortificato così teatrale che avrebbe fatto pena anche ad un contrabbandiere come quello che aveva davanti.
L'uomo fermò le sue guardie, pronte a portare via qualsiasi persona che osasse infastidire il loro capo, e guardò da capo a piedi la donna che gli si mostrò davanti.
«Lasci, lasci stare, tanto sarebbe finita nella spazzatura, ne ho a dozzine di queste» commentò con un sorriso sornione, cercando di fermare la donna che aveva già preso una quantità industriale di tovaglioli per cercare di asciugare inutilmente la giacca dal liquido alcolico, che aveva già lasciato un alone opaco su di essa. La donna si fermò, e si scusò ancora per l'inconveniente, mostrando l'aria di una che in quel contesto non c'entrava quasi niente.
«Lei è la signorina...?» chiese Orlov, non riconoscendo il volto della ragazza, che, doveva ammetterlo, avrebbe attirato l'attenzione di chiunque in quella sala con quell'abito e quello spacco lungo abbastanza da fare intravedere le gambe lunghe e snelle.
«Vanessa Leeyung, sono qui con– si interruppe per voltarsi intorno, in cerca di qualcuno che in realtà non c'era –oh beh, non ricordo neanche chi, mi hanno chiesto di fare da accompagnatrice e ho accettato. Infondo, è un bel posto, c'è della gente interessante, sa?»rispose prontamente alla domanda.
Orlov inizialmente non parve sicuro della risposta ricevuta, ma lasciò stare e la prese per un fianco, ammaliato da così tanta rara bellezza.
«Oh, davvero? L'hanno abbandonata qui? Questo mi meraviglia, ci vuole coraggio a lasciar andare una donna come lei» finì la frase con uno sguardo che Skadi percepì tanto tagliente da sembrare una colonscopia. Lo ringraziò dell'evidente complimento e cercò di non mostrare fastidio quando quello le strinse ancora di più il fianco, mostrandosene anzi compiaciuta. I due presero a camminare, l'uomo chiese due bicchieri di champagne ad un cameriere, per poi porgerne uno alla ragazza, che accettò di buon grado. Mai in quei mesi era riuscita a cavarsela in brutte situazioni se non bevendo grandi quantità di alcol. L'accompagnava ormai ogni notte, quando, presa dai soliti incubi, decideva di averne avuto abbastanza di starsene a letto, e svuotava la scorta personale di Fury, di cui aveva trovato il nascondiglio, non senza l'aiuto del fiuto immancabilmente accurato di Skoll.
Intrapresero una breve conversazione, in cui Orlov le chiese da dove venisse e cosa facesse nella vita, e a cui la spia rispose senza neanche pensare, la battuta pronta studiata ore e ore prima di poter entrare in azione.
L'uomo dovette allontanarsi per parlare di "affari", come le aveva detto, con gente importante, ma prima di ciò le disse che avrebbe smesso tra mezz'ora, e che gli avrebbe fatto piacere se lei l'avesse aspettato ancora per un po', prendendo la scusa del volerle mostrare la sua scorta personale di champagne, giù in albergo. Detto ciò, Skadi girò sui tacchi, fece una lieve smorfia al solo pensiero di ritrovarsi nella stessa stanza con quell'essere, si allontanò e si incamminò verso il bagno, e una volta dentro chiuse la porta a chiave e controllò che nessun pugnale si intravedesse dall'abito. Ovviamente era armata, e ovviamente aveva dovuto gestire al meglio la situazione perché neanche un pugnale potesse essere notato dalla fondina sulla coscia sinistra. L'unico motivo per cui aveva optato per l'abito lungo fu che riuscisse a nascondere bene la quantità industriale di armi che si era portata dietro.
«Nat, lo senti?» chiese all'altra parte del microfono che portava all'orecchio, nascosto dai lunghi capelli biondi della parrucca. Era perfettamente sicura che l'uomo non si fosse minimamente accorto del momento in cui la ragazza, cadendogli addosso, aveva lasciato un micro-dispositivo dotato di microfono sulla parte posteriore della cravatta, perché altrimenti le probabilità di uscire viva da quel posto sarebbero state molto basse.
«Sì, sta parlando con un inviato del Sierra Leone, appena avremo abbastanza informazioni puoi procedere all'arresto»
«Clint, ci sei? Ho bisogno di un paio di occhi in più qui.»
Clint non tardò a risponderle «Ci sono, ti copro le spalle da qua su».
Tutto era perfetto, ora poteva prendere fiato per cinque secondi prima che la vera parte difficile dell'operazione venisse messa in atto.
Non voleva usare i suoi poteri, in quei quattro mesi dall'arrivo allo S.H.I.E.L.D. aveva imparato bene a piegarli al suo volere, sapeva quanta energia poter sfruttare a seconda dell'occasione, ma nella sala del ristorante c'erano anche persone innocenti, troppe vetrate, e un'altezza dal suolo di chissà quanti metri, per cui avrebbe evitato di utilizzarli troppo. Sarebbe dovuta ricorrere alle solite maniere, e sinceramente, non le dispiaceva fare a pugni ogni tanto.
«Ok, aspetta un attimo» Natasha la tenne in linea, lei si abbassò il vestito e si mise pronta, fisicamente e mentalmente, a ciò che avrebbe dovuto fare «ce l'abbiamo, ha confessato. Procedi.»
Non se lo fece ripetere due volte, uscì dal bagno e si incamminò nella sala, puntando direttamente all'obiettivo. Corse verso di lui, ma venne bloccata da due guardie che si frapposero tra lei e Orlov. Sfilò due sai dalla fondina e i due, prima di poter fare qualsiasi cosa, si ritrovarono a terra con un pugnale dritto alla gola, da cui uscirono fiotti e fiotti di sangue. Nella sala piombò il terrore, uomini e donne corsero verso l'uscita, i camerieri indaffarati a portare gli ordini ai tavoli lasciarono tutto e scapparono via, mentre altre guardie accorrevano a proteggere il trafficante. Uno di loro corse verso Skadi, ma lei fu più agile, gli prese il braccio e glielo storse con un sonoro crack per poi usarlo come appoggio per sollevarsi sulla sua testa e stringergli la faccia tra le gambe. Se non fosse in pericolo di vita quella situazione sarebbe potuta anche essere imbarazzante, dato che lo spacco dell'abito si era aperto ancora di più e mostrava ormai gran parte della coscia. L'uomo lottò per togliersela di dosso, chiedendo aiuto e gridando dal dolore per il braccio rotto, ma lei gli spezzò il collo in una semplice, asciutta mossa delle mani, e si fiondò su un'altra guardia sfilando un sai dalla carne di uno dei due uomini a terra, e spingendolo a fondo sul suo petto, macchiandosi di sangue il vestito e le mani. Alcuni uomini scortarono Orlov all'uscita, mentre questo era rimasto piuttosto scioccato dal vedere la bella ragazza a cui aveva dato appuntamento dieci minuti prima cercare di ucciderlo.
Altre guardie accorsero, tirarono fuori delle berette e cominciarono a spararle contro. Skadi fece in tempo a rivoltare un tavolo per proteggersi, mandando all'aria piatti e bicchieri che si ruppero in mille pezzi affilati.
«Legolas, una mano?»
Prese la pistola dalla fondina di uno degli uomini che aveva steso e cominciò a sparare, colpendo due uomini per poi tornare dietro al tavolo. Una freccia spaccò uno dei vetrami dell'Asiate e andò a conficcarsi nella fronte di un'altra guardia. Una seconda freccia finì su una delle colonne che reggevano il piano del locale, ed esplose dopo un attimo di silenzio, cogliendo alla sprovvista quattro uomini che vennero sbalzati via dall'esplosione. Skadi si preoccupò di sparare agli altri due uomini rimasti, colpendo, con una mira infallibile, al centro della testa di entrambi.
Si alzò, buttò via la beretta e prese una sig sauer rimasta a terra, per poi rincorrere l'obiettivo. Correre sui tacchi non era il massimo, ma in quei mesi lo aveva fatto così tante volte fingendosi una semplice ragazza di città, che ormai i suoi piedi ci avevano fatto l'abitudine.
«Nat, dove sei? Non vedo più Orlev, cazzo!»
«Sto arrivan– la voce fu interrotta da alcuni colpi di pistola, per poi riprendere tranquillamente –dicevo, sto arrivando, ho staccato i fili della corrente dell'ascensore, hanno preso sicuramente le scale».
Correre sui tacchi si, ma correre giù per le scale coi tacchi, no. Skadi si tolse i tacchi uno dopo l'altro, lasciandoli per strada, e strappando la gonna del vestito così che potesse muoversi più facilmente. Saltò per le scale con l'agilità di un felino, saltando piani interi e aggrappandosi alle ringhiere, per poi intercettare Yuri Orlov su una scalinata più in basso e buttarvisi addosso. Caddero rovinosamente a terra, ma mentre l'uomo sembrò non riprendersi presto dal colpo, Skadi era già in piedi contro i tre uomini che lo stavano scortando, che le si gettarono contro tutti assieme. Si tolse di mezzo gli uomini senza sporcarsi le mani, usando la propria forza telecinetica, spingendoli giù dalle scale. Con un volo di 20 piani difficilmente sarebbero sopravvissuti. Prese per la cravatta Orlov, che nel frattempo cercava di fuggire più lontano che poteva e lo spinse contro il muro.
«Fai come ti dico e uscirai vivo di qui. Prova a sgarrare e farai la stessa fine degli altri tre. Intesi?» chiese retoricamente all'uomo, che con gli occhi sgranati la guardava come se fosse la morte in persona.
A metà scale trovò altri corpi stesi a terra, e non dovette nemmeno chiedersi chi fosse stato perché Natasha le si parò davanti.
«Davvero mi hai rovinato il vestito? Sai quanto mi è costato?» le chiese, guardando la compagna a piedi scalzi e con un vestito che ora sembrava una pezza messa su a casaccio, la parrucca ormai volata via per lasciare spazio ai lunghi capelli bianchi, il trucco sbavato su tutta la faccia e macchie di sangue qua e là, difficile capire se fosse il suo o di qualche vittima.
Skadi sorrise e lasciò che la rossa prendesse il trafficante, mettendogli le manette alle mani e portandolo fuori.
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𝐆𝐎𝐃 𝐎𝐅 𝐖𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑 | Marvel
FanficNew York, anno 2012. Un inaspettato nemico tenta di minacciare la sicurezza della Terra e di piegare gli umani al suo volere con un esercito di mostri alieni robotici, pur di appropriarsi del Tesseract, un antico oggetto misterioso che è in grado di...